Faye Dunaway a difesa della fantasia

03/05/2008

Incontro la mitica Faye Dunaway in un golf club a Solbiate Olona. La stranezza di un simile incontro è presto spiegata: è ospite d'eccezione della sesta edizione del BAFF è Busto Arsizio Film Festival, che quest'anno ha schierato numerosi ospiti di rilievo, 9 lungometraggi "giovani" che hanno incontrato l'apprezzamento del pubblico, un grande omaggio a Michelangelo Antonioni e un' emozionante lezione di pittura di Vittorio Storaro sulla opere del Caravaggio. La diva è qui per accompagnare il film di Luis Nero "La rabbia": un'opera che adotta un linguaggio semi-sperimentale, tipico del giovane autore piemontese, per raccontare le difficoltà produttive in cui incappa chi vuole realizzare un film in Italia. Nero è già arrivato al suo quarto lungometraggio grazie alla tenacia "e se fossi nato in Francia a quest'ora di film ne avrei realizzati 24. Qui nemmeno le film commission ti aiutano, tutto costa tantissimo, persino il panettiere sottocasa è capace di chiederti 100.000 euro solo per un ciak che riprende la sua vetrina. Del resto se vuoi realizzare un film in piena libertà, la mancanza di denaro aiuta a sviluppare la tua creatività". Simpatico e fantasioso, è riuscito così ad ottenere due importanti "sponsor", Franco Nero, sempre più impegnato ad appoggiare i giovani autori, e la Dunaway, che si è innamorata della sceneggiatura ed è volata a Torino per girare con un ragazzo sconosciuto, e ora sembra entusiasta della sua scelta.

"Sono sempre stata intenzionata a collaborare con giovani autori, e questo ruolo in particolare era qualcosa di nuovo. È importante sostenere le nuove voci, perché sono loro che, rinnovandola, portano avanti la grande tradizione del cinema italiano" da Fellini, De Sica, Antonioni, con cui purtroppo non ho mai lavorato, passando per Bertolucci, che adoro, fino a Nanni Moretti, di cui ho amato La stanza del figlio. L'esperienza qui è stata bellissima, abbiamo girato in posti insoliti e suggestivi, come un vecchio ospedale del '400...mi piace tantissimo l'atmosfera del nord Italia" E per fare ciò, ha rinunciato a tutte le comodità e l'organizzazione di cui è abituata in America, superando le "fisime" da diva, splendida e disponibile. "Quello che amo dell'Italia, e dell'Europa in genere, è la creatività, la fantasia. Chi ce l'ha, negli Stati Uniti, di solito è un regista di origine europea" come Otto Preminger o Billy Wilder, per esempio- o una persona eccezionale come Johnny Depp, che è un vulcano di energia, coraggio, idee... Da noi, ecco, ci vuole molta forza e indipendenza per riuscire ad esprimere qualcosa in libertà, non si è incoraggiati a far ciò, i talenti sono tutti più inquadrati, schematizzati. Anche nella costruzione dei personaggi o nella direzione degli attori: per quanto creino personaggi realistici e sfaccettati, la loro fantasia è sempre imbrigliata dagli schemi, penso invece al personaggio che ho interpretato con Kusturica in Arizona Dream: inimmaginabile in America". Un film in cui ha recitato accanto a Johnny Depp, suo partner anche in "Don Juan de Marco": quando parla di lui le brillano gli occhi. "Vederlo accanto a Marlon Brando era qualcosa....Lui così anticonvenzionale, e Brando un vero leone: insieme formavano qualcosa di unico, c'era un legame speciale tra loro" E in difesa della creatività non solo è disposta a recitare con autori semiesordienti, ma si è buttata nel ruolo di produttrice ("un'ispirazione avuta già dai tempi di Bonnie e Clyde, quando ho conosciuto Warren Beatty"): ed è in procinto di esordire anche nei panni di regista (per la precisione: sarà regista, produttore e protagonista) per il film "Master Class", ispirato a Maria Callas, un'opera già interpretata a teatro con successo. "Il cinema è duro, una vera guerra, per fare qualcosa di buono devi sempre combattere: ma per l'arte ne vale la pena. Capisco, anche se non giustifico, gli sceneggiatori che hanno scioperato, perché quello dello scrivere è il lavoro più duro, e da quando c'è internet, col bisogno di lettura immediata, rapida, la buona scrittura è sempre più rara da trovarsi. Però c'è ancora tanta roba buona, tanto da imparare. Io guardo moltissimi film. Ho molto apprezzato Zodiac, per esempio, e Bubble. E i fratelli Coen, Julian Schnabel o Paul Thomas Andreson, non sono nomi nuovi, ma fanno un cinema senz'altro innovativo".

Elena Aguzzi