Bello,
spiritoso, affascinante, gentile, Viggo Mortensen
sullo schermo ormai incarna l’immagine dell’eroe,
dal meraviglioso Aragorn di “Il Signore
degli Anelli” al personaggio avventuroso
di “Alatriste”, il film di Agustìn
Dìaz Yanes che fonde epica e malinconia,
melodrammatico, eroico, passionale, romantico,
grondante intrighi e tradimenti, un sontuoso film
di “cappa e spada” girato in Andalucia
e nei dintorni di Madrid, dove la fedeltà
alle promesse e i rancori tra nemici durano negli
anni con la stessa lealtà. Diego Alatriste
è un capitano nella Spagna del XVII Secolo,
assassino mercenario e coraggioso condottiero,
solo con la sua spada contro gli inganni di un
Impero in declino.
La complessità dei personaggi attira sempre
un attore sensibile come Viggo Mortensen e così
è stato anche per il protagonista dei romanzi
di Arturo Pérez-Reverte. “Mi
sento coinvolto dal ruolo, da quello che succede.
Non cerco un tipo di personaggio particolare,
ma voglio provare sorpresa, coinvolgimento, avere
dei dubbi su come i personaggi si comporteranno.
Perfino con un personaggio e una storia che conosci
alla perfezione come Amleto se ti lasci prendere
ti puoi chiedere cosa accadrà. Non importa
che sia un eroe o un antieroe, anche in un personaggio
terribile ti chiedi perché sia così,
ci saranno sempre sfumature e contraddizioni”
Lo abbiamo incontrato lo scorso ottobre quando
il film è stato presentato in anteprima
alla Festa del Cinema di Roma e ne sono rimasti
tutti incantati: per come ha esordito in perfetto
italiano (“Agustìn ha fatto un
classico che verrà ricordato per molto
tempo. Siamo orgogliosi di rappresentare la Spagna
con questo film, un esempio del talento straordinario
che può offrire. E’ stata un’esperienza
che mi ha arricchito e mi ha dato nuove amicizie”),
per come recita in perfetto spagnolo (anche se
si scherza sul suo accento argentino, dovuto all’essere
tifoso dell’Atletico San Lorenzo de Almagro
di Buenos Aires) per come, dopo non aver negato
un solo autografo, rientra in sala sorridendo
con la bandiera della sua squadra del cuore, per
come abbraccia calorosamente tutto il cast di
“Alatriste” che lo ha accompagnato,
dallo spagnolo Eduardo Noriega al nostro Enrico
Lo Verso.
“E’ molto più di un film
in costume – spiega Viggo Mortensen
– E’ un film molto adulto e profondo,
da seguire con molta attenzione perché
è tutt’altro che scontato e i personaggi
hanno mille sfaccettature nell’arco dei
vent’anni raccontati. All’inizio,
ad esempio, Alatriste è tutt’altro
che contento di fare da padre al ragazzo che gli
viene affidato, poi nel corso della storia ne
assume la responsabilità. Il rapporto che
lega Alatriste alla sua donna è all’insegna
dell’insicurezza e della mancanza di coraggio
da entrambe le parti. L’orgoglio è
al centro del film, perché dall’orgoglio
possono nascere cose positive ma anche gravi danni”.