
Michael
Cunningham è ormai un fedele amico de “La
Milanesiana”. Quattro anni fa aveva letto
pagine toccanti da “Le Ore” e dal
diario di viaggio e di memorie, allora di recentissima
pubblicazione, “Dove finisce la terra”.
Ora, con la sua splendida voce calda degna di
un attore, ha dato lettura di un brano sull’Assoluto,
tema di questa nuova edizione de “La Milanesiana”,
scritto appositamente su invito di Elisabetta
Sgarbi, ideatrice e direttrice di questa interessante
manifestazione culturale milanese che intreccia
svariate forme artistiche (tra gli ospiti Alain
Elkann, Bernad –Henri Lévy, Banana
Yoshimoto, Umberto Eco e i registi William Friedkin,
Alexandr Sokurov, Werner Herzog, Alejandro Jodorowsky
e Bernardo Bertolucci, tanto per citarne alcuni).
Ma non si è fermato qui. Il momento più
emozionante della serata è stato quando,
accompagnato al piano da Antony, ha letto nel
silenzio estatico del Teatro Dal Verme gli splendidi
testi delle sue canzoni. Il mancato concerto del
cantante, ostacolato da un incidente alle corde
vocali, si è trasformato quindi in qualcosa
di speciale ed unico.
“E’ importante la collaborazione
tra le varie forme artistiche, ma soprattutto
quella di ogni artista con il suo pubblico, se
un milione di persone ha scelto di leggere un
libro su Virginia Woolf, se ieri il pubblico è
rimasto anche se Antony non poteva cantare e ha
fatto il successo della serata. Gli artisti hanno
bisogno di un pubblico dalla mente aperta”
dichiara la mattina seguente alla Sala Buzzati
dove si svolgono gli “Aperitivi con gli
Autori” curati dalla Fondazione Corriere
della Sera, incontri tra il pubblico e gli ospiti
della Milanesiana per discutere e confrontarsi
sui grandi temi dell’Arte.
“Ci sono diverse visioni del mondo e
tanti modi di dipingerlo quanti artisti esistono – dice Cunningham – Ho opinioni
precise su tutto ma non mi interessa prendere
opinioni su cosa è più importante
o meno importante nell’Arte, in questo sono
molto anarchico. La libertà si ottiene
con l’insistenza, finché ci saranno
artisti disposti a produrre il meglio correndo
rischi e un pubblico disposto a restare a sostenerli
mentre sperimentano. La libertà e l’arte
saranno ai nostri funerali”.
I romanzi di Cunningham alternano momenti di esaltazione
in cui si afferra la felicità, o la sua
illusione, a piccole delusioni che assumono proporzioni
gigantesche segnando una vita, parlano di sogni
sfiorati e spezzati, intrecciano vite, speranze,
amori, dolori cocenti. La sua prosa è magica,
commuove, tocca vette altissime e allo stesso
tempo scorre veloce invitando a continuare nella
lettura.
L’autore di “Le Ore”, “Una
casa alla fine del mondo”, “Carne
e sangue”, “Mr Brother” e “Giorni
Memorabili” non traccia separazioni tra
le varie forme artistiche “Questa confusione
o sfumarsi dei confini tra arte superiore e inferiore
è l’aspetto più interessante
della nostra epoca”.
Noi siamo convinti che, come accade in “Le
Ore”, un libro può anche cambiare
una vita.
Nella foto: Michael
Cunningham ospite alla Milanesiana (foto di Gabriella
Aguzzi).