La ragazza del lago ha fatto 10

03/05/2008

La ragazza del lago, noir intimo di Andrea Molaioli, ha vinto dieci David di Donatello, ottenendo anche un ritorno nelle sale cinematografiche, messaggio per quelli che, all'epoca, come il sottoscritto, se lo lasciarono sfuggire. Era facile la tentazione, in fondo: poco pubblicizzato, poco mainstream, una storia piccola e semplice, paesaggi "della natura e dell'anima" lontani dal sensazionalismo. Grandissimo errore: per una volta "purtroppo succede sempre più raramente" un premio o, come in questo caso, una cascata di premi, è davvero in grado di mandare un messaggio agli spettatori, un consiglio: quello di entrare al cinema e vedere La ragazza del lago, perché è un grande film, un grande film italiano. La ragazza del lago inizia come Twin Peaks, con un corpo bianco come una statua abbandonato in riva all'acqua: come allora, anche adesso la telecamera s'immerge in quella vita di provincia cheta che, come uno specchio, cela al proprio interno scheletri non di odio, ma di dolore, di colpa. Ed è questa dimensione umana, aiutata da grandi prove attoriali, Toni Servillo su tutti e un'intensa Valeria Golino "che, nei pochi minuti concessi dalla sceneggiatura serrata, ruba la scena", che rimane impressa al termine della proiezione: un'umanità semplice ma ferita, offesa ma forte, che riesce, infine, a stringersi in «social catena», per andare avanti. Splendido nella sua fotografia umida, curata da Ramiro Civita, nella sua recitazione composta e trattenuta che è, in primo luogo, correlativo oggettivo di un dolore opaco, nella sua regia avvolgente, immersiva, acquatica verrebbe persino da dire, il film di Andrea Molaioli riesce nel difficile equilibrio d'esser, insieme, un noir e un dramma, attuale e generale, studio di caratteri e cronaca. All'altro importante film italiano della stagione, quel Caos calmo che invece ha goduto di un battage pubblicitario sensazionalistico, premi a Margherita Buy, Alessandro Gassman e Paolo Buonvino per le musiche. Sono tuttavia le scelte riguardanti i film stranieri, Irina Palm per l'Unione Europea e Non è un paese per vecchi per il resto del mondo, a segnalare una consonanza d'intenti con il pluripremiato La ragazza del lago: piccoli mondi antichi travolti dalla modernità, consuetudini antiche spezzate dalla necessità e dal dolore, volti scavati di vecchi cui non difetta tanto la speranza, quanto la fede nella possibilità che una speranza esista.

Andrea Morstabilini