Il ritorno di Verdone

03/05/2008

Le macchiette più amate di Carlo Verdone tornano a grande richiesta. Assomigliano in tutto e per tutto ai personaggi di “Viaggi di nozze”, invecchiati dal tempo e dalla volgarità che sta loro intorno, anche se non sono loro (per il nome, la moglie, la professione), ma a loro uguali nei tic, così come il pubblico li reclamava.
Il film nasce da una valanga di richieste per il ritorno dei miei personaggi storici. Io sto proseguendo una commedia fatta di toni più pacati e intimi e consideravo il discorso chiuso con ‘Viaggi di Nozze’, ma di fronte ad una richiesta così eterogenea e insistente non potevo tirarmi indietro. Allora ho pensato come estrarre il DNA di quei caratteri e farlo maturare, contrapponendolo alla realtà di oggi.
Come primo cambiamento non ho voluto intrecciare gli episodi ma lasciare che si contraddistinguessero. Il primo episodio è favolistico, surreale, il secondo sembra una pagina di un racconto inglese oscuro, il terzo rispecchia la realtà odierna. Ne è uscita una commedia cattiva, tragica, ho raccontato la volgarità e il malcontento dei nostri giorni, ed è uscito il vetriolo
”.
Se, come dice il produttore De Laurentis, la comicità vera nasce dalla tragicità della situazione, esorcizzando le paure, e questo era il segreto della grande commedia all’italiana, purtroppo nell’ultimo film di Verdone, ciò resta vero solo nei propositi. Se, come attore, resta sempre irresistibile nella caratterizzazione dei suoi personaggi clou (e anche Claudia Gerini riprende felicemente il riuscito personaggio cafone) e se alcune battute da lui pronunciate innescano subito il meccanismo comico, come regista e sceneggiatore Verdone sembra aver un po’ perso per strada il mordente, la spontaneità e il ritmo dei primi film. Certo gli non difetta la cattiveria (in particolare i primi due episodi, mentre il terzo sfocia nel moralismo), ma l’insieme è fiacco, le situazioni prevedibili e scontate. Eppure qualcosa giustifica sempre il successo dei suoi personaggi
Sono sempre attuali nel loro temperamento. Il loro candore o cinismo è legato a tutto il Paese, anche se parlano in romanesco, sono delle tipologie immortali di carattere. Viviamo in un mondo cinico, vuoto, basato sui valori materiali, e loro ne sono il frutto.
Superato il periodo ipocondriaco, Verdone li ritrae nella loro bassezza con assoluto autocontrollo.
Con ‘Maledetto il giorno che t’ho incontrato’ ho fatto un lavoro di autoanalisi in pubblico che mi ha molto aiutato. Nell’interpretare il professore credo di aver dato una forte prova di serenità, fronteggiando un personaggio che più di tutti incarna la grande volgarità. E’ lui quello da cui si deve fuggire”.
Soddisfatte le richieste del pubblico, ci auguriamo di ritrovare presto il Verdone agrodolce che è stato distratto dal suo percorso.

Gabriella Aguzzi