Yukio Mishima fu scrittore e drammaturgo, uno dei pochi autori giapponesi che ottennero immediato successo in occidente.
Personaggio difficile e complesso, era un nazionalista nostalgico, un “conservatore decadente” come lo definì Moravia. Uno dei suoi ideali più forti fu il patriottismo, oltre al culto per l'Imperatore, come ideale astratto dell'essenza del Giappone tradizionale. Mishima difese l'etica dei samurai contro la modernizzazione del Giappone, tentò, con una milizia personale, di sollevare l'esercito per restituire un'anima al suo paese, in fine deluso, si fece harakiri sperando di scuotere il mondo. La sua tragica morte avvenuta nel 1970 all'età di 45 anni, con il suicidio rituale della tradizione (seppuku), durante l'occupazione simbolica del ministero della difesa, suggellò la conclusione della sua vita e della sua vicenda letteraria.
Se mai un uomo portò con sé i germi del suo tragico destino, questi fu Yukio Mishima.
Yukoku (presentato sabato 16 maggio alle ore 23.45 al Cinema Gnomo di Milano nell'ambito della rassegna "Il cinema che non avete mai visto" a cura di Alberto Pezzotta e Filippo Mazzarella) è l'unica opera cinematografica diretta da Yukio Mishima. Un cortometraggio raro e irripetibile, di cui sono sopravvissute poche copie.
Viscerale, profetico, questo corto di 29 minuti mette in scena alcune delle tematiche care allo scrittore: la fedeltà, il codice etico dei samurai, l’eros, la patria, il sangue. Mishima si dimostra decisamente capace dietro la macchina da presa; dichiaratamente teatrale, due attori, lui e la moglie, un solo interno, minimale ed austero, come si addice al tema trattato. Ma allo stesso tempo caldo e appassionato, caldo come l'amorevole addio che i due si scambiano, caldo come il sangue che sgorga a fiotti dal doloroso squarcio. Film profetico, appunto, che pare anticipare la morte di Mishima stesso, che pochi anni dopo commetterà pubblicamente seppuku dopo aver simbolicamente occupato una caserma col suo piccolo esercito. Per questo motivo, tutte le copie in circolazione della pellicola sono state ritirate per espressa volontà della moglie di Mishima, e recuperate solo dopo la sua morte.
La figura di Yukio Mishima ha affascinato molti autori, tra cui Marguerite Yourcenar, che scrisse il libro Mishima o la Visione del Vuoto (Bompiani 1982): una grande scrittrice d'Occidente smonta i meccanismi della psicologia di un grande scrittore d'Oriente, illuminandone le ambizioni, i trionfi, le debolezze, i disastri interiori e infine l’atto supremo del suicidio. A lui dedicò un film anche Paul Schrader, Mishima - Una vita in quattro capitoli (1985), prodotto da Coppola e Lucas, presentato in concorso al 38° Festival di Cannes.
Elegantissimo e insostenibile,”Yukoku” è abbinato a Cutting Moments di Douglas Buck: un horror estremo sulla follia domestica, interpretato dalla figlia di Nick Ray.
Continuano così gli appuntamenti fissi del Cinema Gnomo: sabato 16 maggio, oltre agli horror di mezzanotte, verranno presentate alcuni Anime giapponesi, l’animazione del Sol Levante, con tre inediti: Hide and Seek, Manie Manie e Barefoot Gen.
Domenica 17 maggio in programma per Orientalismi, il miglior cinema proveniente dall’Est asiatico, due noir honkonghesi: Triangle, film recentissimo diretto da tre maestri, Tsui Hark, Ringo Lam, Johnnie To, quest’ultimo in concoso a Cannes 2009 con Vengeance; e Dangerous encounters – First kind di Tsui Hark, capolavoro maledetto e censuratissimo della “New Wave” honkonghese di inizio anni Ottanta.