Un'artista eclettica: incontro con Adriana Asti
17/05/2010

Lei è sessant'anni che continua a calcare le scene con in repertorio autori quali Pinter, Faggi e Squarzina, Pirandello, Shaw, Beckett e Goldoni: della Sua lunga e fortunata carriera teatrale quali sono gli spettacoli che ama più ricordare?
Sono così tanti che non me li ricordo tutti: mi sono molto piaciuti quelli di Pinter, Vecchi tempi con la regia di Visconti e Ceneri alle ceneri diretto dallo stesso drammaturgo inglese; Come tu mi vuoi di Pirandello, che ho fatto con la regia di Susan Sontag, dopo che avevo con girato con lei in Svezia il film Duetto per cannibali; nonché gli spettacoli che ho recitato in francese a Parigi e i testi che sono stati scritti per me.
A tal proposito, nel 1988 ha interpretato due commedie scritte appositamente per lei: Tre uomini per Amalia di Cesare Musatti, il padre della psicanalisi italiana, e a Parigi L’inserzione di Natalia Ginzburg. Che ricordo ha di queste due figure così importanti per la nostra cultura?
Cesare Musatti è stato il mio analista per moltissimi anni: mi ha sempre molto incoraggiata a fare questo lavoro, quando io spesso volevo smettere, ma lui invece insisteva tanto che io continuassi a farlo, finché ha scritto quella commedia per me, dopodiché io ne ho scritta una per lui, Caro professore, ma purtroppo era già morto quand’è andata in scena. Natalia Ginzburg l’ho spinta io a scrivere per il teatro, in un periodo in cui tutti gli intellettuali italiani dicevano che era morto: così Natalia ha scritto Ti ho sposato per allegria, una commedia che ha avuto un enorme successo in Italia, e, sempre pensando a me, dopo ha scritto appunto anche L’inserzione, che, prima di portare in scena al Teatro Montparnasse di Parigi, avevo già recitato in Italia con la regia di Visconti.

Dopo aver vinto il premio Siae per il teatro italiano in Francia nel 1990 e il premio Duse nel 1993, nel 1999 ha scritto e interpretato la commedia Alcool, accanto a Franca Valeri.
Dopo Caro professore, ho scritto appunto Alcool, di cui ho fatto anche la regia perché il festival che aveva in programma questa commedia forse non aveva abbastanza denaro per pagare il regista che l’avrebbe diretta, chiedendo pertanto a me di fare anche la regia. Il regista è un lavoro che non mi piace affatto, perché è come trasportare dei corpi inerti che non vogliono fare quello che gli si dice, però mi sono molto divertita: la commedia era carina ed è andata in giro per molto tempo. Franca già aveva scritto per me Tosca e altre due: siamo molto amiche e con lei sono sempre molto felice di lavorare.
Nel 2000 ha interpretato in francese Ferdinando, un classico della drammaturgia degli anni Ottanta di Annibale Ruccello: un omaggio ad un interessante autore del teatro italiano, che un tragico destino ci ha portato via troppo presto?
Quella commedia è veramente molto bella, ha avuto un grandissimo successo: Ruccello dovrebbe essere rappresentato un po’ di più, perché è un grande autore secondo me.

Anche se Lei è conosciuta soprattutto come attrice teatrale, al cinema ha lavorato con prestigiosi registi quali Bernardo Bertolucci, Luchino Visconti, Luis Buñuel, Giorgio Ferrara, Marco Tullio Giordana e Sabina Guzzanti, mentre per la televisione è stata tra i protagonisti dello sceneggiato diretto da Mauro Bolognini nel 1995, Famiglia Ricordi: che ricordo ha di ciascuno di questi importanti autori con i quali ha lavorato?
Con Bernardo Bertolucci, cui sono stata legata per un certo tempo, ho fatto Prima della rivoluzione, che è un bellissimo film, un cult che proiettano molto spesso in parecchi festival francesi, ma qualche volta lo danno anche in Italia. Luchino ed io eravamo molto amici: oltre che al cinema, con lui ho lavorato molto anche in teatro, ed è appunto Luchino che ha firmato la regia della commedia di Natalia L’inserzione. Eravamo molto intimi: è stato un grande privilegio conoscerlo e lavorare con lui, forse è la persona che mi manca di più. Luis Buñuel mi ha scelta per il film Il fantasma della libertà, dove recitavo nuda: dopo aver recitato nuda con Luchino, mi si era infatti aperta un incredibile carriera di nudo, cui mi sono prestata divertendomi moltissimo. Buñuel era un mito: era straordinario avere a che fare con lui. Giorgio Ferrara l’ho conosciuto negli anni Settanta in America, quando facevo l’Orlando furioso con la regia di Ronconi, di cui lui era l’assistente, e non ci siamo più lasciati: ci siamo sposati nel 1980 e da allora viviamo e lavoriamo insieme. Con Giorgio ho fatto i film Un cuore semplice da Flaubert e Tosca e altre due con Franca, dalla commedia che avevamo già portato in scena. Mauro Bolognini è un altro carissimo amico, col quale, prima di Famiglia Ricordi in TV, avevo già fatto i film L’eredità Ferramonti e Per le antiche scale: era una persona straordinaria, molto dolce e sensibile, e anche lui mi manca molto. La meglio gioventù di Giordana ha avuto un successo enorme: in un cinema parigino è stato in cartellone fisso tutte le sere per due anni, un grande riscontro in Italia e all’estero. Ovunque ha raccolto molti premi, di cui qualcuno l’ho ricevuto anch’io: era un bellissimo film che era stato fatto per la televisione, ma lì pensavano che bisognasse mandarlo in un altro momento, e allora Giordana l’ha portato al Festival di Cannes e ha ottenuto un successo mondiale, tant’è vero che con lui sono tornata a lavorare due anni dopo in Quando sei nato non puoi più nasconderti. Io ho sempre ammirato Sabina Guzzanti, e quando mi ha chiesto di lavorare con lei per Bimba, il suo debutto cinematografico, sono stata molto felice e ho accettato subito.

Quest’anno ha pubblicato il romanzo La lettrice dei destini nascosti: da cosa nasce questo Suo debutto nella narrativa?
Come mi è capitato per le commedie, recitando sempre in scena battute scritte dagli altri o addirittura per me, un bel giorno mi sono chiesta perché non scriverle anch’io: così sono nate quelle due commedie. Parigi è una città che dà una grande vitalità e curiosità, e allora mi è venuto in mente un personaggio che poi ho pensato di descrivere: così ho cominciato a scrivere questo romanzo, che è stato pubblicato prima in Francia, con il titolo di Rue Ferou, e adesso in Italia con la Piemme. In generale è quello che mi circonda che mi fa venire l’ispirazione: infatti dal palcoscenico sono passata alle commedie e poi a questo romanzo. D’altronde avevo già scritto un piccolo romanzo impercettibile, apparso sull’Espresso negli anni Settanta: avevo una rubrica, Proibito, all’interno della quale davo false ricette, false critiche e falsi consigli, e c’erano anche queste trentaquattro puntate di un romanzo tra un pollo e un aquila. Era abbastanza divertente: una cosa molto piccola, ma quello è stato il mio primo esercizio narrativo.
Che bilancio trae dalla Sua vita personale e professionale?
Mi sembra che non sia mai finita: non è il momento di fare dei bilanci, la mia vita continua così com’è sempre stata. D’altronde non mi guardo mai indietro, ma sempre avanti, quindi non mi sembra neanche tanto lunga e fitta di avvenimenti e di spettacoli, come invece lo è in realtà.
Ha qualche nuovo progetto per il futuro?
Come non guardo indietro, non guardo neanche troppo avanti: Giorni felici, il mio spettacolo con la regia di Bob Wilson, va avanti almeno per altri due anni con una tournée in Italia e all’estero, quindi avrà una vita abbastanza lunga e questo non mi permette di pensare ad organizzare qualche altra cosa. Io organizzo persino l’ozio: mi piacerebbe anche non far nulla, e in quei pochi periodi che è capitato mi è sempre molto piaciuto.
Alessandro Ticozzi