Dai
primi film che hanno caratterizzato gli Anni Settanta,
“Io sono un autarchico” e “Ecce
Bombo”, a “la Stanza del figlio”
il percorso di Nanni Moretti è mutato sia
nello stile narrativo che nel personaggio che
ne attraversa le storie, anche se è un
percorso tutto unico e particolare nell’impronta
semiautobiografica. Risulta evidente dalla galleria
di titoli in uscita in DVD (5 ora e 4 a febbraio)
che parte appunto dal 76 fino al toccante “La
Stanza del figlio” e comprende anche due
film che vedono Moretti protagonista, “Il
Portaborse” di Luchetti e “La seconda
volta” di Calopresti. Una collana che lo
stesso Moretti ha seguito personalmente e si presenta
ricca di inserti speciali inediti, come il video
dell’ultimo campionato di pallanuoto giocato
da Moretti, in “Palombella Rossa”,
o alcuni suoi mediometraggi. Personaggi, dicevamo,
che rispecchiano le sue ossessioni e fobie, che
vivono in una loro realtà, ma che, osservati
insieme, mutano nel corso del tempo.
“Molti personaggi mi vengono in mente
proprio perché non mi estraneo dalla realtà.
Bisogna saper guardare i propri difetti e i propri
vittimismi, i propri meccanismi sempre uguali
in cui ricaschi sempre – racconta Moretti
– A volte sono in contrasto con la realtà
degli amici che li circondano, ma fanno parte
di un’unica medaglia. Da un certo momento
in poi ho voluto cambiare personaggio, non volevo
ripeterlo all’infinito, e così è
diventato più indulgente, non si è
incazzato più. A volte resta poco adeguato
alla realtà che lo circonda, ma non è
un estraneo”
E così è accaduto anche per le storie.
“Quando come spettatore ho iniziato
ad emozionarmi di più, anche come regista
ho dato più importanza alle storie e ho
cercato dei collaboratori per staccarmi da me.
Con “Palombella Rossa” però
ho voluto sentirmi narrativamente libero e non
potevo scriverlo che da me. Uno sceneggiatore,
anche bravo, mi avrebbe portato su una strada
più convenzionale”
E così ecco, film per film, le idee d’origine,
i segreti, i retroscena, gli spunti insospettati,
i motivi ispiratori.
“La
Messa è finita”
“Volevo un personaggio che non fosse
rappresentativo di tutti i preti, ma quel personaggio
lì. Ho fatto anche poche inchieste nel
mondo dei sacerdoti perché volevo raccontare
quella particolare storia. La prima immagine a
cui ho pensato è stata quella di Montgomery
Clift in “Io Confesso”. Avevo in mente
un prete con la tonaca, lo volevo così”
“Palombella Rossa”
“In un primo momento la storia doveva
svolgersi in un cinema, ma quell’anno stavano
girando già 4 film ambientati in sale cinematografiche.
Poi visto che volevo inserire pezzi della mia
vita nel film ho pensato di inserire quell’idea
che avevo da un po’ di un regista che gioca
a pallanuoto”
“Bianca”
“Mi vengono in mente delle scene e penso:
voglio che questa scena ci sia nel mio prossimo
film. E cerco di cacciarcela dentro. Quando in
“Bianca” abbiamo pensato alla trama
gialla ho buttato dentro la scena delle scarpe”
“La Stanza del figlio”
“Più si va avanti con gli anni
più si pensa alla morte. E un film può
essere autobiografico anche raccontando qualcosa
che hai paura che succeda. Volevo interpretare
uno psicanalista e volevo vedere cosa poteva succedere
a un personaggio che si confronta ogni giorno
col dolore degli altri, una volta messo davanti
al dolore più grande. E la cosa più
evidente era che non sarebbe più riuscito
ad andare avanti col lavoro, per il rischio di
essere troppo vicino o troppo lontano dal loro
dolore”.