Expo: il giro del mondo in 7 giorni

16/08/2015

Divertitevi a farvi un passaporto su cui apporre in pochi giorni tutti i timbri del mondo. E’ il passaporto Expo e il giro del mondo è breve, un chilometro e mezzo lungo il Decumano che attraversa Expo in tutta la sua lunghezza. Ai suoi lati un trionfo di architetture che gareggiano per bellezza e invenzione creativa, rappresentando tutti i Paesi presenti e creando un mix vivo di culture, sapori, musiche. E poi spiagge, fontane, piazze, laghetti, ristoranti, teatri, terrazze. Trascorrere le vacanze a Milano quest’anno non è una noia e non solo per le attività che fioriscono in città o per le novità di cui si è rivestita proprio per accogliere Expo 2015. Milano è diventata il crocevia del mondo, letteralmente. E per i visitatori che vi giungono da ogni parte le giornate a Expo diventano un viaggio nel viaggio.
Ma attenzione: quel chilometro e mezzo del Decumano non lo si percorre tanto in fretta. Le visite ai Padiglioni richiedono tempo e se vogliamo apprezzarne tutte le installazioni video che raccontano come ogni Paese vive il suo rapporto col Cibo e le sue fatiche per migliorare il Pianeta le ore passano veloci. Alcuni sono un vero spettacolo interattivo, come le piogge che cadono sulla Thailandia, le ombre e le luci sul deserto del Kuwait o gli Emirati Arabi che, già in vista di Expo 2020, raccontano in un filmato che cita Ritorno al Futuro come il Paese sia cresciuto e come l’acqua sia un bene prezioso. Nella Repubblica Ceca le immagini all’interno di un grande asteroide raccontano l’impegno dello Zoo di Praga per salvare gli animali in via d’estinzione e nel Padiglione del Kazakhstan si raggiunge il culmine della spettacolarità in 3D con movimento delle poltrone incluso.
La nostra visita è durata una settimana e ancora molto resta da vedere. Abbiamo festeggiato in Thailandia il Mother’s Day che coincide con il Compleanno della Regina, partecipando all’accensione delle lanterne. Abbiamo visto ogni sera l’Albero della Vita, simbolo stesso dell’Expo, accendersi in un affascinante spettacolo di suoni e luci tra i giochi d’acqua delle fontane illuminate. E ogni sera l’intero Expo si accende di vita, mentre i padiglioni si illuminano di colori cangianti e su decine di roof garden si gusta un aperitivo al tramonto. Profumi e ritmi musicali si mescolano come in una gigantesca movida, che purtroppo chiude i battenti troppo presto.
La nostra passeggiata tra le architetture dell’Expo inizia con Il Popolo del Cibo, le sculture di Dante Ferretti ispirate ai quadri dell’Arcimboldo che accolgono all’ingresso il visitatore come un esercito gaudente. Sempre all’ingresso il Padiglione Zero racconta la storia dell’Uomo sulla Terra attraverso il suo rapporto con la natura e il cibo. Poi il viaggio ha inizio, proprio come da bambini si giocava a immaginarsi il mondo tutto rinchiuso in una stanza. Camminando tra le architetture di Expo si passa dai colori accesi del Sud America a quelli dell’Africa, per gettare uno sguardo all’ Estremo Oriente o soffermarsi in Piazza Italia o ancora guardare le cascate del Padiglione USA  riflettersi quasi in quelle del Kuwait, sotto le sue tende che la sera mutano colore dal giallo, al rosso, al blu.
Il Nepal riproduce un antico Tempio, il Brasile diverte facendo camminare i visitatori su una gigantesca rete sospesa, l’Azerbaigian li fa salire all’interno di una grande sfera di vetro, l’Estonia lascia che si dondolino sulle tradizionali altalene, gli Emirati Arabi li invitano ad entrare attraverso la strettoia di  un canyon, la struttura della Thailandia richiama il cappello dei coltivatori di riso, la Bielorussia è un grande mulino ad acqua, l’Ungheria all’interno di una grossa botte, il Marocco e l’Oman riecheggiano le mura rosse dei palazzi arabi a ridosso di giardini e fontane, la Malesia ricrea la foresta pluviale, la Polonia un bosco fiabesco. Il padiglione del Regno Unito ricostruisce l’impressione di trovarsi al centro di un gigantesco alveare, composto da 1000 luci LED, con una struttura di 30 tonnellate di alluminio al cui interno si odono i brusii delle api. Il Giappone celebra la tradizione del Kagamibiraki con un’esposizione davanti al proprio Padiglione di botti di sakè, il Komodaru offerto alle divinità per celebrare la festività del raccolto. Architetture in legno e giochi di specchi trionfano ovunque. Impressionante l’ingresso del Padiglione Russia il cui soffitto a specchio sostiene la magnifica terrazza con un colpo d’occhio su tutta Expo.

Se il cibo è il protagonista di Expo come tematica il cibo la fa anche da padrone nel nostro viaggio di pochi chilometri attraverso il mondo. Un concentrato di gusti e sapori dall’Estremo Oriente alle Americhe. Ogni Padiglione ha almeno un ristorante annesso, per mostrare i piatti tipici di ogni Nazione, e ce ne è davvero per tutti i gusti e per tutte le tasche, dai chioschi e lo street food per un boccone rapido agli ambienti più curati e perfino alle cene con chef stellato. Ci saremmo solo aspettati prezzi più promozionali, ma se ti scosti dalle affollate aree picnic per salire ai roof garden salgono anche i prezzi insieme al livello della cucina. Il piacere, comunque, è quello di vagare da un assaggio all’altro per gustare e alternare nell’arco di pochi giorni tutti i sapori del mondo.
La scelta è infinita, noi abbiamo tentato una piccola selezione, ciò che si può sperimentare in un giro del mondo in 7 giorni.
Lituania e Russia propongono giornalmente piccole degustazioni gratuite per far assaggiare i loro prodotti. Un ottimo aperitivo, soprattutto se costituito da uno shot della preziosissima vodka Beluga.
La Corea propone menù degustazione per far assaggiare il Galbijjim o il Bulgogi o il Bibimpap insieme allo speziatissimo Kimchi. Menù degustazione anche al Ristorante dell’Oman, il nostro preferito tra quelli finora provati, dove in un ambiente fresco e accogliente si possono alternare i migliori piatti tipici della cucina araba. Ottimo rapporto qualità prezzo al ristorante polacco, mentre i gustosi piattini dell’Ecuador sono forse un po’ troppi cari rispetto all’ambiente semplice e affollato in cui sono serviti. Come un po’ troppe care, anche se piacevoli, sono le molte tapas spagnole accompagnate da altrettanti apprezzatissimi vini nel giardino a fianco del Padiglione Spagna (al piano superiore un ristorante serve la tradizionale paella). Ma il vino migliore è quello degustato in Cile, dove ha avuto luogo anche una dimostrazione culinaria per la preparazione del curanto, il piatto tipico cileno che mescola carni e frutti di mare: ottimo.
Ottimo è anche il lobster roll servito al food truck allestito a fianco del Padiglione USA: autentico sapore del New England. Strada facendo ci si può fermare per dei piccoli assaggi israeliani (il classicissimo hummus). Per il cioccolato c’è un’intera area, con gelati e crèpes. E gli aperitivi? Gustateli sui roof garden. Come su quello del Messico, dove consigliamo il Margarita al Mezcal, o su quello del Regno Unito dove non si può non assaggiare l’inglesissimo Pimm’s, accompagnato magari da eleganti piattini (e sfatiamo una volta per tutte la leggenda sulla cucina inglese). Nei fini settimana, oltre alle molte happy hour è conveniente l’aperitivo tutto italiano con tre assaggi di vini.
E siamo così arrivati in Italia, dove le etichette di vino proposto sono 1300, e anche a tavola la scelta è sconfinata. Da Peck ai molti chioschi  per assaggi di salumi e formaggi (consigliamo il Panino Beretta, ad un prezzo veramente conveniente rispetto ad altri “spuntini” di Expo), per non parlare di Eataly dove sono presenti tutte le Regioni italiane. Ma il giro del mondo in 7 giorni volge al termine ed allora occorre ripartire per il viaggio in Italia.

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Gabriella Aguzzi