Le emozioni di "Un giorno perfetto"

15/09/2008

Negli ultimi due appuntamenti di questa rubrica che ha lo scopo di seguire da vicino le problematiche inerenti il cinema italiano avevo ipotizzato che una soluzione alla povertà di storie interessati, emozionanti e soprattutto esportabili di cui soffre il nostro cinema, potesse essere quella di attingere storie dalla nostra letteratura contemporanea.
Questa idea nasce dal fatto che tre delle uscite in sala più attese del 2008 sono storie tratte da romanzi che hanno ottenuto svariati riconoscimenti letterati. Nello scorso articolo ho parlato di Caos Calmo tratto dal romanzo di Sandro Veronesi, un tentativo di trasposizione cinematografica molto difficile e tutto sommato discretamente riuscito. Il secondo caso di cui mi ero ripromessa di occuparmi riguarda la recente uscita del nuovo film di Ferzan Ozpeteck “Un giorno perfetto” tratto dall’omonimo romanzo di Melania Mazzucco, libro che ho particolarmente amato per la forza delle emozioni trasmesse, la verosimiglianza dei personaggi e la fluidità della narrazione, nonché per il legame affettivo che si stabilisce con i protagonisti del racconto.
Straordinariamente il film è ancora più emozionante del libro. Certo se nella letteratura è facile con dei flashback raccontare il vissuto dei personaggi il cinema soffre la difficoltà di doverli raccontare attraverso i loro gesti e le loro parole. Questo diventa ancora più difficile se come nel caso di “Un giorno perfetto” la vicenda si svolge nell’ arco temporale di un solo giorno. Fortunatamente il regista è Ferzan Ozpeteck, innegabile demiurgo dell’animo umano.
La storia si divide fra la tragedia della difficile separazione di una coppia del ceto sociale medio basso e la crisi di una coppia appartenente alla classe privilegiata: un politico la cui carriera è sul filo del rasoio e la sua giovane moglie in crisi esistenziale.
La prima vicenda è quella che fa da filo conduttore al film. L’agente Bonocore (Valerio Mastrandrea) non riesce a rassegnarsi alla fine del suo matrimonio e passa le notti sotto casa della moglie (Isabella Ferrari). I due figli, Kevin il più piccolo e Valentina la maggiore, ne pagano le conseguenze trovandosi a vivere in casa della nonna (Stefania Sandrelli), con una madre troppo presa dal lavoro.
Bonocore è il capo scorta di un politico angosciato dall’idea di perdere le nuove elezioni e quindi l’immunità parlamentare. Ha un figlio ribelle avuto dalla prima moglie e una bambina avuta dalla giovane seconda moglie, una donna infelice, schiava dello snobismo di classe e nostalgica del ritorno ad una spensieratezza giovanile abbandonata troppo presto per sposare un uomo molto più vecchio di lei. Ad interpretarla è Nicole Grimaudo che in questo ruolo rivela una classe e una raffinatezza straordinarie che la determinano un’attrice ormai matura dopo svariati ruoli televisivi e in film giovanili.
Per tutti i protagonisti della storia gli avvenimenti che si susseguiranno nel corso della giornata porteranno ad un cambiamento drammatico delle loro vite.
Oggi ho appreso la notizia che il film ha avuto un grande successo al festival di Toronto, dove sono state richieste delle proiezioni aggiuntive per poter accontentare tutto il pubblico. “Un giorno perfetto” è una storia che parla di umanità nel nostro tempo ma completamente fuori da una collocazione spaziale precisa: potrebbe accadere in qualsiasi città del mondo occidentale, a Parigi come a Londra come a New York. Il pubblico straniero ne ha potuto quindi apprezzare le vicende, i personaggi, i loro sentimenti, le loro difficoltà.
L’ipotesi che la letteratura possa risollevare il nostro cinema fornendogli storie trova sempre più conferme.

Le recensioni del Film

Sara Radaelli