“Giocando a golf una mattina” è il titolo dello sceneggiato protagonista del terzo appuntamento nell'ambito della retrospettiva “Il giallo in bianco e nero” organizzata dal “Romafictionfest”presso la sala 9 del Cinema Adriano.
Preceduto, come di consueto, da una serie di “caroselli gialli” e rafforzato da un gerundio che convoca mistero, suspense, retroscena, è riconosciuto a furor di popolo e di esperti, tra i “gialli” classici, come il più riuscito delle serie televisive dominate dal fascino di poliziotti ed investigatori privati che apparvero in Italia dal 1969 in poi.
Tratto dal romanzo giallo "A Game of Murder" dello scrittore inglese Francis Durbridge, diviso in sei puntate prodotte dalla Rai per la regia di Daniele D'Anza ed interpretato da un cast di attori davvero eccezionale, si tratta di un esperimento di acuta ed intelligente modernità coinvolgendo nella ventata di cambiamento rispetto alla consueta realizzazione (modalità di ripresa, montaggio ecc...) in primis i titoli di testa annunciati da una voce-off enunciante gli attori ed i rispettivi personaggi : Luigi Vannucchi, Aroldo Tieri, Filippo Perrone, Livio Lorenzon, Pina Cei, Sergio Graziani, Andrea Checchi, Marina Berti, Luisella Boni, Mario Carotenuto e Luigi Montini.
Inoltre, mentre si ode cantare da Paola D'Orlandi il brano”Il mio uomo ha un impermeabile bianco”, le immagini che scorrono affascinano perché mostrano, in montaggio alternato, spaccati di Londra e la vita quotidiana di diverse generazioni all'epoca della “beat-generation” insieme a fotogrammi della serie televisiva i cui esterni furono proprio ambientati nella capitale della Gran Bretagna divenuta, senza dubbio alcuno, il centro del mondo.
Jack Kirby (Luigi Vannucchi) è infatti un ispettore di Scotland Yard che incontra, in vacanza, dopo molti anni di lontananza suo fratello Bob, noto campione di golf. Una mattina, Bob viene ritrovato cadavere proprio sul campo da golf: la polizia stabilisce che si è trattato di un fortuito colpo partito da un vicino giocatore.
Tuttavia Jack nota un dettaglio che gli ingenera un dubbio convincendosi dell'assassinio premeditato ai danni del fratello ...
Come ha giustamente rilevato, nel dibattito organizzato tra le proiezioni della prima e dell'ultima puntata di “Giocando a golf una mattina”, il critico Ugo Caruso che, nuovamente, si è prestato intrattenendo il pubblico ed accogliendo due attori della serie, ossia Luigi Montini e Luisella Boni, Daniele D'Anza era corteggiato dal free cinema inglese giacché nulla vieterebbe di “confondere” il girato con i cinegiornali o i film di Karel Reisz, Lindsay Anderson o Tony Richardson .
Quasi “vomitate” camminano sulle stesse strade la cosiddetta “working class” e il ceto dei “colletti bianchi”. D'altronde i vestiti e le acconciature dei protagonisti coincidono con quell'epoca di rivoluzione culturale, ideologica passante per la minigonna da non intendersi, semplicemente, come un nuovo capo d'abbigliamento, bensì come battaglia per la libertà individuale.
Luisella Boni, in particolar modo, del suo soggiorno londinese ha ricordato mostri sacri come Laurence Olivier o Bergman, il musical “Hair” nella migliore versione tra tutti i tentativi successivi, esaltando un clima, un'atmosfera impensabili oggi nella frenesia priva di cultura, di impegno e professionalità. Gli attori lavoravano duramente, ma sapevano divertirsi e contagiarsi di un amore cosmico in un afflato di pace e giustizia come quello diffuso dai Beatles.
Inoltre l'interprete, spiegando le innovative scelte registiche compiute, si è soffermata sull'”accademismo” della BBC produttrice del medesimo sceneggiato attenta soprattutto agli interni e a non trasgredire dalla versione in forma di romanzo; D'Anza , al contrario, traspose la storia all'esterno dinamizzandola con eccellenti risultati e per aiutare gli attori a raggiungere il massimo dell'immedesimazione alle prese con delitti, menzogne e violenza, non svelava loro le ultime pagine del copione. L'efficacia scenica proveniva dall'effetto di vera emozione, preoccupazione collettiva e rafforzava le capacità performative dei protagonisti così come dell'ultima comparsa.
Luigi Montini (noto in televisione in particolar modo in “Italian Restaurant”,”Il maresciallo Rocca” e al cinema in “Mediterraneo” per la regia di Gabriele Salvatores) ha descritto le prove connotate di un rigore teatrale formale e professionale improponibile oggi: dalla lettura a tavolino, con lo studio delle parti, in totale ascolto, alla ripresa senza necessità di girare, diversamente da quanto si verifica nell'attuale panorama della fiction televisiva, infiniti ciak onde poi selezionare il più valente.
Non a caso, Luisella Boni dopo un folgorante incipit accanto a nomi del calibro di Howard Hawks da cui fu diretta nel 1955 in “La regina delle piramidi” e la costante partecipazione a sceneggiati come “Orgoglio e pregiudizio”,”Non cantare, spara, “Melissa”, si è dedicata anche al palcoscenico, mondo imprescindibile per chi voglia intraprendere il duro mestiere dell'attore. La si ricorda soprattutto nel ruolo di Zerbinetta ne Le furberie di Scapino di Molière , accanto a Vittorio Congia, Sergio Ciulli, Paolo Falace e Sandro Damiani, per la regia di Roberto Marcucci, andato in scena a metà degli anni Settanta.
Nell'analisi di “Giocando a golf, una mattina” dal macro al micro (caffettiera rigorosamente a filtro, quotidiani con articoli scritti in inglese e sottotitolati in italiano), il sentimento prevalente tra il pubblico e gli ospiti si è contagiato di pessimismo e rammarico: i ricordi di giorni felici, citando Beckett, hanno iniziato a trasformarsi, pur partiti con i migliori auspici, in commemorazione di una defunta, l'arte della recitazione, ahimé con alcuna possibilità di resurrezione se non in un' improbabile e futuribile nuova fiction.