Ricordo di Ettore Scola

20/01/2016

Ettore Scola è morto, aveva 84 anni, ieri 19 gennaio 2016. Era nato a Trevico in provincia di Avellino, il 10 maggio del 1931. Con la famiglia appena bambino si trasferisce a Roma. Qui, appassionato di disegno, approda alla redazione della rivista umoristica “Marc'Aurelio”, dove neanche a farlo apposta, collaborava pure un giovanissimo Federico Fellini. Scola, finì il Liceo Classico e si iscrisse alla facoltà di legge pur non amando il diritto.
Fece della televisione, le prime trasmissioni, negli anni 50, poi collaborò come sceneggiatore ad alcuni film che hanno fatto la gloria del cinema italiano in tutto il mondo: “Un americano a Roma” del 1954, “La Grande Guerra” del 1959 e “Crimen” del 1960. Divenne quindi regista, esordendo nel 1964 con “Se permette parliamo di donne”, film in cui recitarono: Gassman, Manfredi e Mastroianni, alcuni dei suoi attori preferiti.
Ebbe successo persino al botteghino nel 1968 con il film “Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico scomparso misteriosamente in Africa?”, interpretato da Sordi e Manfredi. Altro successo nel 1974 con “C'eravamo tanto amati”, tra i cui attori spiccava la sensibile e brava Stefania Sandrelli.
Nel 1976 firma il suo esilerante, grottesco, ispirato capolavoro comico “Brutti, sporchi e cattivi: una metafora in fondo amara della vita proletaria, in cui Manfredi attore principale è magnifico e conduce sicuramente Scola verso la vincita della Palma come miglior regista a Cannes.
Nel 1977 dirige il suo, a mio parere, vero e unico capolavoro dipinto con il neorealistico color seppia del Maestro della fotografia Pasqualino De Santis,  “Una giornata particolare”: vincitore del César come miglior film straniero, del Nastro d'Argento per la sceneggiatura (tra gli sceneggiatori vi è Maurizio Costanzo) e del David di Donatello (gli Oscar italiani) per la regia. “Una giornata particolare” resta tra le migliori prove attoriali sia di Mastroianni che della Loren: il primo è un intellettuale omosessuale e la seconda una casalinga; si incontrano per puro caso il 6 maggio del 1938, giorno in cui Hitler viene in visita a Roma, e si amano di un amore strano e immenso come opposti che si attraggono, emblemi della bellezza rappresentata dalla diversità che si comprende senza odiarsi.
Vorrei poter condividere con chi mi legge, piccole perle di “Una giornata particolare”: la Loren, moglie di un usciere e madre di 6 figli che, miracolo del cinema italiano, recita per tutto il film senza un filo di trucco, bella come non mai e bravissima; i gomiti chiusi e ravvicinati al busto di Mastroianni, ex annunciatore dell'EIAR (Ente italiano per le audizioni radiofoniche) condannato ad andare al confino, il suo viso serio e triste, come i suoi movimenti lenti e gentili tipici del suo personaggio. Due attori che muovono le loro vite filmiche dentro due appartamenti, una rampa delle scale e un terrazzo. Eppure sembra anche quello un mondo.
Scola mi mancherà, era un uomo mite e colto, educato. Non aveva in sé la maleducazione dei tanti che si credono, dopo qualche soldino di incasso e qualche premio, arrivati all'olimpo, inattaccabili. Era un “signore”. Nel 2013 dirige il suo documentario “Che strano chiamarsi Federico – Scola racconta Fellini”. Ma, sinceramente, le sue storie più belle le aveva già raccontate e vissute. Buona notte signor Scola.

Damiano Landriccia