Coco Chanel, un pigiama bianco di seta come primo abito unisex
02/10/2009

In occasione della settimana della moda, Milano ha ridato lustro a una delle più importanti figure del Fashion System internazionale.
Con la proiezione del film “Coco avant Chanel” di Anne Fontaine, la stilista francese è tornata in auge, simboleggiando una moda figlia del proletariato, dove l’eleganza non è frutto del conto in banca, ma dell’anima.
Sullo schermo del Cinema Gnomo, si è vista una Audrey Tautou impersonare lo sguardo e la personalità di Coco, donna determinata, davanti le cui critiche, perfino Pablo Picasso, abbassava lo sguardo.
Gabrielle Bonheure Chanel (in arte Coco) nasce a Saumur, Francia. La madre, sarta, muore di tisi. Il padre è costretto a emigrare per lavoro, e mantenere i dodici figli.
Coco e la sorella sono quindi messe in orfanotrofio. E il film di Fontaine inizia proprio con questa immagine. Una Coco testarda che,aspetta la visita del padre, la domenica mattina.
Invano. L’adolescenza la trascorre con la sorella, lavorando come sarta di giorno e intrattenendo con canzonette i soldati ubriachi, di sera.
È qui, che inizia a farsi chiamare da tutti, con il nomignolo datole dal padre: Coco.
E sempre qui, è dove incontra l’erede di una dinastia impegnata nel settore tessile, Balsan con cui partirà per una relazione di comodo, alla volta di Parigi.
Coco, figlia del proletariato, subito, non viene ritenuta degna delle frequentazioni d’alto rango, cui appartiene Balsan.
La vediamo, nel film, a letto, come una perfetta geisha, aspettare il suo padrone, per contraccambiare la sua permanenza nella campagna parigina.
Il rapporto tra i due è complicato, fatto di alti e bassi, che finirà per esser coronato da una stima reciproca.

Chanel inizia a distinguersi con uno stile minimale nel vestiario, riducendo lo sfarzo barocco del tempo,rivisitando completi da uomo.
“Devi sentirti libera di muoverti” continua a ripetere all’attrice, per cui inizia a commissionare cappelli.
La sua produzione, fatta prevalentemente per se stessa, inizia, poi, ad espandersi: dai cappelli ai vestiti.
Dal primo negozio a Deauville, nel 1913, al secondo a Biarritz, due anni dopo, fino alla consacrazione parigina con uno studio in Rue Cambon 31.
E proprio da questa rue parigina, Coco inizia la sua ascesa nel mondo della moda. Introduce collezioni sempre all’avanguardia; talmente in anticipo sui tempi, da non esser ben interpretate dalla stampa internazionale, come invece, meriterebbero.
Se negli anni ’60, torna lo stile degli anni Venti, la stampa si accorgerà a suo tempo, che Coco l’aveva già proposta un decennio prima e accolta come un vero fiasco.
Ma la stilista francese è così: un tripudio di inventiva, marchiate dalla sua innata eleganza.
Rigorosamente in nero o bianco, partorisce collezioni di vestiti che hanno come protagonista una donna che seduce non con il suo corpo ma con la propria eleganza sinuosa, data dalla libertà dei movimenti e di pensieri.
Una donna che affascina non per le sue forme, ma per lo sguardo e l’atteggiamento.
Coco Chanel ha tagliato il nastro ad una rivoluzione sociale, ove la distinzione non è frutto di ranghi nobiliari, ma di eleganza, di cui dice lei stessa “ il suo contrario non è la povertà, ma la volgarità e la trasandatezza”.

Le sue creazione spaziano dal tailleur, con cui guadagna il primato perduto dalla concorrenza con Dior, alle scarpe bicolori per snellire le gambe, alle borse giganti, formato valigia, fino ai profumi.
Chanel n.5, nome di fabbrica quasi, è una fragranza sintetica, in contrasto con i profumi naturali di muschi dell’epoca.
Come sottolinea la regista del film, “ Lei era una femminista senza esserlo, scopre un nuovo stile, ma soprattutto, un modo per liberare il corpo della donna”.
Icona francese, seconda solo a Edith Piaf, Coco Chanel è entrata nell’ immaginario non solo francese, ma mondiale.
Sebbene solo ultimamente sia diventata protagonista di varie produzioni cinematografiche e televisive, di cui, alcune più felici di altre, la sua ufficiale biografa è considerata la giornalista di Vogue, Edmond Charles Roux, autrice della omonima biografia “Coco Avant chanel”.
Perché, come la stessa Fontaine testimonia, “il suo passato è la chiave per comprendere la Chanel stilista.”
Roberta Costantini