E’
sempre stato un regista innovativo, una voce unica
nel panorama cinematografico di Hong Kong che
non può esser catalogato in nessun genere
perché ne ha sperimentati tanti, e sempre
a modo suo. A Patrick Tam, figura leggendaria
del Cinema hongkonghese, il Far East Film di Udine
ha dedicato una retrospettiva completa che oltre
agli otto lungometraggi (sette dei quali girati
negli Anni 80 più l’ultimo, “After
this our exile”, in competizione e aggiudicatosi
il secondo posto sul podio, che ha segnato il
ritorno al Cinema nel 2006) comprende anche i
lavori televisivi nei quali sfociava la sua violenta
libertà espressiva. Proprio qui a Udine,
dove è stato ospite d’eccezione,
gli abbiamo rivolto alcune domande. “La
Televisione di Hong Kong ha abbandonato questa
ricerca innovativa?”
“Dovevamo girare un episodio a settimana
e c’era molta pressione che si risolveva
in libertà di espressione. I produttori
avevano capito che eravamo seri nel nostro lavoro
e ci lasciavano esprimere quello che volevamo.
E’ stato un momento particolare nella storia
televisiva di Hong Kong. Ora molti programmi sono
buoni ma più conservatori, si ha paura
della sperimentazione”
“Come vede il Cinema di Hong Kong
di oggi, in particolare il genere gangster? Chi
sono i maggiori talenti e chi può aver
ereditato la sua lezione?”
“Non penso di aver ispirato nuovi talenti,
mi ritengo piuttosto una voce isolata. E il genere
gangster e drammatico sono oggi molto commerciali.
Penso a Jackie Chan che è una vera celebrità
nella cinematografia di Hong Kong”.
“Lei è considerato ‘il Maestro
di Wong Kar Wai’...”
“Wong Kar Wai e io siamo buoni amici, discutiamo
spesso di Cinema e la nostra collaborazione è
cominciata quando ha scritto la sceneggiatura
di ‘Final Victory’. Ma non mi ritengo
il suo Maestro”
“Dopo un periodo di assenza dagli
schermi ha fatto ritorno con ‘After this
our exile’. Non le è mancato il Cinema
in questi anni?”
“Durante questo periodo di assenza ho continuato
l’attività cinematografica insegnando
e lavorando al montaggio. Volevo capire quale
fosse il mio ruolo nel mondo del Cinema, mi sentivo
in bilico tra le mie esigenze personali e quelle
del mercato di Hong Kong”.
“Lei si esprime molto attraverso la musica...”
“La musica è importante, ma non necessaria
dall’inizio alla fine. Bisogna anche rispettare
i silenzi. E quando la uso deve essere sincera
ed emozionante, deve provocare un riverbero emozionale
nello spettatore”
“Quali sono i suoi Maestri occidentali
più amati?”
“Sicuramente Robert Bresson. E Hitchcock”
“Lei ha sperimentato generi diversi. In
quale sente di potersi esprimere maggiormente
oggi?”
“Nei miei lavori passati ho sempre cercato
di esprimere qualcosa di nuovo, di non seguire
le regole. Ora vorrei fare un musical, mi interessano
molto il ritmo e la coreografia. Il mio prossimo
progetto sarà infatti “Carmen”
, un’ opera di cui sono state fatte molte
versioni. Voglio esplorare veramente questo genere”.