Natale al Cinema

23/12/2013

Dici “film di Natale” e pensi a due cose: o ai famigerati cinepanettoni o alle stucchevoli commedie con Babbo Natale (a volte edificanti, spesso semplicemente stupide). Per fortuna sotto le feste natalizie escono anche pellicole che escono da questi canoni e sono di buona fattura. Segnaliamo qui alcuni titoli in circolazione sfuggiti alle nostre recensioni, ma non alla nostra attenzione.

Molière in bicicletta

Dalla Francia, che negli ultimi tempi sta dando il suo meglio sia sul versante drammatico (si pensi a “Il Passato” di Asghar Farhadi, uscito in sala, quasi e ingiustamente sotto silenzio, lo scorso 21 novembre) che su quello della commedia, giunge a deliziare un gioiellino lieve come “Molière in bicicletta” di Philippe Le Guay. Fabrice Luchini sarebbe già da solo una ragione per vedere il film, con le sue sfumature agrodolci, i suoi mezzi toni, la solitudine rabbiosa e malinconica del suo personaggio, ma la grazia di una sceneggiatura, ancora di Le Guay, sempre in equilibrio tra sorrisi ed ombre completa il tutto.
L’attore di successo televisivo Gauthier Lavance (Lambert Wilson) va in visita all’amico Serge Tanneur (Luchini) che si è esiliato in volontario eremitaggio nella località turistica più grigia e piovosa della Francia, l’Ile de Ré, per convincerlo a tornare in scena con il Misantropo di Molière. Gauthier vorrebbe esserne il protagonista, ma è Tanneur il vero Alceste anche nella vita e lo dimostra la difficoltà della loro amicizia ritrovata e messa alla prova.
Gioco del teatro che diviene ancora una volta gioco della vita? Il film di Le Guay è anche questo, nello snodarsi di deliziose gag. Un consiglio: cercate una proiezione in lingua originale per godervelo in ogni sfumatura.

The Butler- un maggiordomo alla Casa Bianca

La vera storia di Cecil Gaines che da umile cameriere d'hotel riuscì a diventare maggiordomo per sei diversi presidenti degli Stai Uniti. Attraverso gli occhi di questo “negro” ligio al dovere vediamo scorrere la storia americana, con in primo piano le battaglie per i diritti civili, e assistiamo alle vicende famigliari di una persona umile ma intelligente. Sebbene il tema di fondo sia di scarso interesse per noi e alla fine dei conti risulti un po' un polpettone didascalico d'appoggio ad Obama, il film ha comunque dei pregi formali che lo rendono piacevole: un ottimo cast, capeggiato da Forrest Whitaker e Oprah Winfrey, ma ricco di camei e parti di supporto che lasciano il segno (vedi i presidenti Robin Williams-Eisenhower, Liev Schrieber-Lindon Johnson, Alan Rickman-Ronald Reagan); una discreta mancanza di retorica nelle immagini (purtroppo non nei dialoghi...), che sorvolano sui momenti chiave limitandosi a suggerire; un bel ritratto del maggiordomo che assiste al farsi della storia ma resta sempre discretamente sullo sfondo, un po' come accade in “Quel che resta del giorno”; e una bella dialettica interna alla famiglia, col lento mutare di mr. Gaines, che riesce a rendere emotivamente partecipe lo spettatore . Civile

Philomena

Anche qui una storia vera, che ha suscitato applausi e commozione all'ultimo Festival di Venezia. È la vicenda appunto di Philomena, che dopo 50 anni, sollecitata da un giornalista, va alla ricerca del figlio perduto. Due sono le carte vincenti della pellicola: la protagonista, la straordinaria Judi Dench, e il tocco leggero e spesso umoristico scelto dal regista Stephen Frears e dall'interprete e sceneggiatore Steve Coogan: in mano ad altri avrebbe potuto saltar fuori una storia noiosa da dibattito, ma la profonda “inglesità” della produzione riesce a toccare temi forti mantenendo il giusto equilibrio tra partecipazione e humor.

Dietro i candelabri

Il meno “natalizio” di tutti ( e infatti è stato distribuito un po' in anticipo rispetto alle festività...), ma non il meno interessante. Bocciato dalle majors e prodotto dalla HBO, quindi rimbalzato al cinema vede il gradito ritorno di Michael Douglas.
Anche qui una storia vera, quella di Liberace, il primo performer a spopolare con tutto il kitsch e il glamour che poteva permettersi negli Anni Cinquanta e Sessanta anticipando star come Elton John o David Bowie, e la sua tormentata relazione col giovane Scott Thorson.
Steven Soderbergh alterna film riusciti e avvincenti ad esperimenti sbagliati e fortunatamente Dietro i Candelabri si pone in questa categoria. Tutto lo scintillio e lo sfarzo di Liberace che si oppone al passare degli anni e la sua opera di Pigmalione verso un ragazzo sempliciotto che sfrutta la sua occasione e al contempo morde il freno si traducono in un’ossessione morbosa in cui l’artista soffoca la propria creatura cercando di renderlo, anche fisicamente, a sua immagine.
Michael Douglas offre un’interpretazione superba e Matt Damon, nella chiassosità della sua metamorfosi, non è da meno: i due interpreti restituiscono tutte le ambiguità dei loro personaggi, rendendone gli aspetti più sgradevoli e parteggiando per ognuno di loro.

Elena Aguzzi