
Il
David Lynch pittore che vedremo in mostra alla
Triennale di Milano fino al 13 gennaio è,
come il David Lynch regista, trasmettitore di
angosce, visionario creatore di incubi. Eppure
il David Lynch che a Milano ha inaugurato la Mostra
è una persona, oltre che squisita e gentile,
anche rassicurante e assolutamente felice. Un
colpo di scena per chi si attendeva l’incontro
con un artista tormentato. Il segreto, racconta,
l’ha scoperto nella meditazione trascendentale.
“Ho sempre sentito dire che la felicità
non è fuori di noi, ma dentro di noi ma
non è stato spiegato questo segreto. L’ho
cercato a lungo e l’ho trovato nella meditazione
trascendentale. Ognuno di noi ha un mantra e ci
è insegnato come utilizzarlo. Dalla prima
meditazione è stato come se avessero tagliato
improvvisamente i cavi di un ascensore. E’
stata un’esperienza sorprendente, perchè
quando si trascende si fa esperienza del livello
più profondo della vita, è la macchina
che ti porta a questo livello profondo. Trovi
ovunque beatitudine e felicità, la creatività
infinita, il potere infinito, la pace infinita,
tutta la negatività sparisce, apprezzi
sempre di più la gente, la vita, si ha
una visione sempre più ampia e facendo
questo trovi una felicità enorme”.
Lynch ritiene che anche le sue opere abbiano tratto
maggiore energia e forza da questa rivelazione.
“Prima della meditazione avevo molte
paure e ansietà che non mi permettevano
di realizzare un’opera completamente. Si
ha sempre l’idea dell’artista che
soffre nel suo abbaino perché in fondo
gli piace avere un lato malinconico, malato, sofferente.
Molti vogliono che il loro lavoro sia influenzato
dalla propria ansia. Ma quando fai un’esperienza
così hai molta più energia e potere.
Io penso che l’ansietà e la sofferenza
restringano la capacità creativa, ma tolto
il peso della negatività si può
lavorare in totale libertà. Si può
avere anche una rabbia positiva”
“Eppure il suo Cinema e tutta la sua Arte
sono sempre pervasi da incubi e inquietudini.
Come combina questo con la felicità interiore
di cui parla” gli chiediamo.
“Sì, molti mi chiedono: se sei
così felice come fai ad essere così
dark?Tutte le opere rispecchiano il mondo e l’epoca
in cui viviamo e le storie derivano dalle idee
che ricaviamo da questo mondo. L’artista
non deve necessariamente soffrire per mostrare
la sofferenza. Si può essere felici del
lavoro che si sta facendo, ma si può provare
sofferenza nella storia. Nell’arte ci devono
essere contrasti e sofferenze, l’importante
è lasciarli sulla tela e sullo schermo,
perché più si soffre meno si può
realizzare”.
Lynch, che all’inaugurazione
della Mostra ha offerto a sorpresa un concerto
alle tastiere, mostrando anche il suo volto di
musicista, parla ancora della Musica nel Cinema
(“Suono e Musica sono gli elementi fondamentali
nel Cinema, si cerca di fare in modo che si mescolino
alle immagini e quando si sposano è una
rivelazione”), di come, pittore, ami
trasfigurare i corpi (“Quando vedi un
corpo e la luce che vi cade, le cose possono diventare
magiche. E a volte distorcere qualcosa non solo
lo fa apparire più bello, ma permette di
vedere di più”), del ricorrere
del motivo del Tempo (“Mi piacciono
gli orologi, i loro meccanismi, il modo in cui
misurano il tempo. Mi piace molto l’idea
del Tempo, nel Cinema è un elemento molto
importante. E anche il tempo meteorologico ha
la sua influenza. Amo la primavera e l’inizio
dell’estate, la luce che c’è
a Los Angeles in quei giorni”). E racconta
il suo passaggio dalla pittura al cinema. “Ho
sempre desiderato essere un pittore e ho frequentato
una scuola d’arte. Poi, mentre guardavo
un dipinto, ho sentito il vento venire dalla tela
e ho visto il verde e il nero muoversi e così
ho deciso di fare un quadro in movimento e così,
dopo una serie di vicissitudini positive, è
iniziato il mio amore per il Cinema. Tutto comincia
sempre da un’idea, senza un’idea non
sapremmo cosa fare. Le idee sono lì e ogni
tanto catturiamo qualcosa di cui ci innamoriamo.
Siamo fortunati ad avere delle idee, come siamo
fortunati quando peschiamo un pesce”.
Nella
foto: David Lynch alla Mostra alla Triennale “The
Air is on Fire” (foto di Gabriella Aguzzi)