25° Far East Festival
17/05/2023
Un’edizione sontuosa quella del Far East Film Festival 2023: il Festival di Udine compie un quarto di secolo ed è cresciuto di anno in anno, divenendo punto di riferimento e appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati di Cinema Orientale. Nella sua storia ha scoperto autori divenuti poi culto e continua ad ospitare e a far conoscere anche al pubblico europeo le nuove rivelazioni cinematografiche dell’Estremo Oriente, alternando, con proiezioni dalle 9 di mattina a mezzanotte, film intimisti a sontuosi kolossal in costume, appassionanti thriller a commedie divertenti. Ne è un esempio il film d’apertura Ajoomma, il viaggio rocambolesco di una casalinga di Singapore sui luoghi delle sit com coreane di cui è appassionata, una commedia dallo humour sottile e allo stesso tempo tenera e venata di malinconia, interpretata dalla straordinaria Hong Hui Fang, ospite a Udine insieme al ricco parterre della opening night.
Talks e Master Class hanno infatti caratterizzato le giornate successive, culminando con la consegna del Gelso d’Oro alla Carriera alla grande attrice giapponese Baisho Chieko.
La seconda giornata del Festival si è svolta all’insegna di Spy Stories e Legal Movies. Hidden Blade di Cheng Er è un intricato intreccio di spionaggio politico raccontato con stile raffinato mentre Phantom del coreano Lee Hae-young, ambientato negli Anni Trenta durante la colonizzazione giapponese della Corea, pone cinque sospettati in un sontuoso hotel per scoprire chi tra loro sia il misterioso membro della Resistenza denominato Fantasma.
Si interrogano sulla giustizia A Guilty Conscience di Jack Ng, campione d’incassi assoluto a Hong Kong (la coscienza che rimorde è quella di un avvocato di grido attento solo alla propria carriera che cerca il riscatto impegnandosi a scagionare una madre ingiustamente accusata dell’omicidio della figlia, scavando in fondo ai fatti per trovare la verità) e il giapponese December di Anshul Chauhan, dove una coppia separata si ritrova per il processo che rimette in libertà l’assassina della figlia e i due coniugi affrontano in diverso modo la riapertura del caso e della ferita che li ha segnati. Presenti a Udine i due interpreti Matsuura Ryo e Shogen.
Ma veniamo alle nostre scelte, i film che più ci hanno colpito nella lunga carrellata del 25° Far East Film Festival di Udine.
Where the wind blows, diretto da Philip Yung e interpretato dalle affascinanti star di Hong Kong Tony Leung e Aaron Kwok, racconta la corruzione nella polizia a Hong Kong coprendo 40 anni di storia e seguendo i due protagonisti dai traumi della guerra alle ambizioni e tentazioni dei lussi che li portano a trarre profitto dalle attività delle triadi, in una parabola di ascesa e caduta. Vi sono echi di C’era una volta in America, Quei bravi ragazzi, Il Padrino e raffinate inquadrature che richiamano il Cinema di Wong Kar-wai.
A light never goes out di Anastasia Tsang è un piccolo gioiello di intensa poesia, un omaggio a un mondo perduto, quello delle insegne al neon che hanno illuminato Hong Kong e che sono state lentamente smantellate. La vedova di un artigiano di insegne tiene vivi il sogno e la luce del marito creando la sua ultima insegna incompiuta. Struggente.
Il coreano The Night Owl di An Tae-jin è un appassionante e sontuoso thriller storico tra intrighi di palazzo e delitti che hanno come testimone l’agopunturista di palazzo cieco.
E per finire la nuova rivelazione del cinema giapponese, i fratelli Watanabe, il cui Techno Brothers è stato presentato a Udine in prima mondiale.
Hirobumi Watanabe scrive e dirige, Yujiro Watanabe è autore delle musiche. Il look è quello dei Blues Brothers, lo stile è in sospeso tra Jarmush e Kaurismaki (e infatti il viaggio degli sfortunati e squattrinati Techno Brothers ricorda quello dei Leningrad Cowboys), lo humour rimanda al primo Kitano. Impassibili, immobili, muti, monoespressivi dietro gli occhiali scuri i Techno Brothers, impersonati dai Watanabe Brothers, passano tra gli squallori di tristi (e irresistibili) festival e audizioni in un viaggio verso Tokyo dal panorama piatto e desolante, vittime di una manager in abiti leopardati che al ristorante ingurgita porzioni enormi ordinando per loro solo acqua del rubinetto.
I fratelli Watanabe si presentano in sala con camicia rossa e occhiali scuri come nello stralunato road movie e al ritmo delle loro musiche elettroniche annunciano nuovi progetti. Che, considerata la versatilità e l’eclettismo del duo, saranno pieni di sorprese.
Leggi anche la recensione di Full River Red, il film di Zhang Yimou presentato in chiusura del Far East Film Festival
Leggi anche la recensione del film vincitore Abang Adik di Jin Ong
Gabriella Aguzzi