“Credevo che la festa fosse terminata con il Premio precedente invece dovrò andare avanti a bere” dice un emozionatissimo Bong Joon-ho quando è chiamato sul palco a ricevere la statuetta per la Miglior Regia dopo aver ritirato quella per il Miglior Film Internazionale (il primo a riceverla sotto questo nuovo nome, poiché quest’anno l’Oscar al Miglior Film in Lingua Straniera è stato ribattezzato così). E da grande signore qual è rende con sincera umiltà omaggio agli altri concorrenti della categoria, Sam Mendes, Todd Phillips, Quentin Tarantino che sosteneva i suoi film quando ancora erano poco noti e Martin Scorsese, che lo ha ispirato e al quale regala una standing ovation. Se ci fosse stato un Oscar per il miglior discorso della serata sarebbe anche quello andato a lui.
Ma la festa non è ancora finita per il regista sudcoreano e il meglio deve ancora arrivare: l’Oscar per il Miglior Film. E Parasite è il primo film non in lingua inglese a vincere il premio più importante della serata e porta a casa un poker: Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Film Internazionale, Miglior Sceneggiatura.
Ma, senza voler di nulla sminuire questa splendida commedia nera oscuramente simbolica, film originalissimo e corrosivo con le sue impennate e i bruschi cambi di registro, è proprio questa pioggia di Oscar sullo stesso film a lasciarci perplessi in un’edizione così ricca di capolavori, un vero scontro tra titani per il quale un’equa distribuzione dei Premi sarebbe stata più consona. Le quattro statuette danno l’impressione di un gioiello in un mare di mediocrità, il che non rende l’idea di un’annata cinematografica quanto mai ricca e speciale. Scorsese con The Irishman firma una sorta di “film testamento” che è la summa artistica del suo Cinema, così come Tarantino con la sua dichiarazione d’amore ad un Cinema perduto raccoglie quanto di più caro ed emblematico del suo modo del suo stile cinematografico, e soprattutto il 1917 di Sam Mendes è un capolavoro di regia mozzafiato sul quale avremmo scommesso senza indugio.
Il bel Joker di Todd Phillips porta a casa la statuetta per il Miglior Attore Protagonista: non premiare l’interpretazione di Joaquin Phoenix sarebbe stato un crimine. Anziché sciorinare la solita ondata di ringraziamenti l’attore si prodiga in un lungo discorso ecologista. Il pronostico su di lui era una certezza, come pure era prevedibile l’Oscar per la Miglior Attrice Protagonista: Renée Zellweger in Judy è una splendida, dolente Judy Garland nei giorni del suo tramonto.
Tutti film da non perdere e Parasite torna nelle sale fresco di Oscar. Ma consigliamo anche dello stesso regista Memorie di un Assassino (Memories of Murder), in sala dal 13 febbraio, il suo primo capolavoro riscoperto proprio sull’onda del successo di Parasite: un thriller, sempre interpretato da Song Kang-ho, su una serie di delitti irrisolti che, a nostro personale parere, ha suggestioni ancora maggiori del film insignito degli Oscar. Che il primo film coreano a trionfare nella Notte delle Stelle serva finalmente a far scoprire ed apprezzare anche al grande pubblico una cinematografia che ha davvero molto da dire?
La recensione del film vincitore