
“Mi piace il fatto che sia la forza del cinema a combattere i nazisti e non solo in senso metaforico ma come realtà assoluta”.
Potrebbe bastare questa frase dello stesso regista Quentin Tarantino per analizzare e capire il senso profondo del suo ultimo lavoro “Inglourious basterds”, un film nato dopo quasi dieci anni di lavorazione al soggetto che uscirà in Italia il prossimo 2 Ottobre.
Suddivisa in cinque capitoli, la pellicola racconta la storia di Shosanna, una ragazza ebrea che nei primi anni dell’occupazione tedesca in Francia assiste all’uccisione della sua famiglia per mano del colonnello nazista Hans Landa (Christoph Waltz), conosciuto con il nome di “cacciatore d’ebrei”.
Intanto il tenente Aldo Raine (Brad Pitt) sta organizzando una squadra di soldati ebrei -i Bastardi appunto- addestrati ad uccidere i nazisti, con l’intento di arrivare ai leader del Terzo Reich, Hitler compreso.
Le due storie, apparentemente separate, si incontreranno in un finale grandioso all’interno di una sala cinematografica, in una sequenza davvero memorabile che sta a simboleggiare proprio il potere del cinema così forte da far crollare il regime nazista.
Come lo stesso Tarantino ha spiegato durante la divertentissima conferenza stampa tenutasi lo scorso martedi a Roma, il personaggio di Hitler è lontano dalla verità storica perché ciò che premeva al regista era l’idea che i protagonisti costruissero la loro storia vivendola, senza nulla di proibito. Come a voler dire che se I Bastardi fossero esistiti davvero, ciò che è raccontato nel film, sarebbe potuto succedere.
Il produttore Lawrence Bender, anche lui presente alla conferenza stampa, ricorda che quando Tarantino gli lesse le prime pagine del soggetto ne restò subito entusiasta anche se poi dovette aspettare dieci anni per averlo completo. Spiega come la collaborazione fra i due sia di un ottimo livello, grazie anche alle precedenti produzioni ( i due infatti lavorano insieme da Le Iene del 1992) e racconta poi la scelta degli attori. Brad Pitt fu il primo ad entrare a far parte del cast nei panni del tenente Aldo Raine e lo stesso regista afferma di aver pensato sempre a lui per quel ruolo; in effetti non possiamo dargli torto. Pitt è davvero perfetto nell’interpretare un personaggio duro ma divertente allo stesso tempo e Aldo Raine sembra essere stato letteralmente costruito su di lui.
In sala c’è anche Eli Roth che dopo aver lavorato con Tarantino in Grindhouse, interpreta qui il “Bastardo” Donny Donowitz e ci racconta che -essendo lui stesso di religione ebraica- era rimasto affascinato dall’idea di recitare il ruolo di un ebreo che si difende, staccandosi così dalla figura “dell’ebreo vittima”. Ci spiega poi come sia stato interessante lavorare con Tarantino, di come i personaggi fossero stati scritti in un modo talmente perfetto che sembrava quasi esistessero davvero. E a chi gli chiede dove abbia imparato l’italiano con cui si diletta per una breve scena del film, risponde, scatenando le risate dei presenti, di aver amato i personaggi e la scuola di Bombolo, Alvaro Vitali e Lino Banfi!
Un po’ come Tarantino, quindi, che ha sempre dichiarato il suo amore per i B-movie, ma anche per i film giapponesi autodefinendosi “un’aspirapolvere” proprio per il suo modo di prendere spunti da ogni sorta di cinematografia e che definisce il suo ultimo lavoro un “maccaroni kombat”, un film con una missione (come La sporca dozzina di Aldrich o Quel maledetto treno blindato di Castellari).
Un film per un pubblico sofisticato ma anche più pop, come afferma Tarantino, un film di genere con elementi di ogni genere, perché lui stesso riesce a creare questi incontri facendo cinema per il mondo.
Bastardi senza gloria è una film sulla guerra, la Seconda Guerra Mondiale, ma è anche un film sul cinema: nella sequenza dell’incendio, interpretata da 60 attori e realizzata con vere fiamme, le pellicole bruciano e distruggono il Terzo Reich.
Sarà quindi la forza del cinema a rendere possibile la fine della guerra.
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