
Ho voluto dedicare uno spazio, seppur non in linea con i tempi, a un festival che ho scoperto solo recentemente, e dopo un attimo di esitazione, ho etichettato come una genialata.
Il Montecarlo film festival de la Comédie ideato dal nostrano Ezio Greggio è arrivato alla decima edizione e funge da rassegna per le commedie, così snobbate e criticate dagli altri festival formalmente più legittimati quali Oscar e il Festival di Cannes.
Dal 23 al 27 novembre, sempre in terra francofona, ma spostata leggermente più ad est, prende piede la risposta anticonformista alla più blasonata edizione di Cannes.
Devo ammettere che ad un primo momento ho dubitato della qualità dei film presentati, oramai prevenuta verso la produzione cinematografica dei cinepanettoni, che sostituiscono all’uvetta, i seni e i sederi della valletta di turno; ma poi, scorrendo il programma e i film presentati, sono stata vittima di un’illuminazione divina, e Greggio è salito di parecchi gradini nella mia considerazione.
Il menù prevede deliziose commedie, perlopiù cosparse dell’umorismo tagliente francese, che presentano una delicatezza ed un’ironia raffinata che rispolverano il genere della commedia legata ai cari vecchi film con Sordi, Gassman e Mastroianni.
Tra la rosa dei concorrenti, sbucano due film francesi “La chance de ma vie”, premiato come miglior film e La tête ailleurs, uno italiano Into paradiso, opera prima di Paola Randi, di cui è stato premiato come miglior attore Gianfelice Imparato, l’irriverente Four Lions che, con umorismo britannico, tenta di fare ironia sul terrorismo mussulmano, il tedesco Die Friseuse - the hairdresser, la riscossa di una donna grassottella discriminata sul lavoro per il suo aspetto e la storia de El gran Vazquez, fumettista e artista della Barcellona degli anni ’60.
Numerosi i riconoscimenti e gli ospiti, tra cui il regista John Landis ( The Blues Brothers, Animal House) che ha approfittato della kermesse per presentare il suo nuovo film Burke & Hare.
Insomma, un festival che tenta di sdoganare la commedia dallo status di genere minore, dimostrando, invece, l’estrema difficoltà a farne un prodotto di qualità e di spessore, poiché come ha dichiarato Vincenzo Cerami, presidente della giuria, “Non si può giudicare una commedia dalla quantità di risate”.