È stato per me un vero piacere constatare durante l’ultima Mostra d’Arte cinematografica di Venezia che la mia città natale, Napoli, non produce solo spazzatura o scandali politici legati alla camorra, ma anche cinema d’ottimo livello cosa che, in fondo, non è una novità…
Non è una novità perché in passato la cinematografia Made in Napoli ha partorito dei Maestri, senza scomodare il genio tragicomico del Principe della risata Antonio de Curtis in arte Totò, come il grande Massimo Troisi, che è scomparso maledettamente troppo presto, ma penso anche all’ondata dei cineasti degli anni ’80 Mario Martone, Antonio Capuano, Pappi Corsicato, Stefano Incerti e Giuseppe Gaudino e recentemente il talentuoso Paolo Sorrentino.
Quest’anno Napoli a Venezia appare in tre film nelle varie sezioni del festival.
In concorso troviamo Lo spazio bianco di Francesca Comencini, con una convincente Margherita Buy. Narra una vicenda toccante ed emozionante di una donna non sposata che si scopre incinta, ha un parto prematuro troppo e per alcuni mesi non saprà se la sua bimba vivrà o meno e quell’angoscioso periodo d’incertezza, non ancora vita non morte, è Lo spazio bianco. Girato molto bene anche se dei passaggi di sceneggiatura sono poco plausibili.
Nella sezione Orizzonti troviamo la commedia dolce-amara di Vincenzo Terracciano, Tris di donne ed abiti di nozze, con uno strepitoso Sergio Castellitto, fra Edoardo e Marcello Mastroianni, che dà vita ad un personaggio straordinario nel film italiano probabilmente più interessante e vitale dell’intero festival, assieme all’opera d’esordio di Giuseppe Capotondi, La doppia ora.
Tris di donne ed abiti di nozze è interessante e vitale perché il regista Terracciano realizza un’opera sempre in bilico fra commedia all’italiana, critica di costume sul vizio del gioco d’azzardo, piaga sottovalutata della quotidianità italiana, e il noir, con un finale da polar francese che mi guardo bene dal raccontare…Oltre al già citato Sergio Castellitto è da sottolineare la prova attoriale di Paolo Briguglia nel ruolo del figlio del protagonista.
Napoli, Napoli, Napoli, fuori concorso, opera dell’italo-americano Abel Ferrara, grande regista d’autentici capolavori del calibro di Fratelli, King of New York ma soprattutto del vero ed unico Cattivo tenente con uno strepitoso Harvey Keitel, con tutto il rispetto per Werner Herzog anche lui presente a Venezia con Bad Lieutenant: Port of Call New Orleans, ma ahinoi, in concorso.
Napoli, Napoli, Napoli è un docu-fiction sulla camorra, sui suoi traffici e sul male di vivere in una Napoli degradata, ma al contempo vivace, pulsante ed affamata di vivere…
L’occhio del regista si sofferma ai margini della criminalità, partendo dalle testimonianze delle ospiti del carcere femminile per poi spostarsi sulla vita dei vicoli dei quartieri spagnoli con tutte le sue contraddizioni, bellezze e miserie che sono in fondo la caratteristica di Napoli…Il bene ed il male, le due facce di Pulcinella che piange ed al contempo ride, e questo il geniale e vulcanico Abel Ferrara l’ha colto molto bene come pochi, come solo i grandi registi riescono a fare ed Abel Ferrara è un grande regista.
In conclusione basta vedere questi tre film, completamente diversi fra loro per stili e tematiche per capire e far capire che Napoli non è solo pizza, mandolino e ”munnezza” per strada ma che è soprattutto una città bellissima che meritebbe più rispetto e, principalmente, più impegno politico per valorizzare e proteggere il patrimonio culturale e artstico della città che è stata grande Capitale del Regno delle due Sicilie.