“Quando chiacchierando uno mi chiede: - Cosa fai di bello? - e rispondo: - Scrivo opere liriche -, la conversazione si smorza”. Così scherza il vulcanico Stewart Copeland nel presentare la sua nuova partitura The Witches Seed, un’opera, su libretto di Jonathan Moore, che racconta la caccia alle streghe in Val d’Ossola. Un’opera complessa e innovativa – che andrà in scena il 22 e 23 luglio presso il Tones Teatro Natura – fortemente voluta da Maddalena Calderoni, soprano e anima e direttrice artistica della fondazione Tones on the Stones, che ha istituito un teatro stabile immerso nella natura facendo rivivere la cava di granito dismessa di Oira Crevoladossola (VCO). Alle musiche di Copeland si aggiungono i brani scritti da Chrissie Hynde, le videoscenografie di Edvige Faini, che interagiscono con l’ambiente naturale, la direzione d’orchestra di Eimear Noone, la regia di Manfred Schweigkofler e le voci, quella rock di Irene Grandi, e quelle liriche della stessa Calderoni e di Veronica Granatiero: insomma, un crossover tra opera classica e rock, “ma non chiamatela ‘rock opera’, perché non è Tommy: c’è dell’anima rock, ma è OPERA. Punto. Ok, non sono Puccini, ma scrivo da 20 anni opere liriche e ora sono qui, in Italia, la patria della lirica, e la cosa mi emoziona parecchio”.
“L’idea base della musica nasce dal libretto, leggendo le parole ne ho colto il ritmo e da lì ho composto le melodie: la musica deve aiutare le parole, non renderle ridicole. E bisogna stare attenti, che la musica racconta quanto le parole: se senti una musica allegra, è quella che il pubblico percepisce per prima, non importa se le parole sono tragiche: è la musica che ti dice cosa devi provare, e come compositore di colonne sonore per film ho sempre sentito la responsabilità di comporre ciò che voleva il regista, trasmettere le emozioni che lui voleva il pubblico provasse”. Lo spettacolo, oltre a essere una sfida visiva, è una sfida musicale anche dal punto di vista vocale, con le voci sopranili che salgono con l’orchestra, e un uso particolare del microfono per la voce più da contralto della Grandi: “Credo che Maddalena mi abbia scelta perché la mia voce si adatta alle tonalità gravi e alle ritmiche di Chrissie Hynde, alle parti più recitate. Di mio c’è la mia innata tendenza alla sperimentazione, all’apertura verso le sfide. Per me è stato importantissimo tornare alla scene, al lavoro in gruppo, di squadra, dopo gli anni della pandemia; così come affrontare la sfida di cantare in inglese, di mettermi alla prova affrontando la musica di Stewart e di Crissie, miei idoli”. Interessante anche l’argomento della caccia alle streghe, e di donne che non vogliono sottomettersi: “non sono vittime senza potere, ma che si oppongono ai soprusi”.