Wes Craven, Incubi e Grida

31/08/2015

In ricordo di Wes Craven ripubblichiamo l’intervista che Quarto Potere ha avuto col Maestro dell’Horror nella primavera del 2000 in occasione della presentazione a Milano del terzo capitolo della saga di Scream. Quel giorno eravamo tra le 15 testate ammesse alla sua presenza in una raccolta sala del Principe & Savoia e ci aveva dato l’impressione più di un tranquillo professore di filosofia che di un regista horror. Forse perché aveva studiato filosofia e nei suoi film, tra un delitto e l’altro, trapela la filosofia dell’apparire. “Dietro la maschera terrificante si nascondono assassini umani, conosciuti dai protagonisti che per salvarsi devono individuare i semi del Bene e del Male” aveva commentato in quell’occasione. E poi aveva scherzato, a proposito delle autocitazioni “Narcisista? Quale cineasta non lo è?”  e subito aveva spiegato “L’idea base era inserire citazioni del Cinema Horror, per celebrarlo e scovarne l’aspetto umoristico, e citando il genere ho di conseguenza citato me stesso”.

“Cosa la spaventa di più, il sangue o altro?”
Sicuramente abbiamo timore di tutto ciò che il sangue implica, del pensiero che siamo mortali e fragili”
“Non la manipolazione genetica, tema del suo romanzo?”
Non sono contrario alla ricerca scientifica, ma ho paura di cosa potrà fare la gente coi risultati raggiunti, di quello che possiamo tirare fuori dalla scatola, delle conseguenze che si possono ripercuotere sul pianeta. Ma non è una paura immediata. Fa più paura la violenza a bassa tecnologia, il fatto che chiunque può tirar fuori una pistola e spararti.”
“I suoi tre horror preferiti?”
“Repulsion, L’Esorcista, Non aprite quella porta”
“E cosa dice della Strega di Blair?”
“Intelligente e astuta la trovata di usare come mezzo il video documentaristico, ma non l’ho trovato così terrificante”
“Apprezza che Sam Raimi sia uscito dal genere?”
“Condivido la sua scelta. Uscire dal genere aiuta il genere stesso: la smettono di considerarci dei maniaci. Ma negli Stati Uniti è molto difficile scostarsi dal genere per cui si è conosciuti. Mi piacerebbe poter raggiungere un pubblico diverso, magari esprimere maggiormente la mia vena umoristica”
“Come giudica il nostro Dario Argento?”
“Il Fellini dell’orrore”

Gabriella Aguzzi