Giocando a golf una mattina

13/07/2010

“Giocando a  golf  una  mattina” è  il  titolo dello  sceneggiato protagonista del terzo  appuntamento nell'ambito  della  retrospettiva “Il giallo in bianco e nero” organizzata dal  “Romafictionfest”presso  la  sala  9  del  Cinema Adriano.
Preceduto, come di  consueto, da  una serie  di  “caroselli gialli” e rafforzato  da un  gerundio che  convoca mistero, suspense, retroscena, è  riconosciuto a  furor  di  popolo  e  di  esperti, tra  i “gialli”  classici,  come il  più riuscito delle serie televisive dominate dal fascino  di  poliziotti  ed  investigatori  privati  che  apparvero  in Italia  dal  1969  in poi.
Tratto dal romanzo giallo "A Game of Murder" dello scrittore inglese Francis Durbridge, diviso in sei puntate prodotte  dalla  Rai per la regia di Daniele D'Anza  ed  interpretato  da  un cast  di  attori  davvero  eccezionale, si  tratta di un esperimento  di acuta  ed  intelligente  modernità coinvolgendo nella  ventata  di  cambiamento  rispetto   alla  consueta  realizzazione (modalità  di  ripresa, montaggio  ecc...) in  primis i  titoli  di  testa annunciati  da  una  voce-off enunciante  gli  attori  ed i  rispettivi  personaggi : Luigi Vannucchi, Aroldo Tieri, Filippo Perrone, Livio Lorenzon, Pina Cei, Sergio Graziani, Andrea Checchi, Marina Berti, Luisella Boni, Mario Carotenuto  e  Luigi  Montini.
Inoltre,  mentre  si  ode  cantare   da Paola  D'Orlandi il brano”Il  mio uomo  ha  un impermeabile  bianco”, le  immagini che  scorrono  affascinano  perché mostrano,  in montaggio  alternato,  spaccati    di  Londra  e  la  vita   quotidiana  di  diverse  generazioni  all'epoca della  “beat-generation” insieme a  fotogrammi  della  serie  televisiva i  cui  esterni  furono  proprio  ambientati  nella  capitale  della  Gran  Bretagna  divenuta,  senza  dubbio  alcuno,  il centro del  mondo.
Jack Kirby (Luigi Vannucchi)  è  infatti un ispettore di Scotland Yard che incontra, in vacanza, dopo molti  anni  di  lontananza suo fratello Bob, noto campione di golf. Una mattina, Bob viene ritrovato cadavere  proprio sul campo da golf: la polizia  stabilisce che si  è trattato  di un fortuito colpo partito da un vicino giocatore.
Tuttavia  Jack nota un dettaglio che gli ingenera un dubbio convincendosi dell'assassinio premeditato ai danni del   fratello ...

Come  ha  giustamente rilevato,  nel dibattito  organizzato  tra  le proiezioni  della  prima  e  dell'ultima  puntata  di “Giocando  a  golf  una mattina”, il  critico  Ugo Caruso che, nuovamente, si  è  prestato    intrattenendo   il pubblico  ed accogliendo  due  attori  della  serie,  ossia Luigi  Montini  e  Luisella  Boni, Daniele  D'Anza   era  corteggiato   dal  free  cinema inglese giacché nulla vieterebbe  di  “confondere” il girato  con  i cinegiornali o i  film  di Karel Reisz, Lindsay Anderson o Tony  Richardson .
Quasi  “vomitate” camminano  sulle  stesse strade  la  cosiddetta  “working  class”  e  il ceto  dei “colletti bianchi”. D'altronde   i  vestiti  e le  acconciature dei protagonisti  coincidono  con  quell'epoca di rivoluzione  culturale, ideologica passante per  la  minigonna  da  non intendersi, semplicemente,  come un  nuovo  capo  d'abbigliamento, bensì come  battaglia  per la  libertà individuale.
Luisella  Boni, in particolar  modo,   del  suo soggiorno  londinese ha  ricordato mostri sacri come  Laurence  Olivier  o  Bergman, il musical  “Hair” nella  migliore  versione tra  tutti  i  tentativi successivi,  esaltando  un clima, un'atmosfera impensabili  oggi  nella  frenesia  priva di cultura,  di  impegno  e  professionalità. Gli  attori lavoravano  duramente, ma   sapevano  divertirsi  e contagiarsi di  un  amore  cosmico in un afflato  di  pace e giustizia come  quello diffuso dai Beatles.
Inoltre l'interprete, spiegando le innovative scelte  registiche compiute, si è soffermata  sull'”accademismo”  della  BBC  produttrice  del  medesimo  sceneggiato attenta  soprattutto agli interni  e  a  non trasgredire  dalla  versione  in forma  di  romanzo;  D'Anza , al  contrario,  traspose      la  storia  all'esterno  dinamizzandola con  eccellenti  risultati e  per aiutare gli  attori  a  raggiungere  il  massimo  dell'immedesimazione  alle prese  con  delitti, menzogne  e  violenza, non svelava  loro  le ultime  pagine  del  copione. L'efficacia  scenica  proveniva  dall'effetto  di  vera emozione, preoccupazione collettiva e  rafforzava le  capacità performative  dei  protagonisti  così  come dell'ultima  comparsa.
Luigi  Montini (noto  in televisione in  particolar  modo  in “Italian Restaurant”,”Il  maresciallo Rocca” e  al  cinema  in “Mediterraneo” per la regia  di  Gabriele Salvatores) ha  descritto le  prove  connotate di  un  rigore  teatrale  formale  e  professionale  improponibile  oggi:  dalla lettura   a tavolino, con lo studio  delle  parti, in  totale  ascolto,  alla ripresa senza  necessità  di  girare, diversamente  da  quanto  si  verifica  nell'attuale  panorama della  fiction televisiva, infiniti  ciak  onde  poi selezionare il più  valente.
Non   a caso,  Luisella  Boni  dopo  un folgorante  incipit accanto a  nomi del calibro  di  Howard Hawks  da cui  fu  diretta  nel  1955  in “La regina  delle piramidi” e la  costante partecipazione  a  sceneggiati come  “Orgoglio  e  pregiudizio”,”Non cantare,  spara, “Melissa”, si è  dedicata  anche  al palcoscenico, mondo  imprescindibile  per  chi  voglia  intraprendere  il  duro  mestiere  dell'attore. La si ricorda  soprattutto nel ruolo di Zerbinetta ne Le furberie di Scapino di  Molière , accanto a Vittorio Congia, Sergio Ciulli, Paolo Falace e Sandro Damiani, per la regia di Roberto Marcucci, andato in scena a metà degli anni Settanta.
Nell'analisi  di “Giocando  a  golf, una  mattina” dal macro  al  micro (caffettiera  rigorosamente a  filtro, quotidiani con articoli  scritti in  inglese  e  sottotitolati in italiano), il sentimento  prevalente  tra  il  pubblico  e  gli ospiti si  è  contagiato  di  pessimismo e  rammarico: i  ricordi  di  giorni  felici, citando Beckett, hanno  iniziato  a trasformarsi, pur  partiti  con i  migliori  auspici,  in commemorazione  di  una  defunta, l'arte  della  recitazione, ahimé  con alcuna possibilità  di resurrezione  se non in un' improbabile e  futuribile  nuova  fiction.

Mariangela Imbrenda