
Il 2016, tra le tante cose, verrà ricordato come un anno nefasto per i personaggi dello spettacolo, in particolare della musica: mai così tanti decessi, a nostra memoria. In dirittura d'arrivo, ci hanno lasciato nel giro di 48 ore Rick Parfitt degli Status Quo, il coro dell'Armata Rossa e George Michael. Quest'ultimo, con tragica ironia, il giorno di Natale, servendo su un piatto d'argento al popolo del web l'hashtag #LastChristmas.
Al di là della sua voce bellissima (per molti era l'unico possibile erede di Freddie Mercury ), vogliamo ricordarlo brevemente, cosa che non abbiamo fatto – troppo annichiliti dai continui necrologi che avremmo dovuto sfornare – nemmeno per giganti come Leonard Cohen, per una ragione puramente personale o, se vogliamo, anagrafica: siamo suoi coetanei, quindi ventenni negli anni '80.
Per la mia generazione “Yorgo” (era di origine greco cipriota) era un compagno di balli e mattane e, al contempo, un sogno romantico. Anche se all'epoca ancora nascondeva di essere gay lo si capiva immediatamente, ma ciò non impediva alle 15enni di sospirare per lui (quelle più grandicelle, appunto ormai ventenni, subivano una sorta di regressione allo stato adolescenziale più per Duran Duran e Spandau Ballet che per gli Wham). Le canzoni, prima col duo Wham!, poi da solista, che ha portato al successo tra l'84 e il '90 sono ormai dei classici immortali del pop: Club Tropicana, Wake me up (before you go go), Last Christmas, Careless Whispers, Freedom, Faith. Fino alla dirompente dance di Outside, con cui fece coming out. Alzi la mano chi non ha mai ballato, scatenato o romanticamente avvinghiato al partner di turno (era l'epoca in cui nelle discoteche ancora partivano i “lenti”...), uno dei suoi pezzi. Nell'85 fu una delle principali voci della Band Aid con Do they know it's Christmas e negli anni '90 iniziò una serie di collaborazioni d'eccellenza sia nel campo del pop-rock (con Elton John sopra tutti) e del soul (con Mary J.Blinge e Aretha Franklin, per esempio). Impossibile non ricordarlo sul palco del tributo a Mercury mentre, unico della serata, riusciva a tener testa ai Queen. Con gli anni aveva ovviamente rallentato la sua presenza in cima alle classifiche, ma non aveva mai perduto lo smalto: nonostante i problemi personali dovuti a una vita un po' all'eccesso, riempiva ancora i teatri grazie al carisma e alle qualità vocali. Si calcola che nell'arco della sua carriera, abbia venduto oltre 100 milioni di dischi. Ultimamente girava voce che fosse malato, ma la sua dipartita, presumibilmente per infarto, ha ugualmente colpito tutti come un fulmine a ciel sereno. Naturalmente non scomparirà mai dalle hit e dalla memoria.