Silvio, parlami d'amore

03/05/2008

Nel passare dal libro al film ho cercato di mantenere il fuoco della storia e i suoi personaggi, ero innamorato del loro passato, che ho dovuto per forza sintetizzare. La cosa che mi interessava di più era raccontare la difficoltà, a 20 come a 40 anni, di cedere all'amore. L'amore è un sentimento che spesso viene raccontato con frasi da baci perugina, invece il più delle volte è una cosa difficile, perché è difficile guardarlo in faccia, per farlo occorre mettersi a nudo, guardarsi allo specchio, mentre è molto più facile voltarsi dall'altra parte. Anche le lezioni d'amore non sono roba alla Costantino, in realtà ciò che viene insegnato è saper correre dei rischi, mettersi in gioco, che è ciò che è più seducente di una persona. Penso che come film di S. Valentino sarà piuttosto spiazzante, persino duro e spiacevole
Queste le belle intenzioni del regista, Silvio Muccino, a proposito del suo film “Parlami d'amore”, tratto dall'omonimo libro che ha scritto a quattro mani con Carla Vangelista. Intenzioni in parte supportate dal talento: se come attore ormai non lo si può più deridere, anche come regista mostra già dalla prima prova un occhio, una sensibilità cinefila (“ Come esordiente ho parlato anche del mio amore per il cinema, e quindi il film è pieno di omaggi, soprattutto a Godard e alla Nouvelle Vague, perché le atmosfere e i personaggi sono molto francesi, vedevo Aitana Sanchez un po' come Anouk Aimée”)e una capacità di gestire luci e spazi addirittura superiori a quelle del celebrato fratello Gabriele.
Purtroppo il difetto clamoroso del film sta nel manico, ossia nella trama e nella sceneggiatura: una storiella senza capo né coda, personaggi incredibili, dialoghi impossibili, umorismo involontario: la collaborazione con la Vangelista è stata, per lo sceneggiatore Muccino, un pessimo acquisto. E qualche dubbio lo abbiamo anche sulla produzione e distribuzione, indifferente alle capacità della giovane Carolina Crescentini, che sa dare spessore e profondità al suo personaggio coi suoi grandi occhi e la sua ben addestrata sensibilità psicologica (“Mi riscrivo il testo su dei quaderni, scelti con copertine aderenti ai personaggi, che poi riempio di note, disegni, fotografie...”), e invece più attenta al suo glamour e a sottolineare come su You Tube sia finita una sequenza “hot” tra Muccino e Crescentini; indifferente altresì proprio alle dichiarazioni del regista per lanciare invece il film precisamente a S. Valentino, con un titolo da sms e una frase di lancio ridicola (“Non c'è donna che non possa essere conquistata”: col fisico di Muccino lo credo bene....).
Del resto il film è quello che è: un prodotto acchiappa adolescenti, e il suo rivale sul mercato è Moccia, non Tim Burton o i Coen.

Provaci ancora, Silvio

Elena Aguzzi