Splendida Kate

10/02/2009

Intensa, straordinaria, toccante. Gli aggettivi sembrano tutti banali quando si parla di Kate Winslet. Bellissima, passa con la stessa eleganza dalla commedia al dramma, fino a lasciare il segno in due tra i film più belli della Stagione: “Revolutionary Road” di Sam Mendes e “The Reader” di Stephen Daldry. Per il primo è Golden Globe, per il secondo è Nomination all’Oscar. Due film (tratti entrambi da opere letterarie) che, diversamente, parlano d’amore, scavando nel profondo, il primo radiografando i sentimenti di una coppia, il secondo raccontando i dolori segreti nascosti dietro un amore giovanile. E lei, Kate Winslet, è sempre meravigliosa.

L’American Beauty degli Anni 50 non fa per Frank ed April, coppia che rifiuta la normalità e si ribella alle convenzioni per inseguire il proprio sogno. Dalla Road to Perdition, Sam Mendes passa a questa Revolutionary Road, fatta di belle case tranquille, nella quale restano prigionieri e poi si infrangono i sogni di due sposi troppo belli e brillanti per vivere come tutti gli altri. La celebre coppia di Titanic Winslet/Di Caprio torna con un film ben diverso dal kolossal che l’ha consacrata. Non pari, a mio giudizio, a “Era mio padre” o “Jarhead”, ma sempre perfetto in ogni piega come tutti i film di Mendes. L’analisi dei sentimenti e di ogni emozione, lo sfaldarsi della coppia felice dopo il secondo tentativo di ricostruzione, il crescendo di incomprensioni, sono seguiti con estrema lucidità e tocco impeccabile, fornendo quello spaccato di provincia americana soffocato dalle conformità che il romanzo di Richard Yates accusava e nel quale i Wheelers, impossibilitati a cambiare il proprio destino, si ritrovano a ricalcare i modelli che disprezzavano

Siamo invece nella Germania post bellic in “The Reader”, dove un adolescente s’innamora di una donna più anziana di lui, della quale non sa nulla, e di quei giorni porterà i segni per tutta la vita. Tenero e sensuale, il film lascia subito intuire un mistero dietro l’atteggiamento sfuggente della donna e alle sue improvvise ritrosie e ombrosità. E il mistero si rivela inaspettatamente, più doloroso e cupo che mai, anni dopo durante un processo. Un mistero che ne racchiude un altro, una vergogna che alla donna appare più grave perfino delle colpe da lei commesse. Due generazioni a confronto con l’Olocausto e su come fare i conti col passato, ma sarebbe assai riduttivo definire The Reader un film sul Nazismo (tema predominante nelle ultime uscite cinematografiche) poiché è molto più delicato e complesso. Il film procede con grazia assoluta, sommesso, senza retorica, senza giudizi, lascia che il non detto pesi più delle parole, che sia la lettura dei libri a farsi intimo filo comunicatore, e nel finale assurge a poesia. Al magico tocco registico di Daldry e alla sceneggiatura del drammaturgo teatrale David Hare (la stessa coppia di The Hours) tratta dal romanzo di Bernhard Schlink (dal quale si distanzia per la narrazione a stacchi temporali) si aggiunge l’interpretazione sensibilissima di Kate Winslet, che invecchia nel tempo e dei vecchi assume le dolorose movenze. Quel suo finale “ho imparato a leggere” resterà nella memoria.

Gabriella Aguzzi