Caos Calmo, un esperimento discretamente riuscito

03/05/2008

Per chi non avesse letto il precedente articolo di questa rubrica, riepilogo brevemente quello che sarà il principale spunto di riflessione sul cinema italiano per il primo semestre di quest'anno. Tre fra le pellicole più attese sono tratte da omonimi romanzi della letteratura italiana contemporanea. Si tratta di tre bei romanzi, che hanno ottenuto riconoscimenti e un discreto successo di pubblico: "Caos Calmo" tratto dal romanzo di Sandro Veronesi, vincitore del premio Strega 2006; "Un giorno perfetto" di Melania Mazzucco; "Come Dio comanda" di Niccolò Ammaniti, vincitore del premio Strega 2007. Mentre si discute sovente e con fervore delle problematiche inerenti al cinema italiano, poco si parla della letteratura di casa nostra, un argomento poco conosciuto perché gli italiani non sono molto avvezzi alla lettura e se lo sono puntano per lo più a scrittori anglosassoni. Eppure il campo della letteratura in Italia è più ricco, creativo e con migliori risultati rispetto a quello cinematografico. La domanda a cui cercheremo di rispondere è: potrebbe la letteratura italiana essere la linfa vitale che porti una ventata di aria fresca al nostro cinema? Il primo romanzo a sottoporsi al test di uscita in sala è Caos Calmo, regia di Antonello Grimaldi, con Nanni Moretti, Isabella Ferrari, Valeria Golino, Silvio Orlando, Alessandro Gassman e la partecipazione speciale di Roman Polansky. Dei tre Caos calmo era proprio il libro che mi suscitava maggiori perplessità. E' la storia profondamente intimista ed introspettiva di un dirigente televisivo che durante un piacevole soggiorno estivo perde la moglie, mentre sta rischiando la sua stessa vita in mare nel tentativo di salvare un'estranea. La narrazione segue l'elaborazione del lutto attraverso la tenera complicità della figlia di dieci anni e il distaccamento dal luogo di lavoro per estraniarsi in un ambiente del tutto differente: il parchetto di fronte alla scuola della figlia dove il protagonista si troverà a passare le sue giornate entrando in contatto con un'umanità del tutto differente. Nota dolente del film sono alcune lacune della sceneggiatura (realizzata a 3 mani da Nanni Moretti, Francesco Piccolo e Laura Paolucci), in cui sfuggono alcune dinamiche intermedie che si sviluppano nel protagonista. Esempio lampante è il prologo all'amplesso fra il protagonista e Isabella Ferrari, i quali improvvisamente, senza aver avuto alcun tipo di approccio attrattivo antecedente, cominciano a scambiarsi sms. Nella trasposizione cinematografica è sfuggito completamente il filo sottile che lega salvatore e salvata, nonché lo pseudo amplesso avvenuto durante il salvataggio in mare (NB che avviene prima dello svelamento della morte della moglie amplificando il senso di colpa). Bravo il regista che è riuscito a rendere visivamente una serie di stati d'animo per mezzo di alcuni espedienti. Fra i molti ricordiamo la scena dello svenimento del protagonista al centro di ascolto per genitori soli e la successiva elaborazione del lutto all'interno dell'automobile, ma soprattutto la sequenza in cui la ragazza col cane ripercorre mentalmente tutti gli abbracci di uomini e donne ricevuti da quell'uomo misterioso al parco. Un espediente che sposta esternamente il punto di vista del protagonista che si sta riconciliando col mondo. La lentezza con cui scorrono le giornate del protagonista è percepita anche dallo spettatore, ma è magistralmente ritmata dai personaggi che animano le sue giornate: il bambino affetto da sindrome di Down che saluta la sua macchina, le piccole sceneggiate della cognata, le visite dei colleghi che gli raccontano della fusione, il proprietario del bar, il signore del palazzo di fronte che lo invita a pranzo. Ben articolato il finale in cui il protagonista si riconcilia con la vita senza che venga svelato il motivo per cui riceva al parchetto la visita di Steiner (il magnate americano delle comunicazioni vagamente ispirato a Rupert Murdoch interpretato da Roman Polansky) e la scelta del protagonista se accettare o meno la presidenza della società. Un esperimento il cui successo potrebbe essere imputabile a più fattori: l'approccio più artigianale che autorale di Grimaldi, il fatto che lo scrittore, lo sceneggiatore e il regista non siano la stessa persona. Fatto sta che la prima delle tre prove è discretamente riuscita.

Sara Radaelli