Ma che cos'è la "Capri Revolution" di Martone? Sostanzialmente, come ci spiega lui stesso nella conferenza stampa che ha avuto luogo subito dopo la prima cinematografica, la storia vera di una comunità hippy ante litteram, che agli inizi del Novecento precorre i tempi del Naturalismo, concludendo e sintetizzando a suo modo l'esperienza dell'innamoramento rupestre e bucolico della pittura aulica del tardo Ottocento e dell'Alchimismo medioevale. Ma è il finale a complicare la comprensione prospettica del film. Lucia, la capraia redenta, illuminata dal carisma del santone Seybu e ammaliata dai riti bucolici della sua setta, in cui lo stare nudi nel bosco è il segno di omologazione con tutti gli altri viventi e senzienti della Terra, improvvisamente rompe il guscio spesso e rigido nel quale si era volontariamente raccolta. Un bozzolo di pseudo verità il suo, pagato al durissimo prezzo del ripudio e del disprezzo da parte dei suoi due fratelli, poiché il suo promiscuo stile di vita rappresentava la pietra dello scandalo agli occhi dei buoni paesani isolani. Così, le ultime inquadrature la vedono mutare da crisalide a farfalla, che migra Altrove su di una delle tante navi della speranza che portano i miseri italiani nel Nuovo Continente, con il resto del mondo che si ammassa attorno alla figurina col cappello a falde larghe di lei che va verso l’America. Lo Spazio dei Viventi, con le sue potenzialità in positivo e negativo: Bene e Male; Yin e Yang che fanno tutti parte indissolubilmente del Grande Movimento Cosmico.
Lei, Lucia, che assai più che all'amore figliale crede nella sua libertà, assistita dalla riscoperta di una madre solidale, rimasta sola senza più maschi in casa, regalati alla guerra e alla malattia. L'intimità in lei si sposa e si coniuga con la complessità del Tutto: Individuo e Costellazioni, tutti sotto lo stesso cielo. L'esperienza personale legata come una collana di perle a filo doppio con un'altra catena umana, a loro volta contenuti nel ventre sempre fecondo della Storia che partorisce guerre spaventose, prodotte da ideologie che avrebbero voluto salvare il mondo. Capri Revolution narra l'esistenza vera di una comune di giovani che si insedia nell'isola all'inizio del Novecento, incrociandosi con i movimenti della grande Storia. Loro, i comunardi, provengono da esperienze diverse ma avvertono l'esigenza di rompere gli schemi mentali che li hanno partoriti, nutriti, viziati e soprattutto ingabbiati in origine. Ciò che veramente conta è il confronto tra i piccoli bisogni individuali e quelli grandi: tutti i conflitti, infatti, sono fondati sul confronto e sull’amore. Il finale del film vuole essere un segno concreto della mutazione del mondo: un monumento, cioè, al Dio Movimento. Quello che, per capirci, ha spinto genti del lontano passato a percorrere a piedi interi continenti! Il contrasto è di vedere quel mondo che si apre, al contrario di quello nostro attuale che tende a chiudersi progressivamente su se stesso.
Lucia mette in atto una storia di trasgressione rispetto alla sua famiglia patriarcale scegliendo l’utopia: per lei qualcosa di ignoto ed estremamente libero. Però la sua vera forza interiore è di prendersi il rischio di uscire anche da quel rapporto pigmalionico con il maestro. Per andare oltre il limite tracciato affinché non diventi una gabbia. Movimento. Sempre Movimento. Tutti i personaggi nel film, in fondo, sono uccelli atrofizzati alla ricerca delle ali perdute o delle pinne caudali di anfibi primordiali. Respirare in superficie e poi immergersi con coraggio nel lago junghiano per scoprire cosa c'è nel fondo di ognuno di noi. Anche Marianna Fontana, la protagonista, ha introiettato il desiderio e la spinta energetica, irrefrenabile di Lucia che insegue la libertà a tutti i costi: e non solo con il nudo corporeo ma con la messa a nudo dell’anima sua stessa. Abbandonando l’isola l'ex pastorella apre i suoi orizzonti. Antonio Folletto, che interpreta Carlo, il dottore medico, ci dice come il confronto tra il suo personaggio e Seybu, il santone, serva al primo per capire meglio la sua identità. Così, mentre gli sta di fronte, lo sguardo di Carlo è distaccato ma caldo, acceso nei confronti del diverso. Lui, in fondo, è un socialista scientifico che crede nel cambiamento che viene dal popolo, dall’agire collettivo.
Anche Donatella Finocchiaro, che interpreta nel film la madre di Lucia, rivive con una certa emozione il dialogo finale tra la figlia e lei stessa, che sorprende tutti con la sua modernità tenuta nascosta come uno scrigno di gioie depositato sui fondali di un mare profondo, in cui certi sentimenti si provano quando cala il buio della notte e nessuno si accorge di te. "Lo saccio che vuoi essere libera.. Quando uscivi la notte io facevo finta di dormire". Ed è con Lucia che desidererebbe fuggire ora, come da tanto tempo avrebbe voluto fare. Mettersi in Movimento. Fuggire alla gravitazione del suo piccolo borgo: un Ombelico pesante e denso come quello di una nana bianca, una stella piccola e luminosissima. O un Buco Nero. Dipende. Per la Finocchiaro, tutti i ventenni dovrebbero vedere questo film, intuendone quel suo carico antinomico di fuggire/restare: la potenza del trattare la dialettica tra spiritualità e progresso, tra materialismo scientifico e omeopatia. Per Martone, il processo di lavorazione di un film corrisponde al suo racconto: perché si può contenere dentro di se molta più libertà di quella che si riesce esprimere. Come in tutte le sue opere, l'alternanza di Buio e Luce descrive i personaggi del film. Ad esempio, le scene più buie sono simbolicamente quelle casalinghe che descrivono la vita quotidiana della famiglia di Lucia.
Per i suoi fratelli, che "sono delle ancore che non si vogliono sollevare" e gettano la spugna rifiutando il doloroso cambiamento interno mentre vanno a morire nel carnaio della Grande Guerra, Lucia oltre che pazza è anche una vigliacca, perché continua a tradire la famiglia lasciando la mamma sola. Perché quella femmina vorrebbe cambiare il mondo, mentre sta fatto proprio così e non c'è verso di sfuggirgli! Chi sfugge alle atmosfere mortifere del presente? L'Arte, forse? Ma certo, risponde Martone. Lo stare insieme delle arti dà l'immagine di un grande Movimento. Ci si apre e si rischia. Cosa sarebbe la nostra vita senza la musica? Il fatto artistico è la fusione di processi collettivi. Il film, ad esempio, è il prodotto di tante energie in movimento, che è ciò che ci fa vivi. Come dice il santone la morte genera la vita e viceversa. I due personaggi di Seybu e del medico sono innamorati intellettualmente l’uno dell’altro: perché poi, se vogliamo, ogni essere umano è un artista. E tutto si risolve sempre con una grande fatica, come quella che è stata necessaria per realizzare il set della comune e, nelle fasi della pre-produzione, per mettere assieme le musiche. Marianna Fontana ha passato mesi appresso le capre per imparare a mungerle. Martone afferma risolutamente che "Capri Revolution" non lancia messaggi, e non vi sono cattedre sulle quali salire. Si pongono domande e ci si augura che il Movimento non si fermi.
C'è o no nel film un.. "profumo di 68" e delle sue atmosfere culturali? Certamente sì, ci dice Martone. Le influenze sono fortissime. "Non conoscevo l’esperienza di Monte Verità di inizio 900: nel film si vedono le immagini d'epoca", per farci capire da dove si è realmente partiti. Per la cronaca, Monte Monescia (o "Monte Verità") si trova ad Ascona in Svizzera, nel Canton Ticino e all'epoca dei fatti citati vi si insediò una comunità vegetariana, teosofa e utopista che cercava libertà e alternative alla visione materialista del mondo capitalista. Gli adepti si proclamavano una cooperativa "vegetabiliana", ovvero vegetariana, frequentata dagli utopisti dell'inizio Novecento. La comunità divenne così un luogo di ritrovo per intellettuali e artisti anche di passaggio, come Herman Hesse e Paul Klee. In fondo, anche i comunisti russi Lenin e Gor'kij trovarono asilo e ospitalità a Capri. Ma che cosa significa, poi, quel sismografo rudimentale costruito nel bosco da Seybu che nel momento topico del film registra un movimento del terreno? E quel discorso del Santone sul ruolo purificatore della guerra, perché poi come dice Terzani "La Fine è il mio Inizio", la famosa Boucle dove gli estremi di Vita e Morte si ricongiungono perché il ciclo ricominci daccapo?
Parte Oscura e Coscienza. I due Poli che si toccano. La prima è rappresentata dalla follia di Herbert, uno degli adepti della comune, che vuole portare alle estreme conseguenze la libertà dei corpi. Per Otto Gross, psicanalista strenuo avversario di Freud (a suo giudizio, infatti, le nevrosi individuali sono dovute a rapporti conflittuali tra l'individuo e la società, e non al "problema sessuale") la comune non doveva essere unidimensionale, nel senso che le energie negative sono inseparabili da quelle positive! Oggi manca molto quello spirito di confronto. Tu non dovresti mai negare lo sguardo dell'Altro anche se lui rappresenta la tua parte negativa! Quando l'omeopatia faceva i suoi primi passi, raccontare un sogno era una pratica usuale perché il Movimento è "anche" frattura! L'oscillazione del sismografo rudimentale? Ha a che fare con i movimenti della terra, del mare, del vento, dell'azione dell'umidità. Tutti osservabili per arrivare a capire il sistema-vita. Stare sempre a contatto con qualcosa di profondo, fosse anche l'Oscurità.
"Prima delle riprese -dice Martone- vedo sempre un film assieme alla troupe". Però, per Capri Revolution ha preferito mettere assieme spezzoni di tre pellicole: Anna Magnani; la costiera amalfitana e Capraia; Zabrisky point con i ragazzi nudi sulle dune. Dietro tutto questo c’è Tolstoi e il vegetarianesimo. Occorre rapportarsi sempre con la natura e i suoi elementi, assumendo il rapporto con gli animali dal punto di vista etico tolstoiano. Laban fu a Monte Verità l'inventore della danza moderna che riscopre la corporeità, ribellandosi allo sfruttamento del corpo come ingranaggio dell’industria tayloristica. Perché la danza moderna è lievità e caduta. Stare al mondo è sempre un affare complesso. Bisogna arrivare al cuore anziché soltanto alla mente degli spettatori. Instillando loro il dubbio, magari.. Lucia si ammala ma nessuno sa come guarisce. Merito di Seybu o del dottore? Si può ragionare stabilendo che non esistono verità assolute ma che si è sempre in presenza di un'evoluzione. Ci si salva dicendo sempre no ai simboli di chiusura e di oscurantismo. Non si può impedire agli esseri umani di cercare strade alternative. Il Vero è il Dubbio diceva Leopardi, perché si cresce commettendo errori.