
"Sono passati 10 anni dall'ultimo Arma Letale, e quel Danny Glover non esiste più" Lo dice nell'ambito di una intensa chiacchierata di un'ora e mezza durante la quale parla del suo impegno politico, dello scopo del suo lavoro, di analisi economiche, delle opere da lui prodotte, e quell'affermazione sembra quasi una didascalia a tutto ciò che sta dicendo, all'uomo che stiamo incontrando.
Danny Glover è a Milano come giurato del 18° Festival del Cinema Africano, d'Asia e d'America Latina. Nell'ambito della manifestazione porta anche un documentario da lui prodotto, "Africa Unite", su Bob Marley e il suo impatto politico, e un film da lui recentemente interpretato, "Poor boy's game", sulla comunità afro canadese. Perché è sempre un attore fine, quello che abbiamo imparato a conoscere nella serie Arma Letale e ad apprezzare in film come "Il colore viola", "Silverado", "Grand Canyon", "Beloved" o nella serie TV "Brothers and sisters". Ma ora per lui contano altre cose "In realtà non rinnego affatto Arma Letale, perché è grazie a quei film che ora posso scegliere di realizzare pellicole che rispecchiano il mio impegno, il mio lato umano e politico. Sono nato e cresciuto a San Francisco, mi sono laureato in economia e per sei anni mi sono occupato della mia comunità. Questa è stata la mia formazione. Dopodiché sono passato al cinema, ma quello che ero non è stato cancellato, anzi è maturato. I miei progetti quindi hanno radici profonde"
Progetti che lo han visto interpretare e produrre opere televisive quali "Buffalo Soldiers" o "Canto di libertà" e film-documentari impegnativi come il già citato "Africa Unite" e "Bamako", a cui tiene moltissimo "In Bamako parlavamo di un argomento non certo popolare come quello del debito pubblico. Il problema era quindi di interessare e attirare il pubblico. Lo abbiamo fatto con un'idea nuova: organizzare delle tavole rotonde. Si proiettava il film e poi c'era il dibattito. Questi dibattiti venivano registrati e quindi passati su internet: in questo modo siamo riusciti a sensibilizzare almeno 400.000 persone, tante si sono collegate al nostro sito" E il suo prossimo impegno è la realizzazione (come attore, produttore e regista) di "Toussaint", un bio-pic su Toussaint Louverture, che nel '700 guidò gli schiavi di Haiti alla rivolta "Pochi attori hanno la fortuna di poter realizzare ciò che vogliono. In genere si aspetta un contratto qualsivoglia pur di lavorare, è raro potersi permettere il lusso di scegliere un ruolo o un progetto. Io sono stato fortunato, prima ad azzeccare dei film che han fatto soldi, e poi ad avere un agente che ha saputo far leva sul mio potere al botteghino per ottenere i contratti che mi interessavano. È importante lavorare con gente - sceneggiatori, registi, produttori- che siano convinti di ciò che fanno, che siano coscienti di quanto i loro film possono essere importanti. Dopo aver fatto qualcosa che conta, posso andare a letto più tranquillo" E' addirittura commovente quando si scusa di essere un po' prolisso "è che voglio essere chiaro": in realtà è un onore stare ad ascoltarlo, e chi si deve scusare siamo noi, che dobbiamo sintetizzare il tutto "Quando sono nato, 61 anni fa, al mondo c'erano 2,5 miliardi di persone. Oggi siamo in 8 miliardi, e 2, 5 miliardi vivono con meno di 2 dollari al giorno. Ma il cinema ha il potere di controllare le idee e l'immaginazione della gente, ed è quindi doveroso testimoniare i cambiamenti del mondo. Io ho fondato la Louverture Films per dare voce ai deboli" Ovviamente, è orgoglioso di far parte della giuria del FCAAAL (il film che poi ha vinto è "Buddah collapsed out of shame" di Hana Makhmalbaf. "Per la grande importanza del film sia sul piano artistico sia sul piano politico. Un film sulle origini del fanatismo, come si è sviluppato in Afghanistan, commovente e che ci trasmette anche un messaggio molto efficace") "Questo è un momento molto importante per il cinema del Sud del mondo, perché la gente di lì desidera che la sua identità culturale venga riconosciuta e le sue storie raccontate, e vi sono sempre più registi dotati e con una forte identità".