Ricordo di Tony Scott

21/08/2012

E' sempre triste quando qualcuno ci lascia, ma le morti per suicidio lasciano un'impressione più forte: perché Tony Scott, affermato regista 68enne si è buttato da un ponte a Los Angeles? Probabilmente una dolorosa malattia, meglio finirla così, senza rimpianti.
Ne lascia di più al suo pubblico, perché è il raro caso di un regista che inizia con opere non proprio eccelse, e con gli anni cresce di stile e personalità: la sua ultima pellicola, “Unstoppable” è senza dubbio assai superiore alla prima, “Miriam si sveglia a mezzanotte”.
Nato nella campagna inglese nel 1944, inizia con la pubblicità per conto della casa di produzione del fratello Ridley: le due cose resteranno sempre il suo incubo professionale, venendo accusato di uno stile troppo movimentato e, talvolta, levigato, appunto da spot; e per gli ingiusti paragoni tra i due – chi è Tony Scott? Il fratello di minor talento di Ridley Scott. Salvo che vedendo film come “Soldato Jane” o “Hannibal”, di Ridley, e “Man on fire”, di Tony, viene da ribaltare il giudizio. L'altro incubo professionale è “Top Gun”: è solo il suo secondo film (girato nell'86) e ancora oggi è un cult, una pietra miliare, un blockbuster e un'etichetta – chi è Tony Scott? Il regista di “Top Gun”. Del resto, dopo aver lanciato Tom Cruise, Scott non riesce più a sbancare il botteghino (nemmeno con Cruise stesso: Giorni di Tuono, rispetto al prototipo aereo, è un mezzo flop), anche se i suoi film otterranno sempre un buon successo di pubblico, ottenendo non solo incassi discreti ma buoni apprezzamenti. Quelli della critica si concentrano quasi tutti sull'adrenalinico e ironico “Una vita al massimo” (True Romance), sceneggiato dall'allora sconosciuto Quentin Tarantino, e con un cast 5 stelle, che va da Christian Slater a Christopher Walken, da Chris Penn a Dennis Hopper.
Il film più importante di tutta la carriera di Scott è però “Allarme rosso” (Crimson Tide): ottimi incassi, ottimi giudizi e, soprattutto, l'incontro, cinematograficamente “fatale” con Denzel Washington. Con lui girerà gran parte dei film successivi: “Man on Fire – il fuoco della vendetta”, probabilmente il più riuscito sia come stile che come capacità di emozionare, e gli adrenalinici  “Dejà- vu – Corsa contro il tempo”, “Pelham 123- Ostaggi in metropolitana” (“The taking of Pelham 123”, remake de “Il colpo della metropolitana”) e “Unstoppable- Fuori controllo”.
Completano la sua filmografia: “Beverly Hills cop 2”,  “Revenge – Vendetta” e “L'ultimo boy-scout”, ancora risalenti agli anni '80-inizio '90,  e i più interessanti “The fan- il mito” con Robert de Niro e Wesley Snipes, “Nemico pubblico” (Enemy of the State) con Will Smith e Gene Hackman, “Spy Game” con Robert Redford e “Domino”, altro funambolico exploit registico, con Keira Knightley e Mickey Rourke.
Il suo ultimo impegno professionale era di tipo produttivo: “Prometheus”, di Ridley Scott, in uscita in questi giorni.

Elena Aguzzi