
Si è spento nel sonno all’età di 84 anni, Ken Russell, regista, fotografo e sceneggiatore inglese. A darne l’annuncio al “The Telegraph” suo figlio Alex e l’amico di sempre, lo scrittore Norman Lebrecht.
Tra i registi più controversi ed acclamati della sua generazione, assoluto protagonista della cultura pop degli anni ’70, fu il primo ad introdurre temi esplicitamente onirici e visionari che gli attirarono non poche critiche per l’elevato contenuto scandalistico delle sue opere.
Eccentrico,trasgressivo e psichedelico, la sua massima era che “La vita è troppo breve per fare pellicole su gente che non piace: meglio fare opere illuminanti come le mie”.
Dopo aver prestato servizio come pilota della RAF, nel 1956 iniziò a girare cortometraggi entrando successivamente alla BBC dove si mise in mostra per le sue doti assolutamente provocatorie ed all’avanguardia, realizzando soprattutto biografie “al limite” di musicisti e personaggi dello show business.
Il successo arrivò oltre dieci anni dopo con “Donne in amore” (1969) adattato dall’omonimo romanzo di D.H.Lawrence,con Glenda Jackson e Oliver Reed, film con il quale ottenne la nomination all’Oscar per il miglior regista.
In Italia, in particolare, sarà sempre ricordato per aver dato scandalo alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1971, con “I Diavoli”, tratto dal romanzo di Aldous Huxley “I diavoli di Loudun”, storia di un prete, Grandier, accusato di stregoneria e condannato al rogo per i suoi peccati di carne.
Il film, che parte dalla denuncia del fanatismo religioso, si trasformò in un manifesto di condanna di ogni oppressione e tentativo di sottrarre all’uomo la dignità, di qualsiasi natura esso sia, politica, morale o fisica.
Per le scene di sesso tra suore, fu definito blasfemo ed il film sequestrato dalle sale, poi ritoccato ed infine nuovamente censurato dagli schermi americani, forse più che per l’ irriverenza, per il j’accuse nei confronti dell’orrore del potere (n.d.r).
L’affermazione definitiva, oltre alla popolarità tra gli appassionati di musica ed il conseguente successo commerciale – cui non è mai parso interessato – arrivò con ”Tommy”,del 1975,orgia (quasi) mistica ispirata all’omonima opera degli Who.
Tra le prime commedie rock nella storia della musica, vide come protagonisti oltre alla mitica band capitanata da Pete Townshend, musicisti ed attori di fama internazionale quali Jack Nicholson, Elton John, Tina Turner, Eric Clapton e Robert Powell.
Presentata fuori concorso al 28º Festival di Cannes, l’opera - che ottenne due nomination agli Oscar- esprimeva il senso di oppressione e la conseguente possibile liberazione di un adolescente come Tommy, isolato sia a livello sensoriale che sociale dal mondo che lo circondava proponendogli solo ipocrisie, violenze ed ingiustizie.
“L’altra faccia dell’amore (1971),ispirato alla vita del musicista russo Pëtr Čajkovskij ,“Stati di allucinazione” (1980), “Gothic” (1986), e “L’ultima Salomè” (1988), tratto dall’omonima opera di Oscar Wilde, sono l’ulteriore dimostrazione dell’eclettismo di un artista a tutto tondo.
Russell era genio e sregolatezza anche nella vita privata con quattro matrimoni, quattro divorzi e cinque figli. Celebre l’episodio del suo incontro con Federico Fellini a Cinecittà . Dopo aver scambiato qualche parola, si definirono reciprocamente “il Fellini inglese” e “il Ken Russell italiano”.
Tra le pellicole più recenti ricordiamo “La tana del serpente bianco” (1989), e Whore (1991).
Quest’ultimo,interpretato da Theresa Russell e incentrato sulla difficile esistenza di Liz, prostituta che racconta la sua vita agli spettatori, rappresentò sostanzialmente una risposta del regista a Pretty Woman.
Dal 1995, dopo aver realizzato “Oltre la mente”, Ken Russell si era dedicato esclusivamente a regie di film tv e cortometraggi indipendenti, inserendosi nel circuito underground inglese.