Dal Sundance: attori che diventano registi
01/02/2010

Emozionato, carinissimo, simpatico e loquace, con una sciarpa intellettual-dandy che sottolinea il suo passaggio da star ad autore, Diego Luna conquista tutti non solo con le sue doti personali ma anche col suo film, ABEL. Racconta di un bambino di 10 anni che, dopo che il padre si e' allontanato da casa sparendo dalla circolazione, si chiude in uno stato quasi di autismo, da cui esce quando si fissa con l'idea di essere lui il padre. Quando questi ritorna, scoppia il conflitto. Materiale per un film psicoanalitico o per una tragedia greca, ma Luna risolve il tutto con una commedia brillante e delicata, dal sottofondo amaro. "L'idea mi e' venuta un giorno che sono andato con mio padre a vedere Amleto. Siccome eravamo entrambi ubriachi fradici, ci siamo immaginati che Amleto fosse schizofrenico e avesse ucciso lui il padre per gelosia, convincendosi poi che l'assassino era Claudio.... Piu' seriamente, c'e' qualcosa di autobiografico in questa storia. Mia mamma e' morta che avevo 2 anni e ho dovuto crescere in fretta: a 6 anni gia' recitavo. Mi sono pertanto immaginato un bambino che si assumesse le responsabilita' di capo famiglia" E come e' stato lavorare con dei bambini? "Faticoso ma bellissimo. L'intera troupe si era trasforamata in un asilo d'infanzia, cercando di far stare i bambini a loro agio. In piu' non volevo che i bambini capissero quello che succedeva. Abbiamo girato in ordine cronologico, senza spiegare la vicenda, ma solo dirigendoli scena per scena. All'inizio Cristopher si annoiava perche' doveva stare sempre zitto, ed e' stato divertentissimo quando comincia ad assumere il ruolo del padre".

Un po' piu' fiacco l'esordio di Mark Ruffalo. Probabilmente piccato da alcune recensioni negative, esordisce con un "E' difficile girare un film, ma anche un brutto film" Non e' un brutto film il suo SYMPATHY FOR DELICIOUS, storia di un senzatetto paraplegico che scopre d'avere il dono di guarire (ma non se stesso) con l'imposizione delle mani e diventa una rockstar. Senz'altro e' originale e Ruffalo sa scegliere le inquadrature oltre che dirigere gli attori, compreso se stesso (del resto, la conferma di quanto sia diventato un interprete sopraffino possiamo averla dalla divertentissima commedia erotica The kids are allright, in cui ogni sua espressione suscita una risata). Semmai, non riesce a trovare il tono giusto, prendendosi troppo sul serio e lasciando per strada gli accenti ironici e dissacratori (per es. la scena in cui il prete contratta il prezzo dei miracoli). Colpa forse del fatto che il copione e' stato pensato, scritto e riscritto per troppo tempo dall'amico e collega Christopher Thornton, che ne e' il protagonista. "17 anni fa Chris e' rimasto vittima di un incidente che lo ha costretto sulla sedia a rotelle. Gli ho cosi' suggerito questo soggetto, ma prima di arrivare alla versione definitiva gliel'ho fatto riscrivere piu' volte, soprattutto per riuscire a trovare un equilibrio tra le parti, il mondo dei senzatetto, quello del rock e il processo. Non volevo poi fare un film religioso, ma nemmeno contro la religione" Come e' stato passare alla regia? "Ho gia' diretto per il teatro, ma al cinema devi controllare un mucchio di imprevisti. La parte piu' difficile e spiacevole e' stata dirigere le parti in cui recitavo anch'io, perche' non potevo avere uno sguardo distaccato e del resto non potevo fare delle riprese di 30 secondi poi interrompere per vedere come ero andato e poi riprendere ancora.... molto mi hanno aiutato i miei collaboratori, ma alla fine mi sono detto: che diavolo, faccio due ciak per ogni scena e scelgo la meno peggio". Come detto, col suo talento puo' permettersi anche solo un "buona la prima"
Elena Aguzzi