
E' prevista per il 12 febbraio l’uscita dell’ adattamento dell’ultimo libro di Federico Moccia.
Dopo, “Tre metri sopra il cielo”, “Ho voglia di te”, e “Scusa ti chiamo amore” arriva l’ennesima richiesta di perdono, questa volta, per la volontà di accasarsi: “Scusa ma ti voglio sposare”
In una società come la nostra, dove ormai, solo la Heidi di montagna vuole accasarsi con il Peter, ci mancava giustamente che il valore tradizionale delle fedi nascesse guarda caso dalle viscere dei personaggi di Moccia.
E quando questo sublime e cattolico sentimento nasce, ovvio, che ci deve scappare per forza un libro, con tempestivo filmetto consecutivo, dove Moccia fa un lavoro tout court e si posiziona al di là della telecamera.
Un amore di tutto rispetto, del tipo gentile, che non vuole disturbare: scusa di qua, scusa di là. A questo punto, sintetizziamo le cose, evitate di scusarvi e liberataci dal vostro male.
Già il primo della saga, “Tre metri sopra il cielo”, non aveva un senso. Dopo i primi venti minuti di visione, io dovevo ancora capire di cosa parlasse il film.
Motociclette che sfrecciavano per le strade di notte, lo Step che, invece di seguire il corso di aerobica, mille volte più ricreativo direi, dava un cazzotto a uno, e metteva sotto il getto dell’acqua, spero gelata, una ragazzina.
Mentre la versione moderna di Maria Goretti doveva tener a bada la sorellina zoccola di quattordici anni.
E ovviamente, per fare tutto più fashion, una voce fuori campo, trasmessa da qualche radio pirata, fintamente sessantottina, sciroppava qualche frase idiota da far passare come perla di saggezza, nel ricordo dei road movie.
Insomma, un perfetto gioiello cinematografico, digeribile come un kebab fatto fuori alle quattro di mattino, per un feroce desiderio di incutersi violenza.
Poi, il cataclisma. Moccia diventa come Lucas e vuole dare vita alla saga maccheronica di Star Trek.
Non bastavano i lucchetti appesi sui ponti, le frasi scritte sui muri, che trasformavano il cielo nel cugino dell’Empire State Building, un grattacielo a 400 piani, dove abitano coppiette di adolescenti arrapati e in piena tragedia shakspeariana. Assolutamente.
Tutti noi, sentivamo il desiderio del sequel.
E poi, un altro: stesso mare, ma storia diversa.
Moccia, stavolta, chiede scusa. Bussa, chiede se disturba. Domanda assolutamente retorica. Ma entra lo stesso.
E ora, la richiesta di perdono arriva perché si sposano.
Non ci dormivo la notte nel tentativo di sapere come sarebbe finita la loro storia d’amore. Ma Moccia ci ascolta. E esaudisce le nostre richieste.
E in futuro?
Io, umilmente, avrei dei consigli in proposito. Ecco alcuni titoli: “Scusa per l’incipiente calvizia, ma Cesare Ragazzi è andato in pensione”, “Scusa se ho trombato con un altro, ma la tua calvizia mi fa diventare frigida ” e l’ultimo, il più struggente e malinconico che mai, che segnerà ovviamente il ritiro dalle scene dell’autore del film in qualche isola caraibica, “Scusa se muoio”.
E fu così che Moccia ci liberò dal Male.