
Thomas Vinterberg è stato uno degli esponenti chiave di Dogma 95: movimento cinematografico nato in reazione a un cinema ormai troppo convenzionale e bisognoso di ritrovare se stesso in una assoluta semplicità formale. Il suo primo lungometraggio è The Biggest Heroes (1996): un road movie tragicomico con alla base il tema un po' inflazionato della fuga catartica da un contesto familiare problematico. Con Festen (1998), una delle pellicole più antiborghesi e feroci degli Anni Novanta, premio della Giuria al Festival di Cannes, Vinterberg assurge alla notorietà internazionale grazie a una storia dove i personaggi si dilaniano psicologicamente fra di loro e una narrazione che prende man mano la forma di una macabra elegia dell’oblio e della menzogna.
Nel 2003 firma Le forze del destino, con Sean Penn e Joaquin Phoenix. Qui Vinterberg abbandona ufficialmente i princìpi di Dogma, girando un film dai toni fantascientifici e apocalittici, con un marito alle prese con i segreti della moglie e le assurdità di un mondo impazzito. Dear Wendy (2005), scritto da Lars von Trier, lascia trasparire una chiara omologazione stilistica ai voleri delle Major. La trama presenta dei giovani emarginati di città, unitisi in uno strambo club segreto, basato sui contrastanti princìpi del pacifismo e dell'amore per le armi. Riunione di famiglia (2007) manifesta il desiderio di Vinterberg di ritornare alle origini: una storia familiare come Festen. Tuttavia, egli non ripropone quella violenza narrativa che caratterizza la sua opera più famosa, confezionando una commedia lieve e poco sofisticata, con le travagliate vicende amorose di un padre e di un figlio.
Alla ricerca forse della primigenia purezza stilistica, Vinterberg si cimenta anche con nuove sfide: dirige la clip dei Metallica “The Day That Never Comes”, per il disco “Death Magnetic” (2008).
Del 2010 è Submarino: storia di due fratelli separati da piccoli che si ritrovano in età adulta, in una vita fatta di alcolismo, droga e violenza. Come suo solito, Vinterberg mostra dei figli che subiscono i drammi dei genitori, autentiche piaghe umane e incapaci di ambire a una qualsivoglia serenità.
A essere sinceri, gli ultimi film rivelano uno stile in parte prevedibile e meno deflagrante di quello del passato. La speranza è che Vinterberg ritrovi quella “violenza” emotiva che lo rese grande in Festen.