“Nel
passare dal libro al film ho cercato di mantenere
il fuoco della storia e i suoi personaggi, ero
innamorato del loro passato, che ho dovuto per
forza sintetizzare. La cosa che mi interessava
di più era raccontare la difficoltà,
a 20 come a 40 anni, di cedere all'amore. L'amore
è un sentimento che spesso viene raccontato
con frasi da baci perugina, invece il più
delle volte è una cosa difficile, perché
è difficile guardarlo in faccia, per farlo
occorre mettersi a nudo, guardarsi allo specchio,
mentre è molto più facile voltarsi
dall'altra parte. Anche le lezioni d'amore non
sono roba alla Costantino, in realtà ciò
che viene insegnato è saper correre dei
rischi, mettersi in gioco, che è ciò
che è più seducente di una persona.
Penso che come film di S. Valentino sarà
piuttosto spiazzante, persino duro e spiacevole”
Queste le belle intenzioni del regista, Silvio
Muccino, a proposito del suo film “Parlami
d'amore”, tratto dall'omonimo libro che
ha scritto a quattro mani con Carla Vangelista.
Intenzioni in parte supportate dal talento: se
come attore ormai non lo si può più
deridere, anche come regista mostra già
dalla prima prova un occhio, una sensibilità
cinefila (“ Come esordiente ho parlato
anche del mio amore per il cinema, e quindi il
film è pieno di omaggi, soprattutto a Godard
e alla Nouvelle Vague, perché le atmosfere
e i personaggi sono molto francesi, vedevo Aitana
Sanchez un po' come Anouk Aimée”)e
una capacità di gestire luci e spazi addirittura
superiori a quelle del celebrato fratello Gabriele.
Purtroppo il difetto clamoroso del film sta nel
manico, ossia nella trama e nella sceneggiatura:
una storiella senza capo né coda, personaggi
incredibili, dialoghi impossibili, umorismo involontario:
la collaborazione con la Vangelista è stata,
per lo sceneggiatore Muccino, un pessimo acquisto.
E qualche dubbio lo abbiamo anche sulla produzione
e distribuzione, indifferente alle capacità
della giovane Carolina Crescentini, che sa dare
spessore e profondità al suo personaggio
coi suoi grandi occhi e la sua ben addestrata
sensibilità psicologica (“Mi
riscrivo il testo su dei quaderni, scelti con
copertine aderenti ai personaggi, che poi riempio
di note, disegni, fotografie...”),
e invece più attenta al suo glamour e a
sottolineare come su You Tube sia finita una sequenza
“hot” tra Muccino e Crescentini; indifferente
altresì proprio alle dichiarazioni del
regista per lanciare invece il film precisamente
a S. Valentino, con un titolo da sms e una frase
di lancio ridicola (“Non c'è donna
che non possa essere conquistata”: col fisico
di Muccino lo credo bene....).
Del resto il film è quello che è:
un prodotto acchiappa adolescenti, e il suo rivale
sul mercato è Moccia, non Tim Burton o
i Coen.
Provaci ancora, Silvio