Che Vaporidis avesse anche talento drammatico
l’avevamo visto in “Cemento Armato”,
film italiano abbastanza anomalo e crudo nel generale
panorama soft e ingiustamente passato nella disattenzione.
Scegliendo obiettivi più facili le produzioni
continuano ad utilizzare Nicolas Vaporidis in
commediole sentimentali, a tratti anche gradevoli
ma nel complesso inutili, sfruttandone la bella
faccina, il naturale carisma e l’appeal
sulle ragazze. E su questa scia si inserisce “Questa
notte è ancora nostra” (titolo
che si riferisce alla notte cruciale della vita,
ma il cui facile rimando a “Notte prima
degli esami” è fin troppo evidente)
che era nato in origine come tutt’altro
progetto (un film drammatico sul tema dell’integrazione
razziale) e che ha finito col trattare il soggetto
col tono della commedia, in un clima di totale
leggerezza. In mano a ben otto sceneggiatori il
film diventa così una commedia sentimentale
giocata sugli equivoci: il “cassamortaro”
Massimo, allo scopo di formare un gruppo per un
concerto, cerca di fare innamorare Jing, ragazza
cinese, che a sua volta, per evitare un matrimonio
combinato, gli fa fare il ruolo del fidanzato;
i due s’ingannano a vicenda finché
ovviamente si innamorano e tutto finisce in bellezza.
Si sorride anche, ma senza scacciare l’impressione
che sia stato scodellato l’ennesimo prodotto
roseo e giovanilistico di cui avremmo potuto fare
tranquillamente a meno.
Eppure all’estero su questo stesso tema
ci sono precedenti illustri e piacevolissimi,
si pensi alle commedie di stampo inglese o a “Il
Banchetto di Nozze” di Ang Lee. Gli sceneggiatori
li avevano ben presenti ad essi si sono rifatti,
come conferma Massimiliano Bruno, che oltre a
sceneggiatore è anche interprete del film
a fianco di Vaporidis. “Sì, abbiamo
pensato a film come ‘Il banchetto di nozze’,
‘Jall!a Jall!a’, ‘Il mio grosso
grasso matrimonio greco’, ‘Sognando
Beckham’, ‘East is East’ e una
scelta così risulta nuova in Italia, magari
può inaugurare un nuovo filone. D’altra
parte noi siamo anni indietro rispetto ad altri
Paesi per quanto riguarda l’integrazione
razziale e forse fra qualche anno sarà
tutto più naturale”. Buoni propositi,
ma rispetto alla grazia e alla sottigliezza dei
modelli citati, il cinema italiano nel campo della
commedia si muove oggi con passo più maldestro,
scegliendo il coté sentimentale e la battuta
facile e il quadro che ne esce è fatto
di stereotipi scontati.
Ciò non ha impedito alla troupe di divertirsi
sul set e il clima spontaneo di empatia creatosi
da subito si riflette anche sull’interpretazione
di un gruppo affiatato. “L’atmosfera
è quella che vedete nel film – dicono
gli interpreti – Non facevamo che ridere
e divertirci, c’erano momenti comici esilaranti
come quando si tentava di far parlare in italiano
gli attori che interpretavano i genitori di Jing.Subito
alla prima lettura ci siamo riuniti in un ristorante
giapponese e lì si è stabilita quell’empatia
che vedete anche nel film. I due mesi di lavoro
sono stati scanditi dalle canzoni che tutta la
troupe ormai sapeva a memoria e di cui Vaporidis
continuava a sbagliare le parole.”
Infatti Vaporidis nel film si rivela anche cantante.
“Il mio rapporto con la musica è
ottimo. Non avrei mai pensato di cantare con una
band musicale, è stato molto divertente
e istruttivo, ma resta un’esperienza legata
al film”
I problemi razziali di cui si parla nel film come
sono vissuti dagli interpreti? Valentina Izumì,
italo-giapponese dall’accento romano scelta
per il ruolo di Jing, si sente molto italiana
come il personaggio che interpreta. E Nicolas
Vaporidis racconta “Ho vissuto a Londra
per quasi due anni e ho vissuto sulla pelle il
sentirsi estraneo e la difficoltà di integrarsi.
A Roma e a Milano, un po’ come nelle grandi
capitali europee anche se in misura minore, c’è
una fortissima comunità cinese e i giovani
si sentono a metà tra l’essere completamente
romani e milanesi e l’essere legati alle
tradizioni. Ciò non può che far
bene alla nostra generazione, per integrarsi e
vivere tutto nel modo più naturale e anche
per conoscersi e rubarsi le tradizioni a vicenda.
E questo è ciò che abbiamo voluto
raccontare nel film”.