Alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia la sezione “Orizzonti” – creata nel 2004 e dedicata alle “nuove tendenze” del cinema mondiale – compie una svolta importante, rafforzandosi e aprendosi e a tutte le opere “fuori formato” (dunque - con una gamma diversa - anche ai film brevi), con un più ampio e dinamico sguardo verso le vie nuove dei linguaggi espressivi che confluiscono nel cinema.
Nella rinnovata sezione “Orizzonti” – che renderà conto delle più recenti novità linguistiche e delle più diverse esperienze estetiche - verranno dunque ospitate anche tutte le pratiche "fuori formato": film della durata inferiore all'ora o superiore alle due. Sarà inoltre prestata un'attenzione particolare alle esperienze di registi che si siano formati in ambiti espressivi diversi da quello del cinema.
“Orizzonti” occuperà pertanto uno spazio nuovo, diventando anche un “laboratorio” dei diversi linguaggi artistici, all’interno del più grande “laboratorio” della Biennale di Venezia, in collegamento sempre più stretto con gli altri settori.
A proposito della rinnovata sezione “Orizzonti”, il Presidente della Biennale di Venezia, Paolo Baratta ha sottolineato: “La Mostra del Cinema di Venezia, attraverso l’importante riqualificazione di ‘Orizzonti’, diventa il luogo delle future forme del cinema. Conferma di essere impegnata nella ricerca e non solo nella celebrazione degli autori e dei film vincitori dei concorsi. Compie un passo decisivo di allargamento dei propri ‘orizzonti’, verso le più diverse idee, modalità e tecnologie delle quali si potrà avvalere nei prossimi anni l’arte delle immagini. In tal modo Venezia conferma il suo specifico ruolo di punta avanzata della ricerca nel campo del cinema”.
Per un provvisorio decalogo: dieci percorsi possibili di attraversamento dei territori che portano ai nuovi Orizzonti.
ITINERARIO 1. Fare testo
Il rapporto tra immagine e testo (voce fuori campo) rappresenta uno dei mezzi espressivi più fervidi del cinema.
Lontani da ogni volontà esplicativa/illustrativa, mai ridondanti e rifiutando di trasformare l’immagine filmica in volontà di “ autorità “, testo e immagine si possono associare nel cinema contemporaneo per dare origine a nuovi intrecci e nuove relazioni. Fondate sull’ironia, la curiosità, il divertimento, lo stupore.
Tappe suggerite: Noël BURCH e Allan SEKULA, The Forgotten Space (Olanda); Sasha PIRKER, The Future will not be capitalist (Austria); Patrick KEILLER, Robinson in Ruins (Regno Unito); John AKOMFRAH, The Nine Muses (Regno Unito); Manoel de OLIVEIRA, Painéis de Säo Vicente de Fora, Visäo Poética (The Panels of Säo Vicente de For a, A Poetic Vision (Portogallo).
ITINERARIO 2. La vita come sceneggiatura
Le vite non diventano necessariamente sceneggiature, quando il cineasta le ha sufficientemente ascoltate e capite per farle sue, identificandone linee e movimenti. Che il testo preceda il film oppure che ne discenda, siamo qui all’opposto dello storytelling manageriale: si apre una gamma di modi narrativi molto diversi tra loro.
Tappe suggerite: Catherine BREILLAT, La Belle Endormie (The Sleeping Beauty) (Francia); Mauro ANDRIZZI, En el futuro (Argentina); Nicolas PEREDA, El verano de Goliat (Messico); Pasquale SCIMECA, Malavoglia (Italia); Gianfranco ROSI, El Sicario, Room 164 (Francia); Vincent Gallo, The Agent (Stati Uniti); Luiz PRETTI, O mundo é belo (Brasile); Arnaud des PELLIERES, Diane Wellington (Francia); Guillermo ARRIAGA, El Pozo (Messico); Jesse McLEAN, Magic for Beginners (Usa); Josh e Ben SAFDIE, John’s Gone (Usa); Nuntanat DUANGTISARN, Woman I (Tailandia).
ITINERARIO 3. L’immagine disturba il reale
All’opposto di quanto si immagina, molto spesso il cinema contemporaneo, anche nelle sue relazioni più strette con le arti visive, non si discosta poi così tanto dal reale. Lo movimenta, lo trasfigura, lo elude; lo fa scivolare, insomma, verso dimensioni sconosciute. L’immagine cinematografica, per la sua stessa materialità, rinnova la propria alleanza con pittura e scultura. Il contratto tradizionale tra immagine e suono si spezza: nascono così visioni critiche, fantastiche o di sogno, del mondo che ci circonda.
Tappe suggerite: SJ RAMIR, Cold Clay... Emptiness (Nuova Zelanda); LÖFFLER e KORPYS, Atom (Germania); FLATFORM, Non si può far nulla contro il vento (Italia); Oleg TCHERNY, La linea generale (Francia); HUANG Wenhai, Qiao (Crust) (Cina); Galina MYZNIKOVA e Sergey PROVOROV, Voodushevlenie (Inspiration) (Russia); Ken Jacobs, A Loft (Stati Uniti); Ishtiaque ZICO, 720 Degrees (Bangladesh); Emily RICHARDSON, The Futurist, (Regno Unito); Martin ARNOLD, Shadow Cuts (Austria).
ITINERARIO 4. Gli animali ci guardano
Vero o disegnato, il mondo animale può essere metafora di quello umano, ma soprattutto presenza che turba e accende inquietudine, con un’ironia a volte crudele ma più spesso molto divertente. Topolini che ci somigliano fin troppo nei comportamenti; insetti che sembrano sapere che i loro figli saranno gli eredi di questo pianeta; orsacchiotti e conigli dei cartoni animati che non si comportano come tali. Diventano tutti, nelle mani degli artisti, figure del “troppo umano”.
Tappe suggerite: HUND & HORN, Mouse Palace (Austria); Hannes VARTIAINEN e Pekka VEIKKOLAINEN, Erään Hyönteisen (The Death of an Insect) (Finlandia); David OREILLY, The External World (Germania); Atsushi WADA, Mechanic of Spring (Giappone).
ITINERARIO 5. Avete detto documentario?
Il genere documentario ha ritrovato, negli ultimi anni, la libertà che aveva conosciuto nei primi tempi del cinema, prima che generi e filoni industriali codificassero i limiti, vincolando i cineasti. Lontano dalla retorica televisiva e dalle scritture automatizzate, ci sono ancora cineasti che “documentano” (nel senso del Cineocchio di Dziga Vertov). Che sanno fissare un istante perchè sanno scegliere come inquadrarlo. Che sanno che devono mettere in scena la parola perchè l’ “intervista” non dice niente. Che sanno far inventare alla gente attorno a noi una loro vita di cinema. Che sanno prendere la parola perchè la voce fuori campo può essere anche un pensiero ad alta voce. Che sanno trasfigurare il reale con il risultato che il passato diventa presente.
Tappe suggerite: Gianfranco ROSI, El Sicario, Room 164 (Francia); Patrick KEILLER, Robinson in Ruins (Regno Unito); Noël BURCH, Allan SEKULA, The Forgotten Space (Olanda); Nicolas PEREDA, El verano de Goliat (Messico); HUANG Wenhai Xifang quci bu yuan (Reconstructin Faith) (Cina); Marianne KHOURY e Mustapha HASNAOUI, Zelal (Egitto); Laila PAKALNINA, Pa Rubika Celu (On Rubiks’ Road) (Lettonia); SEMICONDUCTOR, Indefatigable (Ecuador); Yuri ANCARANI, Il Capo (Italia); Doug AITKEN, House (Usa).
ITINERARIO 6. L’orrore documentato
Il materiale documentario – e addirittura l’esperienza stessa del documentario - possono confondersi con le immagini di fiction. Ciò accade nel cinema cosiddetto di genere. In questi casi, il film incorpora forze invisibili: il terrore, il sacro, la premonizione di catastrofi e il ricordo di quelle già accadute. Senza mai tradire il reale, il film mette in scena ciò che un copione non riesce a rappresentare. Così il documentario diventa “film di genere” del quotidiano.
Tappe suggerite: Olivier ZABAT, Fading (Francia); Nicolas PROVOST, Stardust (Belgio); Giuseppe GAUDINO e Isabella SANDRI, Per questi stretti morire - Cartografia di una passione (Italia).
ITINERARIO 7. Tante storie dalla Storia
Sotto l’elegante guida del maestro De Oliveira,
Orizzonti 2010 riunisce film che trovano il loro punto di partenza nel passato, che sia recente o lontano. Come raccontare ciò che non è più? Come dire che ciò che è ha sempre una storia precedente? I narratori contemporanei lavorano, come degli archeologi, su ciò che ci ha preceduto. Perché la Storia non sia mai museo o mero strumento commemorativo, perché diventi materia viva che anima il presente, è necessaria una Forma.
Tappe suggerite: Manoel de OLIVEIRA, Painéis de Säo Vicente de Fora, Visäo Poética (The Panels of Säo Vicente de For a, A Poetic Vision (Portogallo); Lluís Galter, Caracremada (Spagna); Arnaud des PALLIERES, Diane Wellington (Francia); Giuseppe GAUDINO e Isabella SANDRI, Per questi stretti morire - Cartografia di una passione (Italia); Maher ABI SAMRA, When we were communists (Libano); John AKOMFRAH, The Nine Muses (Regno Unito); Laura Amelia GUZMAN e Israel CARDENAS, Jean Gentil (Repubblica Domenicana); Marianne KHOURY e Mustapha HASNAOUI, Zelal (Egitto); Pasquale SCIMECA, Malavoglia (Italia); Douglas GORDON, K.364 A Journey by Train (Regno Unito); Guillermo ARRIAGA, El Pozo (Messico); Jean-Gabriel PERIOT, Les Barbares (The Barbarians) (Francia); Georgios ZOIS, Casus Belli (Grecia).
ITINERARIO 8. Geografie del sogno
Misurare il mondo e il tempo: il cinema, arte contemporanea della favola e del racconto e anche arte geografica, ignora la cronologia o se ne serve a beneficio del racconto. Come farebbe il Charles Perrault di Catherine Breillat, ridisegna il mondo su misura per i nostri sogni. Sogni talvolta dolorosi, incubi dai quali ci risvegliamo rabbrividendo. “E’ per meglio comprendere il mondo, figlio mio”, direbbe il Lupo di Cappuccetto Rosso.
Tappe suggerite: João NICOLAU, A Espada e a Rosa (The Sword and the Rose) (Portogallo); F. J. OSSANG, Dharma Guns (Francia); Catherine BREILLAT, La Belle Endormie (The Sleeping Beauty) (Francia); Oleg TCHERNY, La linea generale (Francia); Galina MYZNIKOVA e Sergey PROVOROV, Voodushevlenie (Inspiration) (Russia); Manoel de OLIVEIRA, Painéis de Säo Vicente de Fora, Visäo Poética (The Panels of Säo Vicente de For a, A Poetic Vision (Portogallo); Rafael PALACIO ILLINGWORTH, Man in a Room (Usa); Luiz PRETTI, O mundo é belo (Brasile); SUN Xun, 21g (Cina); Peter TSCHERKASSKY, Coming Attractions (Austria); Chaisiri JIWARANGSAN, Nok Ka Mhin (Four Seasons) (Tailandia); Victor ALIMPIEV, Slabyj Rot Front (Weak Rot Front) (Russia).
ITINERARIO 9. La crisi c’è (anche nelle immagini)
La crisi c’è, c’è stata e ci sarà. Tutte le crisi della storia del cinema hanno provocato la crisi delle immagini vecchie e nuove. Un evento globale, uno sconvolgimento dei sistemi non può che sconvolgere le rappresentazioni filmiche. O meglio: stimolare gli artisti a pensare per noi (gli spettatori) nuovi modi di comprensione, nuovi sistemi di reattività, nuovi approcci a ciò che parrebbe illeggibile. Un cinema come alfabeto sensibile, come “gai savoir”.
Tappe suggerite: Patrick KEILLER, Robinson in Ruins (Regno Unito); Noël Burch, Allan Sekula, The Forgotten Space (Olanda); Elina TALVENSAARI, How to Pick Berries (Finlandia); José Luis Guerin, Guest (Spagna); Laura Amelia GUZMAN e Israel CARDENAS, Jean Gentil (Repubblica Domenicana); Jean-Gabriel PERIOT, Les Barbares (The Barbarians) (Francia); Armin LINKE e Francesco MATTUZZI, Future Archeology (Italia); Roee ROSEN, Tse (Out) (Israele).
ITINERARIO 10. Animazione
Il cinema d'animazione, oggi più che mai non un ambito a se stante, bensì un genere trasversale che contamina gli approcci più diversi: film d'artista, film sperimentale, documentario, computer graphic, videoclip.
I sempre più giovani registi d'animazione mettono alla prova una grande varietà di tecniche, dalle tecnologie più sofisticate al "do it yourself"che riscopre tecniche di base come il disegno manuale su carta, a matita e a carboncino.
E’ ormai prassi comune allargare la definizione e il concetto di animazione a comprendere anche buona parte del cinema e video “sperimentale”: strategie molto di frequente basate sulla creazione e manipolazione dell'immagine, analogica o digitale, verso un’ancor più radicale reinvenzione del reale attraverso il cinema.
Tappe suggerite: Martin ARNOLD, Shadow Cuts (Austria); FLATFORM, Non si può far nulla contro il vento (Italia); Atsushi WADA, Mechanic of Spring (Giappone); SUN Xun, 21g (Cina); Hannes VARTIAINEN e Pekka VEIKKOLAINEN, Erään Hyönteisen (The Death of an Insect) (Finlandia).
In collaborazione con www.mousedoro.it