Muccino: 10 anni dopo

28/01/2010

Sono passati 10 anni. “L’Ultimo Bacio” si era concluso, anche se con un finale aperto. Invece eccoli qui ancora i protagonisti del film, e in mezzo è passato del tempo. Come li avete ritrovati?
“Adriano lo ritroviamo un po’ malino – scherza Giorgio Pasotti – Gabriele ha pensato bene di farmi questo regalo facendomi interpretare una sorta di pezzente pelato che decide di riprendere in mano quello che rimane della propria vita dopo anni di vagabondaggio. E’ un uomo che ha vissuto un distacco dalla propria famiglia per sua volontà ed è interessante vedere come affronta il suo personale ritorno e chiede una seconda opportunità. Mi trasmette molta tenerezza, perché non mente né cerca attenuanti, dice a tutti, perfino al figlio, che ha preso delle decisioni sbagliate. L’ho trovato molto cambiato anche dentro, non solo nel fisico, quindi per me è stato un percorso interessantissimo”.
“Mi è piaciuto molto riprendere un personaggio che credevi che, una volta finito il film, sarebbe rimasto lì – racconta Claudio Santamaria – All’idea di ritornare con tutto il gruppo e di rimettere in discussione il personaggio mi facevo mille fantasie, mi immaginavo che vita poteva aver fatto, se aveva aperto un bar in Africa o cos’altro... Poi ho letto la sceneggiatura e ho visto che aveva preso una piega abbastanza nera, prima era più divertente, leggero, poi la sua inquietudine è diventata una vera patologia.”
“Sono contento che al mio personaggio sia stata data una piega brillante – dice invece Pierfrancesco Favino – E il ritorno è stato bello affettivamente, sia per ritrovarsi tra noi come amici, sia per ritrovare i personaggi, sia per il progetto stesso. Il mio personaggio è la logica conseguenza di chi aveva creduto nelle istituzioni classiche e sente scemare questa certezza. Ma mi sono anche chiesto: questi quarantenni da chi la devono imparare la certezza? I quarantenni sono una generazione che sta ancora cercando un’identità, si sono un po’ fatti da soli e ognuno di loro sta cercando la propria strada. Quindi non credo che il film dia un giudizio morale su una generazione”.
“Avevo paura che Livia peggiorasse e fosse ancora più dura – aggiunge una vivacissima Sabrina Impacciatore – Temevo che usasse addirittura il figlio per vendicarsi, invece questo non è successo. Mi piaceva analizzare questa sua nuova relazione di coppia con un personaggio vulnerabile come quello di Santamaria. Livia vuole fare la crocerossina, ma la cosa non funziona perché anche lei ha i suoi momenti impulsivi. Quindi è cambiata, ma anche il sistema di lavoro è stato diverso. L’avevo affrontata in maniera istintiva, anche perché avevo a che fare con un bambino che piangeva tutto il tempo e si lavorava di fretta. Questa volta ho dovuto approfondire molto, fare delle scelte d’interpretazione. E’ cambiato il ritmo del personaggio e del film”.
“Non ho mai considerato chiuso L’Ultimo Bacio – conclude Stefano Accorsi – La mia storia restava aperta e per me il mio personaggio continuava a esistere. Nel film di Gabriele c’è la forza di raccontare la fragilità. Se avesse raccontato questi personaggi risolti la storia sarebbe finita subito, mentre la loro forza è che sentono che c’è qualcosa che non ritorna e cercano di trovare una soluzione, sono in contatto con i loro sentimenti e cercano di seguirli, e questa è una cosa coraggiosa in cui mi riconosco. La loro bellezza è che cercano con forza e ostinazione la loro felicità”.

La ricerca della felicità. Un tema caro a Gabriele Muccino tanto da essere il titolo del suo primo film americano. Ed ora che “torna in patria” sceglie di riprendere il successo di 10 anni prima e di dargli un secondo capitolo e veder continuare la storia. Così Muccino racconta la nascita di “Baciami Ancora”.
“Le motivazioni nascono dalla voglia di raccontare quello di cui sono testimone. Amo raccontare l’animo umano, le sue complicazioni, il mondo in cui ci muoviamo che ci fa smarrire spesso, ci lascia sprovveduti e disorientati nella comunicazione tra uomo e donna. Ci sono problemi enormi che si stanno ingigantendo col passare del tempo. Volevo raccontare quanto sia difficile e importante trovare una forma di felicità e di appagamento. Questi personaggi li conoscevo, sono cresciuti con me e volevo ritrovarli. E’ una cosa che hanno fatto registi più importanti di me, come Bergman o Arcand. Il motivo dei sequel è che si vuole continuare a far vivere i nostri personaggi, far diventare Pinocchio dei burattini e così questi personaggi diventano compagni di un percorso”.
E’ bello vedere il clima quasi da “scampagnata” che si crea tra gli attori che si sono ritrovati, nato da un vero affiatamento. Unico elemento nuovo Vittoria Puccini che eredita il ruolo di Giovanna Mezzogiorno. “All’inizio ho sentito tutta la responsabilità, quasi un timore reverenziale. Poi l’entusiasmo di aver vinto il provino, aver letto la sceneggiatura, aver capito il personaggio ed essermene innamorata sono state iniezioni di fiducia che si sono accumulate e dalla paura son passata all’euforia. Infine ho cercato di concentrarmi sulla Giulia di Baciami Ancora, sul personaggio che è diventata adesso. Le donne infatti qui sono più complesse, hanno più sfumature dentro. Nel primo film Giulia era ferita e reagiva con rabbia, qui anche lei ha le sue colpe, cade in una confusione totale, ha una perdita assoluta di punti di riferimento. Crollano tutte le sue certezze ed esplode la parte emotiva, ed è disposta a mettersi in discussione”.
Un cambiamento che tocca tutti i personaggi, come sottolinea Muccino.
“Nel primo film scappavano da quello che non conoscevano, la paura era il collegamento comune. Questo invece è un film sui ritorni. E le donne sono diventate per loro un punto di riferimento con cui confrontarsi nel tentativo di trovare un’intesa. Nell’Ultimo Bacio lo scontro aveva provocato un distacco, Baciami Ancora è un film sulla riappacificazione”.

Gabriella Aguzzi