“Ci
piacevano i tuoi film, soprattutto i primi, quelli
comici” dicevano gli alieni a Woody Allen
in “Stardust Memories”. Ci piacevano
i suoi primi film, irresistibili, surreali, nevrotici.
Ci piacevano capolavori come “Zelig”.
Ci piacevano i suoi film sulla crisi di coppia
e sulle psicosi dei rapporti sentimentali. E ci
piace la nuova strada nera intrapresa da Woody
Allen all’interno dell’universo cupo
del delitto. Qui scava nella più grande
paura del cuore umano, che non è solo quella
di incontrare la Morte, ma di esserne portatore,
di quanto sia breve, e perfino comprensibile,
il passo che porta a trasformarsi da uomo normale
in assassino, e a convivere poi con questo peso
una volta varcato il confine. E ciò che
rende terribili i suoi film è il seguire
passo passo le emozioni e le motivazioni dei protagonisti
che difendono un loro territorio di sicurezza,
non killer da romanzo, ma gente comune.
Woody Allen ha sempre amato affrontare il genere
noir. L’ha fatto in maniera umoristica e
parodistica con “Misterioso omicidio
a Manhattan”, che riecheggia Hitchcock
e gli elementi classici del giallo, nonché
“La Signora di Shangai” di Orson Welles,
o con “Ombre e Nebbia”,
che rivisita, sempre in tono paradossale, l’espressionismo
tedesco. Nell’ 89 con “Crimini
e misfatti” si annuncia il nuovo
tema: un uomo fa uccidere la propria amante che
minaccia i rovinargli la vita e il castigo che
segue il delitto secondo Dostojevski viene rimpiazzato
dall’assopirsi del rimorso e dalla possibilità
di tranquilla vittoria. Tema che torna nel bellissimo
“Match Point” tutto
giocato sul filo della fortuna. E con “Sogni
e Delitti” (“Cassandra’s
Dream” nell’originale, dal nome della
barca dei due fratelli protagonisti, ma il titolo
italiano rimanda ancora a “Crimini e misfatti”)
Woody Allen abbraccia ancora una volta il noir.
Ancora una volta è Londra la cornice, coi
suoi ponti, le sue acque, i suoi vicoli, i suoi
scorci tranquilli e tragici. Due fratelli, uno
vittima del gioco, l’altro ambizioso e arrivista
come il protagonista di “Match Point”,
con sogni più grandi di quello che possono
permettersi. E un gorgo che li trascina sempre
più in basso. Siamo dalle parti di Shakespeare
e della tragedia greca, non a caso citata nel
dialogo (al Teatro greco Woody Allen aveva guardato
sorridendo in “La dea dell’amore”
e vi aveva giocato divertito, ora fa una tragedia
di oggi in cui il rapporto tra fratelli sfocia
nel sangue), dove rimorsi macbethiani perseguitano
come fantasmi. E in tutto questo Woody Allen non
rinuncia ai suoi tocchi d’ironia così
come, nella sua inesauribile produzione cinematografica,
sa infilare, tra due capolavori tragici, una perla
di comicità come “Scoop”
(atmosfere londinese e delitti anche qui, ma questa
volta sceglie di raccontare l’intrigo giallo
con assoluta leggerezza, come in “Misterioso
Omicidio a Manhattan”).
Illuminano “Sogni e Delitti” due attori
splendidi come Ewan McGregor e Colin Farrell,
uno algido e l’altro nevrotico e scosso
da tremiti. E come sempre il finale chiama l’applauso.