“Leggo una storia solo una volta. Se mi piace l’idea di
base la faccio mia, dimentico completamente il libro e faccio del cinema”
Alfred Hitchcock non era un buon lettore, o almeno così
si dipingeva, eppure il suo cinema si è legato moltissimo con la letteratura:
dai numerosi film (praticamente tutti) tratti da opere letterarie, all’utilizzo
di grandi autori come sceneggiatori, al vero e proprio lancio di scrittori che
diverranno famosi grazie alle sue serie tv e ai volumi antologici che queste
hanno generato.
La dualità ce la spiega lo stesso
sir Alfred quando dichiara: “Non bisognerebbe mai paragonare un film a un
romanzo. Quello che più gli si avvicina è il racconto (…) Raramente un racconto
conosce punti morti, ed è qui che sta la sua somiglianza col film”: dunque per
Hitch il cinema è azione e suspense continua, e dalla letteratura ha tratto
solo grandi idee: da Giovane e innocente a La signora scompare, da Sabotaggio a
La taverna della Giamaica, da Il club dei 39 a Rebecca, da Notorius a L’altro
uomo, da La finestra sul cortile a Caccia al ladro, da Psyco a Gli uccelli…Sue
“vittime” sono state autori del calibro di Conrad o Du Maurier, ma anche
giovani scrittori che egli stesso lanciò, come Patricia Highsmith o Robert
Bloch o Cornell Woolrich, per tacere delle collaborazioni con Raymond Chandler
o Ed MacBain.
Eppure, tutti questi scrittori lo hanno odiato. Li sfruttava. Li tradiva. Li angariava. Ma aveva
bisogno di loro per avere la “scintilla” creativa. Chandler se ne andò da
“L’altro uomo” ( e di fatto la sceneggiatura, anche se porta la sua firma, fu
scritta da Czenzi Ormonde) perché il regista lo assillava e paralizzava con una
serie di suggerimenti: chi dei due aveva torto?
Di certo, era un bello scontro
tra titani, ognuno convinto di essere migliore dell’altro, così come è vero che
Hitch era un mascalzone quando, per esempio, disse alla Highsmith – che si vide
di fatto “rubare” il proprio libro in cambio di un pacchetto di noccioline –
che lo doveva ringraziare, perché senza di lui sarebbe rimasta un nessuno. Ma
se lei e la Du Maurier divennero delle celebrità anche grazie
all’interessamento del regista nei loro confronti, altri autori si fecero
strada come sceneggiatori televisivi e vennero riscoperti molto dopo come autori
delle idee che Hitch faceva sue: infatti, chi sa dirmi, senza previa
documentazione, chi è l’autore di “Nodo alla gola”? Sapete se “La congiura
degli innocenti” o “Il ladro” sono idee originali o tratte da libri? E quando è
uscito “Delitto perfetto”, non è vero che tutti ne hanno parlato come un remake
e non come una diversa versione dall’opera teatrale?
Infatti, se le sceneggiature
originali erano poche, e nessuna scritta da sir Alfred, ogni film, anche il più
anonimo e sbagliato ( Topaz, per esempio), ha la sua impronta inconfondibile.
Diretto da Hitchcock, diviene tutto e subito un film di Hitchcock. Dunque, un pessimo esempio di come trarre un film da
un romanzo, almeno dal punto di vista dell’autore del libro o del lettore che
si è appassionato a certe atmosfere create dallo scrittore, ma un grande
esempio su come fare cinema, anche partendo da idee altrui. E spesso è successo
che coi suoi tradimenti egli ha migliorato non solo una materia narrativa
mediocre, ma persino gioielli: valga per tutti “La finestra sul cortile”, un
racconto avvincente di uno scrittore notevole (Woolrich), divenuto sullo
schermo un capolavoro assoluto.
Forse, non aveva tutti i torti
quando avanzava dei suggerimenti…..