Giallo?

12/07/2009

Al 55’ Taormina Film-Fest in concorso nella sezione Mediterraneo è stata presentata la nuova opera del cineasta napoletano Antonio Capuano, che torna finalmente sugli schermi dopo l’ottimo film La Guerra di Mario con Valeria Golino.
Da sempre il cinema di Capuano è estremamente interessante perché abbastanza urticante e non omologato al resto del panorama italiano. Premetto che dal sottoscritto il regista napoletano è estremamente amato proprio per il suo andare controcorrente in tutte le sue opere, nelle quali  riesce sempre nella difficile impresa di non ripetersi mai.
Questa volta il regista gioca con il genere giallo-noir affrontando di petto argomenti ostici come la vecchiaia, la solitudine, le ferite non ancora rimarginate dell’olocausto perpretrato dai nazisti, e le relative vendette attuate anche dopo 60 anni.
Il protagonista è un anziano fiorista, Vittorio Zemeli, che conduce un’esistenza estremamente riservata, appartata e ripetitiva, casa e lavoro. Ogni sera mangia in salotto guardando la televisione ed una sera all’improvviso vede una strana pubblicità con un uomo tutto impettito ed elegante che mangia con i suoi medesimi movimenti, che ad un certo punto estrae una rivoltella puntandosela alla tempia facendo fuoco…Ma la cosa inquietante e per certi versi un po’ metafisica è che il povero Zemeli in quell’uomo tutto bello elegante che si suicida riconosce se stesso e da questo momento l’esistenza dell’anziano fiorista viene sconvolta probabilmente per sempre…Qui mi fermo nel raccontare la storia, poiché è un giallo, e temo d’aver raccontato già troppo e un film va visto non letto…
Durante la visione dell’opera di Capuano la mia attenzione si è particolarmente soffermata sulla maniera in cui è realizzata; mi spiego meglio, ho colto una meticolosa attenzione alla struttura del film e ai luoghi in cui interagiscono i personaggi. Azzarderei  che è un film dalla struttura architettonica, con molta cura ai colori un po’ sbiaditi come in fondo è sbiadita l’esistenza del protagonista.
Altra curiosità abbastanza importante è che questa volta Capuano abbandona la sua amata, ma al contempo odiata Napoli con le sue mille contraddizioni, nel bene e nel male, per una plumbeo, uggiosa e rarefatta Torino; creando il suo film più mitteleuropeo.
Il protagonista è interpretato ottimamente da un attore non professionista, Carlo Cantore, che sorprende positivamente per espressività in un ruolo dalle mille sfumature e sfaccettature…In un divertente e divertito ruolo cameo appare una convincente ed autoironica Barbara Bouchet…In conclusione, un ottimo film estremamente interessante e da vedere sperando che venga distribuito al più presto.

Ettore Calvello