Bye bye Roy

03/05/2008

“Bye bye life, bye bye happiness...” cantava in All that jazz, sulle note di “Bye bye love”. E così bye bye Roy. A 75 Roy Scheider se ne è andato in silenzio. Era un po' che non lo si vedeva sul grande schermo, l'ultima che mi ricordo è stato in un film italiano misconosciuto, Texas 46, diretto nel 2002 da Giorgio Serafini, nel quale è il coprotagonista a fianco di Luca Zingaretti, ed era passato anche per Busto Arsizio a presentarlo: è lì che lo abbiamo incontrato, estremamente disponibile.
Ma negli anni '70 il suo volto magro, angolare, col naso caratteristico era quasi inevitabile in certo cinema semi indipendente, di grandi registi alle prime armi. Il primo film a cui lo si associa è, ovviamente, “Lo squalo”, anche se il suo primo ruolo importante è nello straordinario “Il braccio violento della legge” . Ma è dopo il successo di quello che resta il capolavoro di Spielberg che la carriera di Scheider ha un'impennata: un anno dopo l'altro ecco Il maratoneta, Il salario della paura, Lo squalo 2, Il segno degli Hannan, All that jazz (la sua più grande interpretazione, alter ego fascinoso e insopportabile di Bob Fosse), Una lama nel buio, Tuono blu, 2010 l'anno del contatto. Dalla metà degli anni '80 comincia un po' a rallentare le sue apparizioni, o ad avere ruoli comprimari, anche se ancora si ricorda con piacere in film come Men's club, Le strade della paura, Il pasto nudo o Triplo gioco.

Gentile e riservato non è mai stato un personaggio da tabloid. Basti pensare che non è morto a Los Angeles o New York, ma nella più provinciale Little Rock. Anche per questo suo saper non apparire lo ringraziamo.

Elena Aguzzi