
La
goliardia è la parola chiave. Se molti
dei protagonisti di “Milano Palermo”
si sono riuniti 11 anni dopo per girarne il ritorno
(non tutti, perché parecchi personaggi
sono morti nel primo capitolo) il lavoro è
andato avanti in un clima divertente che li ha
fatti superare ostacoli e difficoltà. “Se
lo slogan del film è ‘la paura li
ha fatti diventare uomini, il coraggio li ha resi
eroi’ possiamo dire che anche fare questo
film, intraprendere questa mission impossible,
è stato da eroi – dice scherzosamente
il regista Claudio Fragasso – Ritrovarsi
dopo 11 anni a ripercorrere un sentiero già
percorso nella fiction italiana e realizzare un
film diverso nell’ambito del cinema di genere,
puntando più sui sentimenti che sull’action
e la suspence, era una sfida difficile. Ce l’abbiamo
fatta per il clima di goliardia che si è
creato”.
Clima che racconta anche Giancarlo Giannini, sopraggiunto
a fine incontro stampa con un ingresso ad effetto.
“Il divertimento è alla base
di chi fa questo mestiere. Siamo attori allegri,
mi piace l’allegria”. E racconta
di scherzi e gavettoni ai danni del regista.
Ma cosa è cambiato, dopo 11 anni, nei personaggi
e nel mondo intorno a loro? Come li ritroviamo?
chiediamo a regista e interpreti. “Nel
primo film erano ragazzi intorno ai vent’anni,
erano dei giovani inesperti, dopo 11 anni hanno
un’altra esperienza, quindi ti aspetti da
loro altre cose e quindi la storia cambia dal
punto di vista strutturale, cambia il tessuto – spiega Fragasso - C’è
l’amicizia che li lega, un amore inespresso
vissuto in condizioni difficili”
“Tra Chiara e Nino nasce quell’intesa
che capita a volte nei programmi di protezione,
quando il protetto cerca un punto di riferimento,
ma Chiara è la moglie di un amico, quindi
c’è il rimorso e un amore che rimane
in sospeso. Ecco, il cambiamento più forte
è questo: per la prima volta Nino cede.
Nel primo film era un uomo tutto d’un pezzo,
ora ha un cedimento nei confronti di un amico
e del proprio ruolo” risponde Raoul
Bova.
E conclude “Questo era stato per noi
l’inizio di tante storie e tante situazioni.
Eravamo ragazzi anche noi e abbiamo vissuto in
parallelo l’importanza della loro missione”.