Zampaglione-Gerini incontro, a Lodi

01/01/2008

Tra le opere prime italiane dell'anno si è fatto notare il film del leader dei Tiromancino, Federico Zampaglione, “Nero bifamiliare”, un noir grottesco interpretato dal versatile Luca Lionello e dalla compagna del regista, Claudia Gerini. Il film e i suoi autori e protagonisti hanno incontrato il pubblico lodigiano per una piacevolissima chiacchierata: se è impossibile riportare le battute stralunate di Lionello (è difficile pensare che ha rivestito il ruolo di Giuda nella “Passione” di Mel Gibson...), le cose dette dal simpatico e disponibile Zampaglione meritano d'essere ascoltate.

- Non è possibile paragonare la creazione di un disco a quella di un film. Un disco è un momento di raccoglimento, il cinema è più complesso perché hai a che fare con tanta gente diversa, dall'attore che deve capire il proprio personaggio alle maestranze, e non importa il tuo umore perché devi relazionarti con tutti in tutti i momenti. La situazione è più simile a quella della tournée. Inoltre c'è la questione del tempo. Come musicista posso prendermi i tempi che voglio, stare a perdere un giorno per creare un suono (tra l'altro ho lo studio di registrazione in casa!); col cinema ero ossessionato dal dover ottimizzare il risultato artistico entro dei tempi prefissati, e un avvoltoio alle mie spalle mi ricordava sempre che ogni ritardo costava...
- L'aspetto economico ha dato una certa ansia, a me e soprattutto ai produttori, perché questo non è un film “di cassetta”, ma popolato da personaggi meschini, senza una netta distinzione tra buoni e cattivi, senza nulla di eclatante
- E' stato più difficile il mio inizio da musicista perché allora ero un nessuno, che suonava nei garage e portava in giro i provini magari facendosi sbattere l'uscio in faccia; ora il fatto di essere famoso mi ha sicuramente aiutato a trovare i finanziamenti. Però poi mi han guardato male perché la gente del cinema è molto settaria, gelosa e piena di pregiudizi e si chiedevano “ma cosa vuole fare cinema questo qui che è un musicista? Non vorrà portarci via il posto?”: sono stato piuttosto attaccato e criticato per il fatto di “non fare il mio lavoro”. Però l'entusiasmo non mi è mai mancato.
- Anche come esordiente sono riuscito a farmi rispettare come regista attraverso un lungo lavoro di prove con gli attori, durante le quali sono riuscito a far capire loro che, essendo un film grottesco, i personaggi potevano, anzi dovevano, essere un po' delle maschere, molto stilizzati e “simbolici”
- A volte sul set portavo della musica per creare l'atmosfera. È una cosa che ho scoperto piuttosto insolita, ma mi era più facile spiegare agli attori gli stati d'animo coi suoni che non con le parole.
- Con la musica ho espresso solo una parte di me, una parte vera ma non completa, perché ci sono dei lati, quali l'umorismo o, al contrario, la mia “dark side”, che non riesco a esprimere come compositore, ma che hanno trovato voce attraverso il cinema. Anzi, non volevo assolutamente fare una versione cinematografica della mia musica, ma volevo esplorare certi aspetti della mia personalità che volevo comunicare: altrimenti tanto valeva fare un altro disco, che ci avrei guadagnato anche di più (per girare il film ha dovuto rinunciare a ben due anni di concerti)
- Il problema dei finanziamenti pubblici ai film, in Italia, è che vengono concessi solo a quelle pellicole considerate “d'interesse sociale”. Pertanto il cinema “di genere”, come il mio film, non viene sovvenzionato, il che è una vera stronzata. Pensate che oggi un Sergio Leone non troverebbe i fondi per girare!
- C'è però speranza per il cinema di genere. I film italiani che quest'anno sono andati meglio sono un giallo grottesco (il mio), un poliziesco (Notturno Bus) e un giallo tradizionale (La ragazza del lago). In America il cinema tocca tutti i generi, in Italia invece i critici tromboni hanno avvantaggiato il cinema “autoriale”, che alla fine vince tutti i premi . Così molti registi, per farsi accettare e avere i finanziamenti, han finito col fare film in cui non credevano, che non si divertivano a realizzare. Ma il pubblico non ci casca. È stato un errore offendersi alla critica di Tarantino, in realtà la trovo costruttiva. Io apprezzo di più chi si butta a fare un film con un tizio che insegue le ragazze in macchina, che uno che dice “vorrei ma non posso” e rinuncia alle proprie idee per opportunismo.
- Io in futuro vorrei accentuare proprio la mia tendenza al cinema di genere, soprattutto horror, perché sono cresciuto coi film di Dario Argento, Lamberto Bava, Lucio Fulci. Però il cinema per me è essenzialmente una valvola di sfogo, per cui non sto troppo calcolare, lo farò ancora se potrò divertirmi, non per ragioni di mercato. Dici che riuscirei bene come regista horror?

Elena Aguzzi