Per andare ad Est devi andare ad Ovest

30/04/2021

Per conoscere la cinematografia dei paesi dell’Europa centrale ed orientale geograficamente intesa, tra cui Kazakistan, Azerbajan, Repubbliche baltiche, Armenia, Georgia, Ucraina, i paesi della penisola scandinava, Romania, Moldavia, Repubblica Ceca e altri Paesi balcanici, basta andare al GoEast Festival, quest’anno disponibile per il pubblico solo online. La 21a edizione, organizzata dal DFF - DeutschesFilminstitut & Filmmuseum, ha offerto 16 film in concorso e una serie di eventi e pannel in streaming per soddisfare il più ampio ventaglio di interessi e temi che ruotano attorno ai film dell’Europa centrale e orientale. Le discussioni con i registi durante la settimana del Festival hanno completato il programma del concorso. L’edizione 2021 - dal 20 al 26 aprile - si è svolta solo per la giuria Fipresci, alcuni membri della giuria internazionale (altri erano online), per i responsabili dell’industria cinematografica e altri ospiti, nello storico cinema Caligari FilmBühne nel centro di Wiesbaden, anche per sottolineare l’importanza del festival come evento di settore. La cabina di regia del Festival, nel vicino Museo chiuso al pubblico di Wiesbaden, è venuta a sostegno come luogo dove effettuare i quotidiani test Covid, e soprattutto come centro operativo e organizzativo, in conformità con le attuali norme di protezione contro la pandemia COVID-19 del Governo statale dell’Assia. L’accoglienza per la giuria è stata ottima insieme alla puntualità delle proiezioni e la logistica. È stato fondamentale incontrare filmaker e produttori che si sono confrontati con i giornalisti parlando delle difficoltà di fare film in queste regioni pre-pandemiche del mondo orientale dove la guerra infuria ancora, dove l’ideologia politica impedisce le libertà personali, dove la corruzione è alta o c’è estrema povertà, di cultura, mezzi o risorse. In concorso sono stati selezionati sette documentari, la maggior parte accomunati dal fatto di partire sia da esperienze personali del regista che dalla loro esperienza familiare, e nove lungometraggi per lo più fiction che trattano i problemi attuali e drammatici della gente comune con i desideri di una vita migliore, emigrazione, sfruttamento delle donne (Ulbolsyn di Adilkhan Yerzhanov), problemi legati al mondo del lavoro (The last ones di Veiko Õunpuu), guerra-confini-profughi (This rain will never stop di Alina Gorlova; Should the wind drop di Nora Matrirosyan) e il legame tra tradizione e modernità, religione e superstizione (Chupacabra di Grigory Kolomytsev). Altri temi si possono aggiungere a quelli già citati, come i ritratti di partigiani (il dramma storico In the dusk di Šarūnas Bartas; il documenario How I became a partisan di Vera Lackova; il documentario Landscapes of Resistance di Marta Popidova), il regionalismo (Bilesuvar di Elvin Adigozel) e post-comunismo (Preparations to be together for an unknown period of time di Lili Horvát; Papier-mache di Vitaly Suslin). Alcuni film condividono filmati mozzafiato, anche girati con l'uso di droni, di scenari e paesaggi, dalle tundre alle montagne della Transcaucasia (Life of Ivanna di Renato Borrayo Serrano). Alcuni personaggi mostrano rancore verso il loro passato (Holy father di Andrei Dăscălescu), altri sono proiettati verso il futuro (Bebia, à mon seul désir di Juja Dobrachkous). I documentari si basano principalmente su interviste a personaggi con un punto di vista personale e interessante (Please hold the line di Pavel Cuzuioc; One upon a youth di Ivan Ramljak). Al termine la giuria Fipresci ha premiato due film, uno per la categoria fiction e uno per la categoria documentari. Per la categoria fiction, è stato premiato Bebia, à mon seul désir di Juja Dobrachkous (Georgia, Regno Unito 2020), un intimo film in bianco e nero che collega, attraverso il filo mitologico di Ariadna, il presente con il passato, in un percorso di crescita della giovane protagonista alla scoperta delle sue radici georgiane. Il film ha vinto anche il Giglio d’Oro per il miglior film assegnato a Wiesbaden dalla giuria internazionale. Per la sezione documentari, il premio assegnato dalla giuria Fipresci ha selezionato il docufilm Please hold the line, del regista romeno Pavel Cuzuioc (Austria 2020), che sviluppa, nei dialoghi liberi tra tecnici delle telecomunicazioni e gli utenti che devono risolvere i problemi nel loro case, le considerazioni sulla difficoltà nel mondo moderno di poter comunicare efficacemente tramite telefono e con i media. Il documentario mette in luce la professione spesso trascurata dei tecnici dei cavi e l’importanza della comunicazione, senza la quale la vita moderna nelle regioni più rurali di Ucraina, Moldova, Romania e Bulgaria sembra quasi impossibile.
Nutriamo grande aspettativa che la 22. edizione del Festival GoEast venga realizzato dal vivo poiché completamente “live” deve essere il cinema, in sala per pubblico e addetti ai lavori.

Michela Manente