Zerovskij

19/03/2018


Un nome russificato per Renato Zero? Che cos'è Zerovskij? Un richiamo a Dostoevskij, a Majakovskij o a chi altri? Forse a Omero. All'Odissea dell'uomo, dagli albori a oggi. Un film-spettacolo, tratto dall'esibizione dal vivo di Renato Zero all'Arena di Verona, in cui il catino ripreso ossessivamente dall'alto manda bagliori fino al cielo, mentre il palco è sormontato dal frontespizio liberty in ferro battuto di una galleria ferroviaria dei primi del 900, con su scritto "Stazione Terra". Al di sopra di tutto, si apre la volta del Cosmo dove un Dio immenso s'inquieta non poco di quella sua creatura degenere. Lo spazio scenico miscela tanta follia, music hall e poesia, addentrandosi senza risparmio nelle contraddizioni laceranti della società moderna, come l'Abbandono, l'Amore, la Morte, la Vita (entrambe impersonate da una straordinariamente bella e brava Roberta Faccani), la Tentazione.

Zero costruisce pazientemente il suo messaggio che parla di Adamo ed Eva, della vita perduta e sbandata degli orfani bianchi, quelli abbandonati come Enne Enne (Luca Giacomelli Ferrarini) sul sedile di un treno regionale; dei malati terminali e del tabù dell'eutanasia; di Odio (Marco Stabile) e di Amore (Cristian Ruiz), quest'ultimo sulla sedia a rotelle, gambizzato da comportamenti umani che ne violano in ogni istante l'intima struttura, perché appassionati d'Odio, antagonista immortale dell'Apollo edonistico e sensuale. Poi, c'è Kronos, il Tempo (Leandro Amato), con la sua catena di orologi meccanici che hanno senso solo per gli umani. Perché siamo noi, infatti, a contare i secondi con un cuore atomico che, però, appartiene a Dio. Così Adamo (Claudio Zanelli) e Eva (Alice Mistroni) si ameranno, odieranno, lasceranno e incontreranno in un ciclo che avrà fine solo con l'estinzione della nostra specie.

Unico formidabile divagatore fuori scena Gigi Proietti, colto in una sua magistrale e originalissima interpretazione, fatta di brevi schizzi e sottolineature. Lui, un barbone che vive lungo i binari della ferrovia e aspirante kamikaze, indossa una cintura esplosiva costata molti pasti saltati, ma si trova alle prese con la solita cronista un po' scemotta, sul tipo di quella che intervista il suicida prima che questi si getti dalla finestra del ventesimo piano. E, poi, tante canzoni decisamente monocordi, lontanissime da quelle delle cover, che vogliono, per l'appunto, omericamente illustrare in musica l'esperienza zeriana. E' proprio Renato, nella sua conferenza stampa, a confermare una simile impressione, dicendoci che con questo suo recital inedito ha inteso sottrarsi alla ferrea regola delle playlist inchiodate, con canzoni che durano cinque minuti l'una.

Zerovskij si rifiuta di compiacere, di rieditare come un mantra sempre i soliti successi di Zero perché un vero artista deve dare sempre qualcosa di più al suo pubblico. Uno spettacolo-testimonianza, nato non per gli incassi, ma per veicolare il messaggio di una vita, dando altresì lavoro a ben 120 persone che l'hanno aiutato ad attraversare l'Italia con attori, ballerini e con tutta l’umanità che ha partecipato agli eventi previsti. In fondo, "Dio lo vuole!", tanto che a Verona, luogo delle riprese, non ha mai piovuto, nonostante un cielo nero come la pece. Zeus ha avuto un occhio di riguardo, lasciando trasparire quella sera uno spicchio di cielo azzurro sull’Arena. In fondo, dice Zero, "Dio mi doveva pure qualcosa con tutti i favori che gli faccio!". Per far capire la precarietà e l'incertezza che regnavano alla vigilia, accenna al fatto che le telecamere siano state sistemate ai loro posti pochi minuti prima dell'inizio spettacolo. "Volevo dare a tutti [con Zerovskij] la possibilità di seguirmi senza ostacoli sul mio passaggio, per arrivare al cuore delle persone nel modo più genuino e sincero".

"Così, come andavo in televisione a rallegrare il mio pubblico con presenze a fondo perduto. Perché per veicolare il messaggio vanno anche fatte operazioni senza grandi guadagni: se davvero si insegue il mito della qualità artistica e del risultato allora si deve pur lasciare qualcosa sul piatto. Gli spazi incontaminati e la ferrovia intatta sono una metafora per ricordare a tutti di non correre per godersi il panorama della vita.". Si può stare un passo avanti e fare esperienza senza per questo subire pressioni dal mercato, né assoggettarsi a tendenze. Vale a difesa dell'operato dell'artista solo la buona fede: il cambiamento non può mai avvenire per sudditanza ma per un atto di coraggio. Con Zerovskij si è tentata la carta di una piccola rivoluzione musicale e personale, mettendo a frutto una vasta esperienza pregressa del ballerino fantasista e dell'uomo di spettacolo: "Chi ha dubitato si è pentito. L’operazione è stata fatta malgrado loro", dice con una vena polemica Renato.

Non si parla del "duale" Facchini (il suo vero cognome) in questa sorta di rivisitazione biografica perché appartenuto a un'attività "stradaiola", lontana nel passato. Al nostro mattatore non stanno simpatici quei personaggi di spettacolo che mettono in piazza tutto ciò che li riguarda, spesso e volentieri ingigantendo i propri racconti, per farsi più belli, importanti e interessanti. Un po' come fanno certe signore quando si fanno ritoccare i seni per renderli molto più voluminosi. Lui, invece, ha deciso di mettere in sonno la solitudine costruendo uno spettacolo come Zerovskij. Insomma, Zero è re, o operaio? Sacerdote o ribelle? Perché, poi, di tutti questi stereotipi un autore come il Petrarca riesce a farne interessanti rappresentazioni allegoriche nei suoi "Trionfi". A quanto pare, nulla di tutto questo. Nessuna piaggeria è fatta o ricercata nei confronti di interessi che ruotano sull'urna elettorale, né verso la vita in sé. Piuttosto, l'opera è intesa a rivalutare le ombre di tanti esseri umani che vivono nell'anonimato, dandosi un gran daffare per resistere ed esistere! Rappresentandoli, li si rende liberi!

Il potere del vero Artista è concepire il tutto fin dall'inizio, mettendo nello stesso verso, per dire, spermatozoi e cielo; alto e basso; tragico e divertente; il tutto per un cammino di conoscenza impagabile. L'impegno vero consiste nel trattare temi molto urgenti e pandemie sociali come Solitudine, Violenza e Abbandono. In uno spettacolo circense che fa piangere è possibile rappresentare la condizione di chi non è tossico o prostituta, facendo passare questi messaggi attraverso una forma d’arte e di spettacolo molto più efficace della politica. Sulla scena vanno a finire dei folli fuggiti da una casa di cura, e poiché persino Iddio si pente della sua creazione, per loro, per tutti noi, per l'umanità intera oggi manca la dimensione della Speranza che, giustamente, non è nel pacchetto dell’offerta di Zerovskij!

Lui, il controllore-angelo della Stazione Terra vuole solo illuminare se stesso e la sua dea atea intende solo lanciare l'avvertimento che qualcosa di grave sta accadendo attorno a noi. Il "Mi vendo" oggi è davvero praticato da molti. Così, i personaggi sono collocati nella loro veste naturale: Apollo su una sedia a rotelle a causa dei patimenti subiti per l'avere a che fare con gli essere umani. L'Amore ridotto nelle sue condizioni lo puoi amare soltanto se sei capace di vedere al di là de suo handicap. A.. mettere su famiglia, artisticamente parlando, è utile l'inserimento di brani casuali quando lo si combina con istinto e caso. Così, chiavi e letture musicali, pur essendo frutto di un passato, possono essere utilizzate come avviene per la ludopatia del gioco: gli attori che cantano rafforzano l’ensemble, fanno da traino e si "strizza l’occhio al pubblico" per non averli inseriti in una playlist più ovvia e scontata.

Il semplice pane per nutrirsi non basta, perché cuore e cervello hanno bisogno di altro. Il grido di dolore di Zero è forte e chiaro: da molti anni non si parla più di Cultura! E se la prende in particolare con la scelta di togliere la musica dai curricula scolastici, impoverendo le sensibilità dei giovani. Occorre ripristinare l'insegnamento musicale e, poi, vedere il mondo per quello che è. Speranza vuole essere lavoro duro, che non può essere fatturato come la bolletta del telefono, perché rappresenta un traguardo, costa caro nella continuità e non può durare solo qualche giorno. Idem per la Libertà. Da non confondere mai con il libertinaggio, così lontano da pulizia e sincerità.

Da tempo Renato pensava affrontare l'esperienza del cinema facendo di Zerovskij fin da subito una cosa fantastica per il pubblico: un po' come Sorrentino che nel suo "Divo" mette nella colonna musicale "I migliori anni della nostra vita". Una storia quindi che parte da lontano, ma non si sa se avrà un seguito. Questa prima esperienza è venuta di getto: in sei mesi erano terminate le scritture dei testi e le partiture musicali. Anche se il tutto era nato per fare un album, maturava l'idea di una sceneggiatura, scritta poi a quattro mani, condensando il tutto con talmente tanta energia da portare l'ensemble in giro per l'Italia con ben tredici concerti. Certo, la tentazione di far vivere ancora il personaggio del capotreno resta molto forte, tra Delusione e Speranza. "La prima, inevitabilmente, sfoltisce il tuo carnet di amici e di collaboratori. Eppure, bisogna sempre dire a tutti coloro che amiamo dove sbagliano e ci deludono. La vita non voleva sorridermi  e l’ho costretta a farlo. L’Italia non era quella che avrei voluto ma intendo lavorarci su!".

Maurizio Bonanni