Fabrizio De André e PFM, il concerto ritrovato

13/02/2020

“È come un viaggio nel tempo, sul treno dei ricordi, a riscoprire un’epoca, un’atmosfera, luoghi che non ci sono più”. È lo stesso Walter Veltroni a recensire al meglio il proprio docu-film sullo storico concerto che vide il cantautore Fabrizio De André rivisitare i propri pezzi assieme al rock progressive della Premiata Forneria Marconi. Un progetto folle, nato nel 78 grazie a un incontro a Nuoro tra Franz Di Cioccio e Fabrizio. Franz aveva collaborato, coi “Quelli” (non erano ancora la PFM), all’album La Buona Novella. Anni dopo si erano incontrati in Sardegna, e nella magica atmosfera dell’Agnata avevano fantasticato su un concerto rivoluzionario, la versione italiana di Dylan-The Band. Discografici ed amici avevano detto, senza eccezione: no, una follia, impossibile. E allora Fabrizio aveva detto: ottimo, si fa. Di quei concerti è rimasta la registrazione sonora, fatta a Firenze e Bologna, raccolta negli album ormai leggendari, ma fino ad oggi si temeva non esistesse alcuna testimonianza video. Finché ancora una volta la casualità, e la testardaggine di Di Cioccio, hanno scovato una sorta di “bootleg autorizzato”, girato a Genova il 3 gennaio 79 da Piero Frattari. Fabrizio gli aveva detto “riprendi pure, ma non farmi vedere le telecamere sul palco, né il filmato una volta finito il concerto”, e così i nastri erano rimasti sepolti in un magazzino per 40 anni. Salvati, accuratamente restaurati, sono ora il cuore del film di Veltroni, che dopo la prima mezz’ora di racconti, ci immerge nel concerto, con il solo tocco esterno di far scorrere sulle immagini i testi delle canzoni, con la grafia del suo autore .
“Sembra di essere ancora lì – dice commossa Dori Ghezzi – come se fosse ieri: lo stesso suono, la stessa atmosfera”. Innegabile. Il lavoro di restauro del sonoro, ad opera di Lorenzo Cazzaniga e Paolo Piccardo, è fantastico, e anche, se rispetto al suono che abbiamo in mente dai dischi, la parte ritmica è leggermente penalizzata, la voce di De André ne esce al meglio, in tutta la sua indicibile bellezza. Come la bellezza del sorriso di Fabrizio: “Lo vedo in faccia, in concerto, per la prima volta – chiosa Flavio Premoli – perché sul palco noi lo vedevamo solo di schiena. E ho scoperto che mentre cantava sorrideva, era felice”

Enrica Aguzzi