Which Way Home: To Ride “The Beast”

17/03/2010

Appartenente alla sezione dei film fuori concorso, il secondo documentario della regista Rebecca  Cammisa, si incentra su una realtà critica: bambini emigranti  che tentano il tutto per tutto per arrivare negli Stati Uniti. L’Eldorado a stelle e strisce si presenta come una meta di ricchezza, al pari dell’Italia di Buona Domenica, sciroppata agli albanesi negli anni Novanta, in cerca anche loro della illusoria ricchezza.
La telecamera di Cammisa segue alcuni ragazzini nella difficile traversata del Messico fino al confine Statunitense.
L’inquadratura di Kevin, che apre il film, e il gruppetto di giovani amici che aspettano, sdraiati sulle rotaie  fumacchiando una sigaretta trovata tra i sassi, l’arrivo della “Beast”.
La bestia: i treni merci che attraversano il territorio messicano e varcano il confine, con centinaia di emigranti messicani e dell’Honduras, seduti sulla sua criniera metallica.
Cammisa segue la storia di questi ragazzi, facendo tappa con loro nei vari scali, gettando uno sguardo sulle associazioni e rifugi pronti a dare sostegno ai centinaia di coraggiosi che tentano il salto da
un’esistenza senza via di scampo.
Le interviste ai ragazzini sono disarmanti: bambini che vogliono raggiungere i genitori già negli Stati Uniti o che vogliono arrivare in America per essere adottati da qualche famiglia e lavorare.
“Voglio lavorare e comprare una casa a mia madre, così non dovrà più essere povera”.
Frasi snocciolate da ragazzini di tredici anni, con buchi nelle scarpe, una gran voglia di piangere ma che vanno avanti lo stesso per cercare di migliorare la qualità della propria vita.
Storie di bambini che tentano l’impossibile: certi ce la fanno e altri no. Moltissimi coloro che non ce la fanno nella traversata del deserto o sono uccisi direttamente da contrabbandieri o picchiati e derubati dalla stessa polizia.
Un documentario- reportage che si tinge di sfumature di giornalismo d’inchiesta che non fa commenti, semplicemente, lascia parlare i protagonisti e le loro storie.

Roberta Costantini