
Quando erano state annunciate le candidature, sembrava che “The Millionaire” fosse l'outsider destinato alla sconfitta: del resto due nominations erano per le canzoni, mettendo assurdamente il film in corsa contro se stesso, pur di garantirgli di non andare a casa a mani completamente vuote. Poi sono arrivati i premi collaterali (Golden Globes, premi degli attori, premi dei critici...) e si è cominciato a capire che l'America era stata sedotta da questo film duro e drammatico ma anche tanto colorato e ottimista: forse avrebbe potuto aspirare all'Oscar per la miglior regia. Quando ha iniziato la lotta a colpi di statuette con “Il curioso caso di Benjamin Button”e, a metà serata, si è messo in fuga come l'Inter in campionato, un pensiero è frullato in capo: “Vuoi vedere che...”. Infine, quando Danny Boyle ha letteralmente fatto i salti di gioia per la consacrazione a miglior regista dell'anno, abbiamo avuto la certezza: e infatti la chiamata seguente è stata per il produttore. Dunque Davide ha sconfitto Golia. Nel primo Oscar dell' “era Obama” vince(ovviamente...) la speranza: e così la storia dello “Slumdog” che diventa milionario è diventata la parabola del film stesso, piccola produzione anglo-indiana che sbanca a Holywood.

La sorpresa più grande è però arrivata dal premio al miglior film in lingua straniera, dove il giapponese “Departures” (in Italia lo vedremo in anteprima al Far East Festival di Udine) ha battuto il favorito “Valzer con Bashir”: e pensare che in Italia si sospettava che l'esclusione di “Gomorra” dalla cinquina fosse dovuta alla volontà di non mettere di fronte al film israeliano un avversario troppo agguerrito.... Tutti prevedibili gli altri premi. Migliori attori non protagonisti, il compianto Heath Ledger per il suo Jocker del “Cavaliere oscuro” (pubblico in lacrime, famiglia che assolve un compito ormai divenuto routine) e la spagnola Penelope Cruz (stravolta e logorroica); migliori attori protagonisti Sean Penn (che nel discorso di ringraziamento ha dedicato il premio a Mickey Rourke, sconfitto con l'onore delle armi) e Kate Winslet (felicissimi per lei, ma anche perché è arrivato indirettamente un premio al miglior film della cinquina – tra l'altro, prodotto da Anthony Minghella e Sydney Pollack, entrambi morti quest'anno); miglior film d'animazione “Wall.e” (ma perché non l'han candidato quale miglior film tout-court?). Completano il palmarès "Il curioso caso di Benjamin Button" con tre Premi tra scenografia e trucchi, “Milk” come miglior sceneggiatura originale (onestamente troviamo che la sceneggiatura fosse il punto debole di un film ottimamente diretto), “The duchess” come migliori costumi e “Il cavaliere oscuro” per gli effetti sonori.
I rimpianti che ci restano: che Clint Eastwood non sia stato candidato quale miglior attore per “Gran Torino”, che Heath Ledger non possa aver ritirato il premio personalmente, che il premio al miglior attore non possa venir assegnato ex-aequo (Penn e Rourke), che l'Italia sia stata presente solo nei panni della mummificata Sofia Loren in qualità di madrina del premio alla miglior attrice, che Bruce Springsteen non sia stato “nominato” per la canzone di “The wrestler”.
Le immagini che ricorderemo: Jerry Lewis che ritira il premio umanitario, Paul Newman che ci saluta dalla clip dedicata a chi ci ha lasciato, Hugh Jackman in versione ballerina, la bellezza di Kate Winslet, la clip sui baci romantici dell'anno che ha proposto anche quelli tra Sean Penn e James Franco, Mickey Rourke.