Cinema in (no pay) TV

01/02/2009

Mi piacciono poco le lettere che non hanno servito a
rendere virtuosi coloro che ne sono istruiti.
Sallustio, Bellum Iugurthinum.

Eliminata l’ignoranza , viene tolto anche lo stupore,
cioè l’unico mezzo che essi abbiano di
argomentare e difendere la propria autorità.
Baruch Spinoza, Etica (pag. 120)

È abbastanza significativa di come vanno le cose in televisione la confessione fatta da Enrico Ghezzi nel presentare la notte di Fuori Orario dedicata al regista americano recentemente scomparso Robert Mulligan. Lo studioso ha fatto capire che l’aver inserito nell’omaggio i film Su per la discesa e Una strada chiamata domani dipendeva dal fatto che si trattava degli unici film di Mulligan disponibili in Rai. Infatti erano stati trasmessi pochi mesi fa sempre su RaiTre. L’ammissione di Ghezzi non sminuiva né l’omaggio, né tanto meno il valore dei film, semplicemente, tra le righe, voleva lamentare uno scarso interesse della Rai per l’acquisizione dei diritti di trasmissione di film importanti, non contemporanei e soprattutto non necessariamente appetibili da un pubblico cinematograficamente sempre più superficiale e ignorante. Non bisogna dare la colpa solo alla televisione. Basta fare un salto nelle biblioteche per accorgersi che spesso si preferisce acquistare l’ultimo libro di Fabio Volo o la biografia di un cantante piuttosto che Kafka o Dostoevski. La logica che sta dietro a certe scelte è la stessa che governa i palinsesti televisivi ed è la stessa che trionfa attualmente in ogni ambito della nostra società: l’unica valida ragione per cui qualsiasi cosa abbia ragione di esistere è che abbia successo, che piaccia al maggior numero di persone, che fornisca un profitto. In base a questa logica, ovvio che la Rai preferisca investire in un reality-show o in  una fiction piuttosto che acquistare i film di Mulligan o di Bunuel o di Resnais (anche per non fare dispetti a Sky che, comunque, in proporzione non trasmette meno robaccia dei canali in chiaro, quindi non dovrebbe dispiacersi più di tanto se Rai 2 trasmettesse, ma è fantascienza, Dreyer o Murnau). Considerato che la televisione dovrebbe rappresentare uno strumento educativo soprattutto legato all’espressione visiva, i danni causati da certe scelte sono evidenti e incalcolabili (o calcolabilissimi, perché sotto gli occhi tutti). Lasciando da parte questo discorso, che ci porterebbe lontano (basta poco d’altra parte per chiarirlo al limite della semplificazione: la televisione è legata a doppio filo alla pubblicità, i pubblicitari vogliono l’audience, il Cinema degno di questo nome non fa grandi ascolti, quindi pubblicità vs. Cinema), vediamo di prendere in esame i palinsesti dei vari canali non a pagamento in una settimana qualsiasi, per mettere in rilievo quanti pochi film di qualità o comunque non banali vengano trasmessi. La settimana è quella che va dal 25 al 31 gennaio. Domenica 25 l’unica programmazione cinematografica valida è stata come al solito quella di Fuori Orario, che ha trasmesso Intervento divino, del 2001, di Elia Suleiman, e Verso Oriente, del 2002, di Amos Gitai. Notte più o meno fonda anche sui canali Mediaset, se si escludono due discreti titoli comunque in linea con le prefererenze dello spettatore medio: su Rete 4, nel pomeriggio, La caduta delle aquile, del ’66, di John Guillermin, e su Canale 5, di notte, Arlington Road (1999), di Mark Pellington. Su Italia 1 i soliti film tv fiabeschi spacciati per film veri (ormai una consuetudine) più il pessimo (infatti è in orario di massimi ascolti) Charlie’s Angels di McG. Un po’ meglio La7, che però non ha brillato per originalità e la cui programmazione cinematografica, con l’avvio della nuova stagione, è peggiorata parecchio (il direttore aveva detto di volerla trasformare in una tv “per casalinghe”, sarà per questo?). Nel pomeriggio ha trasmesso film visti più volte (I magnifici tre, di Giorgio Simonelli, e Milady, diretto nel 1975 dal grande Richard Lester), la sera idem, con il sopravvalutato Il silenzio degli innocenti, thriller (ça va sans dire) di grande successo di Jonathan Demme. Un titolo non disprezzabile anche su 7 Gold, alle 23: L’amore e il sangue, del 1985, di Paul Verhoeven. Lunedì, spicca ovviamente I mostri, di Dino Risi, trasmesso al pomeriggio da La7, anche perché il resto della programmazione totale è semplicemente deprimente. Italia 1 mette in prima serata Miami Vice, action di Michael Mann del 2006. A tutt’oggi, non ce ne vogliano i fan del regista di Collateral, il suo film peggiore. Adatto, dispiace dirlo, a chi si guarda tutti i telefilm polizieschi che le reti televisive diffondono in dosi massicce. Saltando sui palinsesti notturni, troviamo su Rai 1 un altro bluff come Spike Lee, per di più con Lei mi odia, tristissimo tentativo di commedia da un regista che aveva iniziato proprio con un buon film brillante come Lola Darling. Fuori Orario, per non essere da meno, ha trasmesso un nuovo tv-movie della serie Masters of Horror (seconda serie) e cioè un altro esempio di decadenza creativa. Trattasi infatti di Pelts – Istinto animale, di Dario Argento, il quale, tanto per non smentire la sua fama di re del gore, ci da dentro con effettacci stomachevoli, che però non lasciano il segno. Non siamo tra quelli che sparano su Argento ogni volta che gira un nuovo film, perché è sempre meglio vedere qualcosa di suo che di molti colleghi più giovani, ma certo non è più possibile trovare nelle sue opere più del semplice mestiere. Sulla serie Masters of Horror trasmessa all’interno di Fuori Orario andrebbe comunque fatto un discorso a parte. La sensazione è che la Rai abbia acquistato l’intero pacchetto e che non sapendo (per la massicce dosi di sangue versato) ovviamente dove collocarlo l’abbia offerto (imposto?) a Ghezzi e soci. Che a loro volta, indecisi su come inserirlo nel loro meritevole, notturno cineclub televisivo, l’abbiano piazzato al lunedì, giorno solitamente dedicato alle chicche televisive d’antan (Branca e Cottafavi, Rossellini e Soldati, tanto per dire). Il problema è che la maggior parte dei film della serie, fatta parziale eccezione per quelli di Carpenter, McNaughton e Joe Dante, non sono proprio dei capolavori e fanno una pessima figura di fronte agli splendidi spezzoni di Tourneur e Wise prodotti da Val Lewton che li precedono e li seguono. Tornando alla notte di lunedì, pura serie c su Italia 1, con La ragazza di Cortina, firmato Maurizio Vanni ma chiaramente partorito dalla mente di Sergio Martino. Un mistery sonnolento modellato (male) sui suoi must degli anni Settanta ma che, se non altro, non ha troppe pretese (rispetto al tonitruante Mann, tanto per dire) e mette in mostra due splendide attrici come Vanessa Gravina e Isabel Russinova. Tuttavia, simpatie martiniane a parte, siamo certo ben lontani dal Cinema che un canale televisivo serio dovrebbe proporre. Martedì 27 (sarà per il fatto che era il Giorno della Memoria?) va meglio. Rai 1 di notte trasmette Arrivederci ragazzi (1987), di un grande regista francese un po’ troppo dimenticato come Louis Malle. Se pensiamo che il resto della programmazione di Rai1 è da codice penale (con il top ovviamente in prima serata, uno degli show più brutti e inutili mai trasmessi), è lecito scandalizzarsi perché le uniche cose importanti (Rai Educational alle 2.05 e appunto Malle) vengono trasmesse quando pochi se ne accorgono? Rai 2, cioè il peggior canale televisivo in assoluto, però, non ha nemmeno Malle e spara come presunto film un Montalbano stile “stracult”, vale a dire L’ispettore Coliandro, degli ineffabili Manetti Bros., che sono anche piacevoli quando scherzano ma nel momento in cui cercano di fare i seri e saccheggiano De Palma affondano in un cattivo gusto visivo che lascia basiti. Un maestro assoluto domina per una volta una prima serata televisiva. È Roman Polanski con Il pianista (su Rete4), che però nonostante le lodi non è all’altezza dei suoi capolavori passati. Ma in confronto al resto, ovvio, svetta. Sempre Rete4, nel pomeriggio di martedì, alza il livello cinematografico del giorno con il western Hombre (’66), di Martin Ritt. Ricordando l’Olocausto (doverosissimo farlo, ma senza sembrare irriverenti, perché non ricordare anche l’olocausto del Cinema?), La7 ha trasmesso Train de vie, del 1998, di Radu Mihaileanu, grazioso ma niente di più. Una buon film d’avventura, Per una manciata di soldi (‘72), di un bravo e sottovalutato regista come Stuart Rosenberg, è andato in onda su 7 Gold. Un canale che zitto zitto, quando non inonda l’etere di chiacchiere calcistiche faziose e settarie, trasmette buoni e anche grandi film in prima serata (da ricordare, tra gli ultimi, L’uomo dai 7 capestri di John Huston, Madame Bovary di Minnelli, La notte dell’agguato di Mulligan, Exodus di Preminger, eccetera; roba che a Rai 2 non sanno nemmeno cosa sia). Insomma, se non fosse per il pessimo Tu, io e Dupree trasmesso in prima serata da Italia 1 e per, di notte sullo stesso canale, Torbide ossessioni (’96) di Steven Soderbergh, martedì 27 gennaio rischierebbe di passare alla storia come uno dei pochi giorni in cui quasi tutti i comunque pochi film trasmessi erano film d’autore e di ottimo livello. Niente fuffa, in poche parole, a cui invece si è simpaticamente tornati il giorno seguente. Rai1, infatti, non contenta di mandare in onda una sfilza di varietà e talk-show deprimenti, nello scegliere un film da mandare una tantum in onda, ha guarda caso optato per uno dei peggiori action degli ultimi dieci anni (che è tutto dire), cioè Mr. e Mrs. Smith, diretto nel 2005 da Doug Liman per sfruttare la coppia d’oro Jolie-Pitt. Bisogna ammettere che tra chi si occupa dei palinsesti di Rai 1 regna comunque la coerenza. Nel dubbio, si punta sempre sul peggio. Per il resto mercoledì, se si esclude l’americano L’erba del vicino, di Joe Dante, trasmesso verso l’una di notte da Rete 4, è stato appannaggio dei film medi italiani, da Salvo D’Acquisto (del ’75, di Romolo Guerrieri) e Miami Supercops, diretto nel 1985 da Bruno Corbucci (Rete 4, pomeriggio e prima serata), a Amore mio aiutami, di Alberto Sordi (La7, 21.10) per finire con i notturni A 008 Operazione sterminio (’65) di Umberto Lenzi (Rete4) e Perché si uccide un magistrato?, cupo mafia-movie di Damiano Damiani (Italia1). Rete 4 ha tenuto alta la media, almeno quantitativamente. Ma, nel complesso, non siamo certo allo zenit. Insomma, nulla di nuovo sotto il sole. Giovedì 29, la Rai ha toccato il fondo. Neanche un film trasmesso. Certo, piuttosto che Mr. e Mrs. Smith, meglio niente. Ma, per un servizio pubblico, è vergognoso. In compenso in prima serata su Rai 1 c’era il pessimo telefilm Il commissario Manara, che in confronto Coliandro sembra diretto da Fritz Lang. E su Rai 3 (a cosa si è ridotta) un altro telefilm, questa volta di quelli con cui gli americani invadono il mondo, tanto amati (pare) dai telefilmofili e tanto detestati da chi scrive. Nemmeno gli altri canali hanno brillato. I migliori film del giorno sono stati i discreti, ma pluritrasmessi, E io mi gioco la bambina (’80) di Walter Bernstein (pomeriggio di Rete 4) e Rambo, diretto da Ted Kotcheff, in prima serata su Italia 1. Sempre Rete 4, alle 23.25 ha trasmesso un non proprio riuscito film di Jonathan Kaplan, Bangkok senza ritorno (’99), comunque non scontato e di notte Grazie zia, di Samperi. Uno dei peggiori film di Fulci invece per la notte di Italia 1: I fantasmi di Sodoma. Quasi da cinefili come al solito il film di 7 Gold, una rarità come Permettete signora che ami vostra figlia?, diretto nel ’74 da Gian Luigi Polidoro e interpretato da Ugo Tognazzi. Venerdì repetita juvant per i canali Rai: pessimi varietà, brutte soap, telefilm inguardabili e un solo film, all’interno di Fuori orario, Pola X (’99), diretto da Leo Carax, ex-enfant prodige del cinema francese. Al contrario è stata al solito Rete 4 ad assumersi la quasi intera programmazione cinematografica. Niente di eccezionale, però: un John Sturges minore nel pomeriggio (Sacro e profano), due riduzioni letterarie non memorabili in serata (Orgoglio e pregiudizio, di Joe Wright, e Le relazioni pericolose, di Stephen Frears) e Metti, una sera a cena, di Patroni Griffi, nella notte. Tutto cinema medio (Il grande circo di Joseph Newman nel pomeriggio su La7, Il grande giorno di Jim Flagg, western di Burt Kennedy su 7 Gold, La prima notte del dottor Danieli, gustosa commedia sexy di Gianni Grimaldi nella notte di Italia 1) o basso (un pessimo Steven Seagal, manco a dirlo, in prima serata su Italia 1, l’esotico di Lenzi Incontro nell’ultimo paradiso, con l’incredibile Sabrina Siani Tarzan in gonnella in tarda serata su 7 Gold) sugli altri canali. Sabato 31, infine, la quantità di film è aumentata, la qualità mica tanto. Il pomeriggio e la sera sono all’insegna dei film americani d’avventura, e per di più trasmessi cinquantamila volte. Spiccano comunque su La7 Wargames – Giochi di guerra (’83) di John Badham, su Italia 1 alle 19.10 Un topolino sotto sfratto, diretto nel 1998 dall’allora promettente Gore Verbinski, e Maximum Risk (’96) dello specialista in action Ringo Lam, in prima serata su Rete4. Sempre un film d’azione, ma piuttosto bolso, è quello di Russell Mulcahy Una bionda tutta d’oro, su La7 in seconda serata. Insomma, nel complesso, pura routine.  Chicche di gran livello invece per Fuori Orario: un Mizoguchi (La signora di Musashino) e un Cukor del ’41 (Volto di donna), più un Cottafavi degli anni Cinquanta. Se in Rai ci fossero più persone come Ghezzi (ed Esposito, e Turigliatto, e Fumarola, eccetera) e meno direttori di rete di pessimo gusto, sarebbe un Paradiso. Invece, è quello che è. Tirando le somme, su una quarantina di film trasmessi, i grandi maestri si contano sulle dita di una mano (Cukor, Polanski, Mizoguchi, Lester, Malle, Ritt), i capolavori pure, gli orrori televisivi soverchiano di gran lunga quel poco che c’è di buono. Credo che verremo accusati d’essere dei nostalgici, di non volerci adeguare ai tempi, ma che ne infischiamo e ci permettiamo di ricordare che una trentina d’anni fa, e anche meno, i canali Rai trasmettevano in prima serata rassegne dedicate a Losey, a Bunuel, a Richard Brooks, a Truffaut, a Visconti     eccetera.

Roberto Frini