Il 30 aprile del 1989 moriva Sergio Leone, regista strepitoso e tra i cineasti più importanti di sempre, soprattutto nei generi del western e dei gangster movie.
I primi lavori di una certo rilievo furono quelli di assistente alla regia in varie produzioni americane come Ben Hur e Quo vadis?; mentre il suo primo lungometraggio da regista fu Il colosso di Rodi del 1961 un film sulla scia dei kolossal americani, ma realizzato con un basso budget.
Fu tra i pionieri del genere western all’italiana - il cosiddetto genere spaghetti-western - e realizzò nel 1964 Per un pugno di dollari, al quale seguirono nel ’65 e nel ’66 Per qualche dollaro in più e Il Buono, il Brutto e il Cattivo, realizzando così la trilogia del dollaro.
Con queste pellicole lanciò nel mondo del cinema Clint Eastwood ancora oggi considerato tra i più grandi registi e interpreti; i personaggi del western di Leone sono veri, appaiono spesso sporchi, trasandati, sono personaggi astuti e chiusi.
Le novità introdotte da Leone non riguardano soltanto l’interpretazione degli attori, ma anche il linguaggio cinematografico: utilizza molto la ripresa in soggettiva, alterna primi piani e campi lunghi. Scopre il senso e la forza del silenzio, alternando appunto, specie nelle scene ricche di suspense, momenti di profondo silenzio a momenti di musica. Significativa è infatti la collaborazione con Ennio Morricone che compose per i film di Leone alcune tra le più belle colonne sonore di sempre.
Sull’onda del successo ottenuto con la sua trilogia, realizza nel 1967 C’era una volta il west, girato come i suoi precedenti film tra la Spagna e l’Italia, ma anche nella Monument Valley. Pellicola, questa, che descrive al meglio il mondo del Far West americano che volge al termine.
Nel 1971 diresse Giù la testa, film sulla rivoluzione messicana del 1917 che affronta temi scomodi per l’epoca e che quindi non ebbe un grande successo all’uscita. Solo in seguito fu rivalutato e considerato tra i migliori film di Leone.
Dopo aver rifiutato di dirigere Il Padrino, lavora per circa dieci anni ad un nuovo progetto sul mondo della mafia e dei gangster americani: C’era una volta in America (1984). Il film ebbe un enorme successo sia di critica che di pubblico, ma non in America in quanto la pellicola venne rimontata e tagliata per le sale americane. Interpretato da De Niro, Woods, Joe Pesci è considerato tra i migliori film della storia del cinema e racconta le vicende di Noodles e Max due adolescenti che diventano tra i maggiori gangster americani. Il film è suddiviso in tre archi temporali, quello dell’adolescenza, quello dei gangster e quello dei ricordi di Noodles; Leone “gioca” molto con i flashback e i falshforward. Questa sua ultima pellicola è un viaggio attraverso l’America di quegli anni, l’America del proibizionismo, è un film di morte, di violenza ma anche di amicizia. Un film dolente e malinconico, come se Leone avesse percepito la fine.
Splendida la colonna sonora del maestro Ennio Morricone per quella che è, almeno a mio parere, la migliore opera cinematografica di Sergio Leone.
Tre furono i progetti che non riuscì a realizzare, il primo L’assedio a Leningrado per il quale ottenne anche il permesso di girare nei territori sovietici: il film avrebbe dovuto raccontare la Seconda Guerra Mondiale nell’URSS e una storia d’amore fra una ragazza russa e un giornalista americano, come simbolo di pacificazione tra le due potenze mondiali.
L’altro progetto era invece il remake di Via col vento di Victor Fleming, che considerava di molto inferiore al romanzo di Margaret Mitchell. Infine il terzo progetto, reso pubblico solo nel 2004, era una pre-sceneggiatura di un nuovo film western sullo sfondo di un affresco storico La Guerra di Secessione americana.
Solo il primo progetto è stato ripreso da Jean Jacques Annaud per la sceneggiatura di Nemico alle porte, trasferendo però l’azione a Stalingrado.
Molti sono i cineasti che hanno più volte dichiarato di essersi ispirati al regista romano, da Tarantino a Clint Eastwood passando per Kubrick, il quale dichiarò che se non avesse visto i film di Leone non avrebbe mai potuto girare Arancia Meccanica.
Stroncato da un infarto nella sua casa a Roma, Leone avrebbe potuto realizzare altre opere e considerando che, come diceva Ennio Morricone “Sergio progrediva ad ogni suo film”, potremmo solo immaginare quali altre pellicole ci avrebbe potuto regalare.
Da Clint Eastwood a Carlo Verdone, molti sono stati personaggi che hanno ricordato in questi giorni Sergio Leone, il nostro regista visionario che con soli sei grandi lavori ha lasciato un segno indelebile nel cinema internazionale.